Dream Book

“Le otto vite di una centenaria senza nome” di Mirinae Lee: recensione libro

C’è un momento di non ritorno. Un punto dal quale niente è più come prima. Si spezza qualcosa, per sempre. Se vuoi sopravvivere devi farti scaltra, una faina. Quando finisci dentro all’inferno, ti devi inventare qualcosa per raggirare i pericoli, altrimenti sei spacciata prima del previsto.

Le violenze subite, le torture patite, sono laceranti, indicibili. Se sei una sopravvissuta da quelle crudeltà saprai trarne forza nuova, per non cadere definitivamente. Imparerai a fingere, a ingannare, a fare di più e di peggio. Prenderai dagli altri ogni briciola, soprattutto imparerai a osservare ed ascoltare. Tutto serve quando la propria esistenza è in costante pericolo. Diventerai anche ciò che non avresti mai immaginato neanche nei pensieri più fantasiosi. Non ti pentirai di nulla. Perché in guerra o in una vita di stenti, di cui non sei padrona di niente, spetta a te decidere come non farti ammazzare. Ti aggrappi alle storie, alle tue e alle voci di altri che servono racconti per restare in vita. Una comunanza di memoria che  stringe una tacita sorellanza per salvare ciò che nessuno potrebbe mai prendersi, neanche con la forza, con la violenza. Se hai ricordi buoni prenderai a respirarli per non morire dentro, per non carbonizzare le cose belle. Ti infilerai in altre vite, se necessario. Perderai il tuo nome, non il tuo sangue. Sarai sempre la tua origine.

In Le otto vite di una centenaria senza nome di Mirinae Lee entri nella vita di Mook Miran, sulla soglia dei cento anni vive in una casa di riposo. L’invasione dell’esercito giapponese in Corea l’ha portata, giovanissima, ad essere una schiave del sesso. È stata anche artista della fuga, assassina, ribelle, spia, amante, madre e altro. Ha patito la fame, è stata costretta a privazioni, ha subito violenza durante la Seconda guerra mondiale. Ha dovuto affrontare anni terribili sopportando cose inimmaginabili. Ma ha sempre trovato la forza di sopravvivere, vivendo anche vite che non le appartenevano del tutto.

Il romanzo è forte. La storia è sconcertante. La narrazione ha un suo fascino ed è anche irresistibile.

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“Le otto vite di una centenaria senza nome” di Mirinae Lee, edizioni Neri Pozza.  Dream Book.

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario Rai Cultura per Mille e un libro Scrittori in Tv di Gigi Marzullo su Rai1. Giornalista pubblicista, recensore professionista. Lettura, scrittura e stile, fonti di vita e di ispirazione

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