Moving Books – American Gods
Chi ha letto American Gods di Neil Gaiman sa che quel libro è un intero mondo. E non a caso, perché secondo Gaiman il mondo è molto più piccolo di quanto spesso non ci piaccia pensare (e forse ce ne siamo resi conto in questi ultimi mesi). Così piccolo che nel corso dei secoli le persone si sono spostate, volontariamente o meno, da un continente all’altro, portando con sé la propria cultura e soprattutto le proprie credenze religiose. Gli “dei americani” sono coloro che i fedeli hanno portato negli Stati Uniti da Irlanda, Russia, Scandinavia, Giappone, Nigeria… Ma quegli stessi dei sono stati dimenticati. Senza il nutrimento della fede, sono poco più che fantasmi costretti da secoli dentro vulnerabili corpi umani. Ora la società venera ben altro: i media, le tecnologie, il denaro. Sono queste le nuove divinità, contro cui quelle antiche si ritrovano a muovere guerra. E il protagonista Shadow Moon, la cui “ombra” cela segreti impensabili, è l’eroe luminoso e puro al centro di una partita che è veramente questione di vita o di morte. Il messaggio di Gaiman è chiaro. Le identità nazionali e personali sono ormai così mescolate e sfumate da doverci portare a due conclusioni. La prima è che non dobbiamo basarci sulle nostre origini per rivendicare un’inesistente superiorità. La seconda è che i valori originali (anche un credo inteso in senso laico) vanno riscoperti per non correre il rischio di onorare un divino contraffatto.
La serie TV omonima firmata Amazon Prime Video ha avuto vita non facile, fra vari ricambi nei principali ruoli produttivi e interruzioni di riprese. I creatori della prima stagione sono nientemeno che il mitologico Bryan Fuller (Pushing Daisies, Hannibal) e Michael Green (co-sceneggiatore di film come Logan e Blade Runner 2049). La seconda stagione ha visto una maggiore presenza di Neil Gaiman sul set e l’allontanamento di Fuller e Green, a causa di una divergenza di visioni. Un gran peccato. Perché se la seconda stagione è affascinante ma confusionaria, la prima, nonostante si discosti dal libro in diversi elementi narrativi, è invece fedelissima al suo spirito: è carnale, surreale, violenta e allo stesso tempo delicatissima. Nel complesso, resta finora una trasposizione visiva di grande interesse, che si discosta per coraggio e tematiche dalla maggioranza delle serie attualmente disponibili. Il cast, specialmente quello “divino” da una parte e dall’altra, è spettacolare: Ian McShane, Peter Stormare, Pablo Schreiber, Crispin Glover, Cloris Leachman (la Frau Blücher di Frankenstein Junior!).
Come spesso accade nelle serie di qualità, i titoli di testa sono un piccolo capolavoro sincretico, in cui si intrecciano quelle tecnologie moderne che oggi “adoriamo” e le manifestazioni di una spiritualità antica e ormai muta. Cercateli sul web e li amerete. Io invece ci tenevo a lasciarvi qui il video con l’incredibile entrata in scena di Mr. Nancy, ovvero l’incarnazione contemporanea di Anansi, potentissimo dio venerato nei paesi dell’Africa occidentale. È una delle caratterizzazioni più belle sia nel romanzo che nella serie, con quegli indizi attraverso cui Gaiman ci invita a indovinare la vera identità della divinità: essendo un dio-ragno, Nancy deve la sua eleganza unica al mondo all’abilità nella tessitura. In questa scena, appare all’interno di una nave stracolma di persone inconsapevoli del proprio destino di schiavitù. E quello che Nancy pronuncia è un vero e proprio manifesto politico. «Angry is good. Angry gets shit done», dice agli uomini per spingerli all’ammutinamento. Una frase che in questi giorni ci suona familiare e profetica, e che genera una sorta di cortocircuito interno alla serie: Orlando Jones, l’attore che interpreta Anansi e che in quanto co-produttore della seconda stagione ha concretizzato l’intensificarsi del messaggio politico, è stato licenziato dalla casa produttrice proprio per la forza rabbiosa delle sue dichiarazioni. Un evento che è solo un granello nella polveriera d’odio che ora sta esplodendo, in un mondo troppo piccolo per giustificare l’intolleranza.