Dream Book

“L’ombra del vento” di Carlos Ruiz Zafόn: recensione libro

Distruggere quello che si è scritto può essere una necessità. Non ritrovarsi più in quello che si è lasciato su carta porta al rifiuto dell’emotività che alimenta pensieri e scelte. Negare quella vitalità che nelle viscere ha varie tinte, dalle più fosche alle più vivaci, significa diventare l’ombra delle idee, prima di farsi sostanza. Sulle pagine non si è se stessi.

Ci si lascia cadere al richiamo del rimpianto, al silenzio dei rimorsi, alla ferocia della pazzia, all’incontrollabile rabbia, quasi a volerci prendere a pugni per aver immaginato di passarla liscia con l’inchiostro. Un obolo per calmare l’arroganza. Le parole costruiscono storie e creano menzogne. Sono molteplici vite per nascondere la propria. Con la scrittura si imbalsama la memoria e quando essa è scomoda muta per la vergogna. Desiderare qualcosa per poi cancellarla, abbandonarla, non è un capriccio. Nell’intimo si smuovono torrenti di emozioni che vanno ordinate per definire le regole della propria esistenza. La scrittura è dolore, espiazione del dolore. Il passato si può dimenticare o affrontare, si può cambiare o ripercorrere, ma non torna. Se lo rigetti, come se non ti fosse appartenuto, sarà ombra a metà. Perduto. È un bene sottovalutarsi, a volte. Da lì si può ripartire meglio. Certo, succede di rado tanto che bisogna farsi carico anche delle aspettative altrui per finire nei confini della vita. Bruciarsi l’esistenza per quello che non è stato rende le ore sfilacciate e lunghe. Le parole sono argilla e la scrittura sarà scultura. Resta.

In L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafόn vivi la passione per i libri e lo strazio di essere l’unico, o quasi, lettore di te stesso. Uno scrittore fallito, un morto di fame, che però non si lascia perire dall’amore per la scrittura. Il tormento è in ciò che vive dentro alle parole che sgorgano da pensieri lontani, da ricordi soffocanti. Barcellona, 1945. Il proprietario di una libreria di testi usati porta il figlio, Daniel, al Cimitero dei Libri Dimenticati. Nel luogo segreto, il ragazzo prende un libro “maledetto”, lui non lo sa ancora. Il romanzo gli cambierà la vita portandolo in un labirinto di misteri, di intrighi e di scandali. Dal passato emerge una storia che, mescolata con quella di Daniel, ha dell’incredibile, di amori impossibili e impensabili e di un segreto custodito in una villa.

Il romanzo è bellissimo. La narrazione lascia il lettore con il fiato sospeso per un turbinio di stati d’animo e per la sorpresa, poi, di sapere come si è diramata sino alla fine. La storia, pur nella sua complessità di personaggi, di intrighi, di mistero, di segreti, è lineare tanto che, nella lettura, non ci si dimentica nulla. Lo stile è affascinante. Lo scrittore, semplicemente, incanta.    

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“L’ombra del vento” di Carlos Ruiz Zafόn, Edizioni Mondadori.  Dream Book.

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario Rai Cultura per Mille e un libro Scrittori in Tv di Gigi Marzullo su Rai1. Giornalista pubblicista, recensore professionista. Lettura, scrittura e stile, fonti di vita e di ispirazione

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