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“Kosakenland Storie di colbacchi, fucili e amori” di Eugenio Nascimbeni

“Kosakenland Storie di colbacchi, fucili e amori” di Eugenio Nascimbeni è un romanzo che mi ha costretta a un continuo parallelo con i tempi attuali. Paesi diversi, nuovi confini da controllare, popoli inermi a farne le spese, ma su tutto la fame di denaro e di potere. La guerra non è mai una soluzione ai problemi. Essa è devastazione, violenza, carestia, oppressione. Eppure, chi comanda, pare trarre un piacere disgustoso nel provocare sofferenza e morte.

Non è solo sui campi di battaglia, inoltre, che si combattono le guerre. Nonostante le strategie e i piani che prevedono di non toccare i civili, sono proprio questi ultimi a pagare il prezzo più alto. Donne, bambini/e, persone anziane vivono quotidianamente nelle difficoltà più atroci, costrette, spesso, a convivenze non desiderate.

La vicenda narrata nel libro prende spunto da un fatto storico poco noto della storia italiana. Tra la fine dell’estate del 1944 e il maggio del 1945, la Carnia, in Friuli, fu oggetto di occupazione da parte dei cosacchi, collaborazionisti dei tedeschi. L’autore, nelle note personali, ci tiene a precisare che questo libro non ha la pretesa di essere un saggio storico. L’idea nasce dai ricordi condivisi dal padre, un bambino a quei tempi, che conserva, nella propria memoria, tracce indelebili di un momento storico che lo ha segnato.  

“C’è una nuova terra, tutta per noi, che ci aspetta” 

I cosacchi, giunti in Friuli per partecipare alla lotta contro i partigiani, si stanziarono sulle terre italiane con violenza e terrore. Nei confronti della popolazione locale, non furono risparmiati rastrellamenti, deportazioni, incendi alle case e furti di cibo e di fieno per i cavalli. A questo già tragico quadro, si aggiunsero gli stupri come tattica militare per umiliare e annientare il nemico, considerando le donne un bottino di guerra e un passatempo per i soldati.

Eugenio Nascimbeni, con una scrittura scorrevole e coinvolgente, dà vita a una storia di guerra, di violenza ma anche di amore. Nella cornice di dolore e di ogni possibile brutalità, l’autore inserisce sentimenti di amore e di amicizia che riescono a dare speranza in un momento in cui il buio e la rassegnazione avvolgono ogni cosa.

Tra le occupazioni delle case e i saccheggi, fioriscono il rispetto e la condivisione tra persone “diverse” costrette alla quotidiana convivenza. Non solo barbare violenze di ogni tipo, dunque, ma anche il desiderio di dare un valore positivo a quella forzata vita in comune.

Una storia di guerra e di speranza

Luciana, vedova con un figlio deportato in Germania e un altro nascosto tra le montagne friulane a combattere con la resistenza, vede occupata la propria casa dall’atamano in persona e dalla sua famiglia. Giorno dopo giorno, tra la donna friulana e l’invasore, si instaura un rapporto di reciproco rispetto. Soprattutto con Olga, la figlia dell’atamano, nasce un forte sentimento come tra madre e figlia. Ma ancora più sorprendenti saranno i risvolti dell’intera storia, fino all’epilogo della stessa, in un ristabilirsi di giustizia e di inevitabile parte di dolore.

Il romanzo è ricco di dettagli e di informazioni necessarie a comprendere le azioni dei protagonisti e l’intero contesto storico. L’uso di alcuni vocaboli in friulano rende la storia ancora più suggestiva, permettendo, a chi legge, di sentirsi pienamente parte della vicenda ma anche del luogo di ambientazione. A ciò si aggiungono le descrizioni dei paesaggi e le chiare indicazioni dei luoghi di battaglia e di stanziamento del nemico.  

“Kosakenland Storie di colbacchi, fucili e amori” di Eugenio Nascimbeni è un romanzo che non parla solo di guerra. Temi come la speranza, il desiderio di combattere per un futuro migliore, personale e collettivo, la paura del diverso e la convivenza con esso, sono argomenti quanto mai attuali. E la voglia di credere nell’amore, anche quando appare improbabile e impossibile per le circostanze, ci fa capire che l’umanità ha bisogno di stabilità, di reciproco sostegno, di deporre le armi per sempre.

Nel raccontare la guerra, questo libro diventa un’invocazione alla pace, alla comprensione tra i popoli, all’amore. La seconda guerra mondiale è un periodo storico il quale non smette mai di stupire, riservando amare sorprese. E facendoci chiaramente capire che, purtroppo, la storia non insegna.

Eugenio Nascimbeni è nato a Milano nel 1960. Amante del mistery, esordisce nel 2007 con il thriller “Il Traghettatore”. Seguono altri romanzi, tra i quali “L’angelo che portava la morte”, “Delirio”, La profezia di Karna”, “L’amuleto maledetto” e una silloge poetica dal titolo “Spiriti immortali” nella quale ha ritratto alcuni grandi miti dello sport e dello spettacolo prematuramente scomparsi.

 

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“Kosakenland Storie di colbacchi, fucili e amori” di Eugenio Nascimbeni, Seed Selvatiche Edizioni  Vivere leggendo

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