È un evento molto particolare e felice, se mi lasciate passare il termine, quello che si presenta allorquando in un libro troviamo un personaggio che, nel voltare la pagina, nel riposare il libro stesso, ci lascia un sorriso sul volto, ci lascia tracce di lui nella mente. Vi pensiamo, semplicemente, e, nel farlo, sorridiamo.
Il signor Félix Raminet, docente di diritto civile oramai in pensione, mi ha fatto questo effetto. Egli è il protagonista del libro “Il viaggio del signor Raminet” di Daniel Rocher, di cui cercherò di lasciare qualche mia impressione.
“Il viaggio del signor Raminet” ovvero la libertà conquistata con il pensionamento
Come ho detto, il signor Raminet è un docente di diritto civile in pensione e decide, in virtù di questo suo nuovo stato, di compiere un viaggio sino alle terre natie, quelle della Bretagna, più precisamente sino alla sua casa di Saint-Malo. La motivazione che adduce per compiere un viaggio del genere è chiara sin dall’inizio: “«Dopo più di quarant’anni di servizio pubblico, quarant’anni di orari imposti, quarant’anni passati a correggere — spesso di notte — dei compiti nei quali, mi creda, troppo spesso le parole astruse facevano a cazzotti con l’ignoranza; dopo, in una parola, quarant’anni di puntualità e di rigore, mi conceda, amico mio, che uno possa essere preso da una feroce, da una selvaggia voglia di libertà?»”.
L’incontro fortuito con Jane Fenris
Si sa però che i casi della vita sono imprevedibili, inaspettati e tali che diviene difficile prevederne le conseguenze, così, nel corso di questo suo viaggio in macchina — dopo aver preso da poco la patente, un’altra “libertà” concessa dal pensionamento —, senza per la verità cercarlo, volerlo, insieme a lui troveremo Jane Fenris, salita a bordo dopo una fermata “necessaria” del signor Raminet al primo autogrill disponibile; Jane è giovane, è bella, proviene da una famiglia ricca, ma soprattutto viaggia in giro per il mondo nel tentativo di raccogliere “dati” che le serviranno per poter scrivere la sua tesi di laurea in psicologia.
L’incontro con Jane Fenris porterà il signor Raminet ad attribuire un nuovo significato al concetto di “libertà”
Jane e il signor Raminet non possono che essere due figure agli antipodi: lei bella, giovane, esuberante, avvenente, “vitale”; lui brutto, vecchio, timido, goffo, indolente. Eppure, dalla mescolanza di questi due caratteri così distanti, scaturiranno tutta una serie di eventi che, come un pendolo, oscilleranno tra il divertente, il comico, l’equivoco e il riflessivo, l’introspettivo, il pensoso. Questi eventi daranno la possibilità a entrambi, ma soprattutto al signor Raminet, di attribuire un nuovo significato al concetto di “libertà”: “«Essere liberi è essere costretti a scegliere. La libertà, è la solitudine. Si parla sempre del peso del servilismo. Chi parla mai del peso della libertà? Basta essere liberi una o due volte nella vita. E sono pochissimi quelli che sono capaci di esserlo, di rinunciare a sé, di gettare tutta la zavorra per andare a vedere altrove.»”
“Il viaggio del signor Raminet” descrive anche un processo di cambiamento che investirà il signor Raminet stesso
Questo viaggio, in cui per il signor Raminet «una folle audacia si [mescola] all’antica paura istintiva», non è solo il raggiungimento di una destinazione, ma è un vero e proprio processo di cambiamento. Un cambiamento che lo porrà di fronte a delle verità a cui prima non aveva pensato…
Il senso del viaggio così prende forma nel corso del viaggio e si scopre essere in parte diverso da quello immaginato all’inizio…
In questo libro dallo stile accattivante, ho potuto assaporare molte emozioni: la gioia, la felicità, il divertimento, la profonda riflessione che scaturisce da domande non banali, punte di tristezza, di scoramento e struggimento, ma soprattutto una profonda tenerezza per il signor Raminet, una tenerezza tale che pensando a lui, da oggi, non potrò che ricordarlo con un sorriso.
“Il viaggio del signor Raminet” di Daniel Rocher, edizioni Barbès Editore. A voice from apart.