Leggere con Gusto

“L’istinto del gatto” di Sonia Sacrato: la seconda indagine del gatto Pablo e la ricetta degli agnolotti del plin

Con il romanzo d’esordio “La mossa del gatto” Sonia Sacrato ha regalato al giallo italiano una nuova simpatica coppia di investigatori: Cloe Damiani e il gatto Pablo.

l'istinto del gatto di sonia sacratoNe “L’istinto del gatto” di Sonia Sacrato, sempre pubblicato da Newton Compton Editori, ritroviamo Pablo, un persiano nero dai magnetici occhi verdi e Cloe, professoressa di storia dell’arte, alta come Calimero, abbigliamento dark, capelli scuri e occhi verdi (e Pablo ci ricorda che “chi si somiglia si piglia”). A distanza di sei mesi dalla precedente indagine, Cloe parte insieme al suo persiano per andare a stare per un po’ di tempo a Torino, dall’amica Cristina. Ha bisogno di tranquillità e di far rimarginare le ferite amorose causate da Fabrizio, l’ex maresciallo dei carabinieri di cui è stata segretamente innamorata sin da bambina e da Sandro, il fidanzato, abile chef che ha pensato bene di lasciarla con un biglietto sopra il frigo!

Ma la calma non appartiene a Cloe che a Torino si fa coinvolgere da Alex, giovane aspirante giornalista che sta facendo uno stage al quotidiano locale, nel caso misterioso di un violino, abbandonato da più di un anno presso la compagnia di spedizioni dove lavora Cristina.

“L’istinto del gatto” di Sonia Sacrato

Ad Alex non sembra vero potersi buttare in un’indagine che appare appassionante, per realizzare l’agognato scoop e vendicarsi del suo capo redattore “lo stronzo”, che Cloe soprannomina “Thor il sabaudo”. Il ragazzo vuole tentare di ricostruire la storia del violino, spedito dal carcere de “Le Vallette” e rifiutato dalla destinataria. Un biglietto, ritrovato nella custodia, sembra collegare lo strumento ad un drammatico fatto di cronaca: l’incendio, nel quale morirono 64 persone, che scoppiò al cinema Statuto di Torino la domenica del 13 febbraio 1983.

Per risolvere il mistero, Cloe ed Alex percorrono le strade di Torino sulla vespa 125 del ragazzo – probabile omaggio al Nanni Moretti di “Caro Diario” – e Cloe conoscerà il mondo delle affascinanti drag queen. Lei, che si sente spesso “l’anticristo della seduzione”, imparerà da una di esse, Rebecca, che è importante coltivare l’autostima:

“Mettiti in testa che se tu, per prima, ti vedi cessa e ti atteggi a cessa, non puoi pretendere che qualcuno veda qualcosa di diverso”.

l'istinto del gatto di sonia sacratoBen presto, la ricerca della storia del violino assumerà contorni inquietanti e metterà a rischio anche Cloe ed Alex. A seguire ufficialmente le indagini sarà il vice questore Luca Ferraris, un affascinate cinquantenne, occhi scuri e capelli castani brizzolati, che renderà omaggio ad un altro vice questore di carta, Rocco Schiavone.

Anche questa volta però, saranno l’istinto di Pablo unito alla curiosità di Cloe che saranno fondamentali per la risoluzione dell’indagine.

Tutto risolto e tutto tranquillo, quindi?

Ovviamente no! Due messaggi, e in particolare uno di essi, faranno di nuovo ballare il cuore di Cloe al ritmo del Libertango di Piazzolla. D’altronde, anche la vita di tutti noi non volteggia come un tango? E i gialli spesso, in particolare quelli di Sonia Sacrato, non ci sanno parlare della vita più della vita stessa? Con i suoi misteri, con i suoi “frammenti di discorso amoroso”.

Dopo esserci deliziati con “L’istinto del gatto” di Sonia Sacrato, dall’intreccio ben costruito, dalla trama intrigante, accompagnata da una colonna sonora di tutto rispetto, ritmata da dialoghi a volte ironici che ci fanno rilassare la bocca in un sorriso, aspettiamo con ansia la terza avventura di Cloe e Pablo che, già lo immaginiamo, cercheranno nuovi guai nei quali cacciarsi. E noi non potremo che commentare divertiti e grati: aridaje!

“L’istinto del gatto” di Sonia Sacrato, Newton Compton Editori, Agosto 2022, pagine 245.

La cucina piemontese: gli agnolotti del plin

 

Come in tutte le cucine regionali, anche in quella piemontese la pasta ripiena non manca mai durante le feste e per il pranzo della domenica. La ricetta degli agnolotti del plin, che affonda le sue radici nel territorio delle Langhe, venne creata nel Novecento come variante della ricetta dei classici ravioli, al fine di poter riutilizzare le carni d’arrosto avanzate.

