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“A volte ritorno” di John Niven: recensione libro

La libreria è la cantina di chi non ci capisce niente di vini, piena di volumi impilati ad invecchiare, tipo “A volte ritorno”, sperando che nel momento in cui li aprirai non saranno andati a male. Finalmente è arrivato il suo turno: John Niven saprà di tappo?

Lo scrittore scozzese John Niven non è certo al suo primo rodeo, ma nonostante il precedente bestseller “Uccidi i tuoi amici” (e il successivo “Invidia il prossimo tuo”), è al successo di “A volte ritorno” che ha legato il proprio nome. Ci vuole infatti una certa insolenza di spessore, per proporci un Gesù Cristo che spaccia la salvezza via talent show, mentre il Dio distratto che si riaffaccia sulle scene, scopre il casino che abbiamo combinato e si incazza a morte è un tema che ha già circolato.


Ho avuto inizialmente qualche problema con la prosa di Niven. Dovrebbe essere aderente a quella che mi piace, eppure non la trovo del tutto a posto. È come se fosse colloquiale ma troppo, popolare ma troppo, diretta ma troppo. Ammetto che dopo la prime pagine stavo quasi per mollare. L’idea di un paradiso diretto come un ufficio burocratico, con gli angeli che si passano le scartoffie e cercano di farla franca anche agli occhi di Dio, con un Gesù tutto peace and love, perennemente sfondato di canne e la chitarra in braccio non mi era parsa la più originale del mondo. Vinci facile quando mi racconti che Gesù passa tutto il tempo insieme ai più grandi rocker del mondo, ma se vuoi avere la mia attenzione devi prima ottenere la mia curiosità (Tarantino probabilmente è lo scrittore più citato nelle mie recensioni anche se non ho parlato dei suoi libri).

Fate i bravi

Nel mio caso la curiosità è cresciuta costantemente pagina dopo pagina. Il romanzo e il lettore si trovano sempre più a loro agio con lo stile cazzone che resta per tutto l’arco narrativo e anche nei momenti più tesi.
Per citare un film che non sia di Tarantino, il mio “Mi avevi convinto al Ciao” è arrivato con il breafing di aggiornamento tra gli apostoli e Dio che s’era preso qualche giorno di vacanza – il tempo in paradiso è più lungo che nella terra – dove si snocciolano le varie religioni cristiane. Tutte con i loro precetti e di cui Dio si fa beffe, sbellicandosi dalla risate. Poi il creatore viene aggiornato con la lista dei divieti, delle cose bandite o demonizzate dalle religione e i governi, roba tipo la marijuana e la sodomia. Tutta roba di cui ai piani alti vanno invece matti (a inizio libro viene ripetuto fin troppo volte che Dio adora i gay). E nessuno si spiega come da un semplicemente comandamento dato a Mosè e che era “Fate i bravi”, si sia arrivati alla confusione più totale qualche migliaio di anni dopo.

– Il creazionismo? – fa Dio. – E che è?
– Senta qua, – dice Andrea, pronto a ridersela. – Ci sono ‘sti sciroccati laggiù, più che altro in America, davvero fuori di cocuzza, garantito capo, ma senta qua, non crederà alle Sue orecchie: questi coglionazzi credono che la Terra abbia più o meno diecimila anni.
Dio lo guarda senza raccapezzarsi. – In che senso “credono”?
– Nel senso… – risponde Andrea, – che ci credono. Hanno preso l’età di ogni testa di cazzo che fa una comparsata nella Bibbia e le hanno sommate fino a Adamo ed Eva e così hanno calcolato l’età della Terra, cazzo. Diecimila anni.
Un’altra lunga pausa prima che Dio cominci a sganasciarsi.

La Passione di Cristo 2: crocifiggi questo!

Subito convocata una task force di emergenza, subito a fare un giro dalla parti di Satana per vedere cosa ha combinato. Viene fuori, con una certa delusione, che lui non ha dovuto fare niente. Ci hanno pensato gli uomini. A partire da Mosè, che ha trasformato quel “fate i bravi” in una lista di regole tra le quali “non desiderate la donna d’altri” nel protagonismo tipico di chi crede di sapere cosa voleva dire Dio.
Tempo per correrei ai ripari ce n’è poco: bisogna occuparsene immediatamente. Così mentre Dio è lì che cerca di convincere Gesù a tornare sulla terra, ecco che non solo una donna senza peccato è rimasta incinta, ma è già successo nove mesi fa.
E poi c’è Gesù che rovista nei cassoni dell’immondizia nel retro di un ristorante in cerca di cibo per sé e la sua congrega di amici poco raccomandabili. C’è Gesù che scopre che stavolta il locale ha cosparso di candeggina tutto il cibo avanzato, perché c’è stato il caso di qualche barbone che si è sentito male dopo aver recuperato cibo sano dall’immondizia e ha provato a fare causa al ristorante. C’è Gesù che le busca al posto dei suoi amici, e ci sono i suoi amici che per risposta lo seguono in ogni follia. Perché Gesù sarà anche tanto matto da credere di essere il figlio di Dio, ma è di una bontà e un carisma così travolgente che una volta che lo hai incontrato ne ne vuoi più fare a meno.

Un ragazzo di talento

A volte ritorno - Copertina

Gesù non ha ancora capito come riuscire a evangelizzare in modo efficiente il mondo intero. È per puro caso che uno dei suoi si imbatte in un cartello pubblicitario della nuova stagione del talent più popolare d’America. Il resto è due più due. Perché Gesù di talento ne ha da vendere. Suona e canta di Dio, ha uno sguardo che penetra nell’anima.
Così lo convincono che quello è il suo trampolino di lancio. Che sebbene nessuno creda davvero che sia il figlio di Dio, tutti sono convinti che abbia la stoffa per cambiare la vita a tutti. Inizia il loro viaggio, in un pulman scassato che li ospita tutti e che deve riuscire a macinare strada da New York agli studios di Los Angeles in meno di una settimana, senza più un quattrino e con la benzina contata. La sua passione comincia così, per gioco, e in fondo tanto male non può andare se l’ostacolo peggiore è il giudice più stronzo che un talent abbia mai visto, non padre, ma padrone dello show. E a lui quello scoppiato di Gesù sta sulle balle sul serio.
Poi ci sono i soldi veri, la gente vera. Ci sono i preti che cominciano a temere la sua non-religione. C’è il governo che comincia a temere il suo ascendente, che di Charles Manson già se ne sono visti. L’escalation è solo un lampo in una notte buia. E dal momento che Dio ha scelto di reincarnarsi negli Stati Uniti, l’epilogo è già scritto.

“A volte ritorno“ di John Niven, Einaudi, 2012. Malditesto.

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