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“Rulli di tamburo per Rancas” di Manuel Scorza: recensione libro

“La notte si annunciava chiara, la sera era serena
la gente nel cinema assisteva seria al magico:
“Quattro per quattro del Circo di Brema”.
Nel cielo all’improvviso si aprì un lampo,
la pellicola di colpo si spezzò
e apparve all’improvviso sullo schermo,
un pellegrino vestito di chiffon.
E il silenzio piombò come un veleno,
e tutti cominciarono a pregare,
levato il piccolo Ninetto scemo,
che continuò a giocare.
Con una mano dentro ai pantaloni
e un piede leggermente sollevato,
urlò nel cinema la sua domanda:
“Chi è che ti ha mandato?”

Ho sentito che qualcuno ha detto: ma questo l’ho già…? …perfetto, quel qualcuno ha ragione da vendere, infatti parleremo di Principi e di Banane.

Il Principe è Francesco De Gregori, e questa era facile, le Banane sono quelle simpatiche, quelle col bollino blu, e questa era già più difficile. Il testo del brano narra di una strage di contadini compiuta in Perù da quelli delle banane, meno simpatiche le banane talvolta, vero?, per conto di quelli col blu, non a bollini ma a strisce, alternate col rosso e “sparluccicanti” di stelline bianche, meno simpatici anche gli “sparluccicanti”, vero?, che dopo essersi mangiati come Packman i pascoli dell’intero Perù, perché si sa che un Perù val bene un Perù, hanno pensato di ripetere la birichinata con la frutta. È lo stesso De Gregori che in un’intervista racconta che il testo di “Ninetto e la colonia” gli fu ispirato dalla lettura di “Rulli di tamburo per Rancas” di Manuel Scorza. Primo romanzo dell’epica “pentalogia” “La Ballata” con cui il compianto autore sudamericano ha voluto narrare la storia dei Comuneros peruviani e le loro lotte contro il latifondo degli anni Sessanta.

Ora, io non so in che rapporti siate con il realismo magico, in generale, con García Márquez, in particolare, e con “Cent’anni di solitudine” a voler essere pedanti… ma se come me non potete dimenticare un inizio col ghiaccio e una fine con le formiche, questo capolavoro fa al caso vostro. A ghiaccio e formiche aggiungerete un indimenticabile “sol”, la moneta del primo capitolo di questo romanzo, e poi voglio vedere chi avrà il coraggio di toccarvelo… non il “sol”, il romanzo!

Abbandonatevi alla narrazione, che, Recinto permettendo, vi farà pascolare pigramente sotto i vigili sguardi nictalopi del Nittalope, sotto quelli abigei dell’Abigeo, quelli furtivi del Ladro di Cavalli, che poi così furtivi sono mai, visto che i cavalli lui li seduce, mica li ruba. Sotto gli sguardi rapaci di un Vestito Nero e quelli pertinaci di un Fortunato Solo di Nome, reso audace, come molti altri vecchi, dal fatto di non avere più denti da perdere. Una surreale galleria di ritratti degni dell’Arcimboldo, che vi faranno arrampicare su elevate vette stilistiche e superare senza “crepacuori collettivi” una certa rarefazione di lettura dovuta all’alternanza dei piani narrativi.

Meritano una riscoperta i murales letterari di questo straordinario scrittore andino, più volte esiliato per il suo impegno politico in favore delle comunità contadine del suo paese e scomparso prematuramente in un tragico incidente aereo a Madrid. Una riscoperta doverosa, a meno di non volersi rincantucciare nell’ignoranza atavica, quella che sembra proprio non essere in grado di apprezzare il geniale assioma filosofico di un Presidente da Repubblica delle Banane, “in Perù ci sono due specie di problemi: quelli che non si risolvono mai e quelli che si risolvono da soli.”

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“Rulli di tamburo per Rancas” di Manuel Scorza, edizioni Feltrinelli. I libri di Riccardo

Riccardo Gavioso

Nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere narrativa e si occupa di giornalismo collaborando con diverse testate di rilievo e creando un blog che arriva a incuriosire diecimila lettori al giorno. Torna alla narrativa con Arpeggio Libero con cui pubblica attualmente. Ha ottenuto diversi riconoscimenti per i suoi racconti. Nel 1997 è stato finalista al Premio Internazionale di Narrativa “ Il Prione ”.

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