Il termine plin, nel dialetto piemontese significa “pizzicotto” e indica il caratteristico gesto del “pizzicare” la sfoglia con le dita per racchiudere il ripieno tra un agnolotto e l’altro. Quando avete del tempo libero e volete deliziare amici e parenti, prima che la temperatura dell’aria diventi troppo calda…provate a realizzare questa gustosa ricetta! E, se proprio siete troppo pigri o poco esperti per preparare la pasta fatta in casa, o non amanti delle sfide, potrete sempre acquistare gli agnolotti in un negozio fornito di specialità regionali.

Ingredienti per la pasta
– 300 g di farina 00; 3 uova; saleIngredienti per il ripieno e per il condimento degli agnolotti
– 500 g di polpa di vitello (cappello del prete, scamone o arrosto vena); 200 g di salsiccia di maiale; odori (cipolla, sedano e carota); 1 spicchio d’aglio; 250 g di erbette (bieta) pulite; 1 uovo; 150 g parmigiano; olio evo e burro q.b.; 500 cl di vino rosso; alloro, rosmarino, salvia; noce moscata, vino rosso per cuocere l’arrosto (va bene un Nebbiolo che accompagnerà la ricetta).

Preparazione

Iniziamo a preparare l’arrosto. Tagliamo le verdure a dadini e rosoliamole con un po’ di olio e lo spicchio d’aglio in una pentola. Togliamo le verdure e rosoliamo la carne a fiamma viva da tutti i lati (la carne prima di essere rosolata va lasciata a temperatura ambiente). Aggiungiamo di nuovo le verdure senza l’aglio, il vino rosso, il ginepro, il sale e pepe e le erbe aromatiche. Copriamo la casseruola con il suo coperchio e lasciamo per circa 2 ore a fiamma bassa. Prima di spegnere il fornello controlliamo il grado di cottura: se la carne non dovesse risultare ben cotta lasciamo sul fuoco per il tempo necessario.

A fine cottura togliamo l’arrosto dalla pentola e lasciamolo riposare. Filtriamo il sugo e facciamolo ridurre in una padella e, se fosse necessario renderlo più denso, aggiungiamo un cucchiaino di fecola di patate, precedentemente sciolta in poca acqua fredda. Durante la cottura dell’arrosto prepariamo il ripieno dei plin saltando le erbette in una padella con l’olio, contemporaneamente sbricioliamo la salsiccia in un’altra padella e rosoliamola. Nel mixer tritiamo le carni con le erbette, aggiungiamo la noce moscata grattugiata, il parmigiano, l’uovo e il sale, amalgamiamo tutti gli ingredienti e trasferiamoli in una sac à poche.

Dopo aver preparato il ripieno, dedichiamoci alla preparazione della pasta fresca. Disponiamo la farina a fontana e al centro rompiamo le uova con un pizzico di sale. Impastiamo fino ad ottenere una massa omogenea e compatta. Facciamola poi riposare avvolgendola nella pellicola per alimenti per mezz’ora.

Tiriamo la pasta (con mattarello o con l’apposita macchinetta) fino a ottenere una sfoglia molto sottile. Tagliamo dei rettangoli abbastanza lunghi e con l’aiuto della sac à poche disponiamo sopra il ripieno. Poi, ripieghiamo la pasta su sé stessa in modo da coprire il ripieno. “Pizzichiamo” la pasta ogni centimetro/centimetro e mezzo, quindi tagliamo con una rotella dentata prima il lato lungo, poi i singoli plin partendo dal basso. Ora possiamo cuocere gli agnolotti del plin in acqua bollente salata. Dopo averli scolati, li facciamo saltare nella padella con il sugo d’arrosto in cui avremo aggiunto qualche foglia di salvia e una noce di burro. Trasferiamo gli agnolotti nel piatto di portata e…buona degustazione!

Possiamo accompagnare questa ricetta con un vino del territorio piemontese – il Nebbiolo Cascina Fontana – un rosso dal gusto fruttato e terroso adatto al ripieno e al condimento di carne degli agnolotti del plin.

 Leggere con Gusto, la rubrica che parla di libri e cibo. 

Michela Scomazzon Galdi

Michela Scomazzon Galdi, giornalista pubblicista iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Lazio, mi occupo da oltre 20 anni di comunicazione e organizzazioni eventi nel settore della cultura. In anni più recenti ho scelto di lavorare “per le donne e con le donne” e aiuto le artiste, in particolare quelle emergenti, a promuovere le loro opere e i loro progetti (libri, mostre d’arte, piccoli festival di cinema ecc.) attraverso il supporto di una comunicazione a colori per contribuire insieme a diffondere bellezza nel mondo. Ho lavorato tanti anni per il Dialogo interculturale, anche attraverso un Festival di cinema e cultura ebraica da me ideato e del quale sono stata Direttrice artistica e organizzativa per 10 anni. Pasionaria, salvata dai libri, leggo, scrivo, fotografo (soprattutto la mia amata Roma), adotto meticci e sperimento ricette di cucina. Le mie parole guida nella professione? Cultura, Bellezza, Donne, Diritti, Colori. Il mio mantra professionale e di vita? Mettici più cuore e meno cervello.

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