“Hanno tutti ragione” di Paolo Sorrentino: il grottesco portato all’eccesso

HANNO TUTTI RAGIONE di Paolo Sorrentino
(Feltrinelli editore, 319 pagine)
Fastidio.
Questa é la prima parola che mi viene in mente associata a questo libro.
Un fastidio comparso fin dalle primissime pagine e che speravo scomparisse andando avanti, ma che, di contro, è cresciuto in maniera esponenziale portandomi a tirare un gran sospiro di sollievo sul finale (finale che avrebbe dovuto emozionarmi e invece no).
Cosa mi ha infastidito?
All’inizio non riuscivo neanche a capirlo, perché benché il protagonista sia un personaggio indiscutibilmente odioso, un troglodita maschilista, cocainomane, narcisista, ignorante, misogino, abietto, vigliacco e spregevole, non era una motivazione sufficiente per non farmi apprezzare il libro, anzi…non sono una lettrice che cerca l’immedesimazione nel personaggio o che ne giudica le azioni meschine.
Un personaggio che infastidisce, solitamente, è un personaggio “che funziona“, vuole dire che il libro ha fatto il suo lavoro, ma in questo caso il romanzo si presenta come un lunghissimo “pippone (passatemi il termine) filosofeggiante” su ogni sacrosanto aspetto della vita, filtrato appunto dagli occhi e dalla bocca (e soprattutto dal naso, credetemi!) del troglodita, cocainomane, narcisista ecc. di cui sopra… ed io proprio non ho sopportato il tono da “lezioncina” che assume la voce narrante, quella sorta di “adesso te la spiego io la vita, io che so…”.
Ed ecco 319 pagine in cui si susseguono e affastellano episodi di vita sgangherati con un continuo retrogusto di spiegone.
Grottesco portato all’eccesso
Poi c’è il discorso dell’esagerazione, del grottesco portato all’eccesso, dei personaggi macchietta, ma così macchietta che perdono davvero ogni spessore e profondità, e tu puoi essere bravo quanto vuoi a scrivere mio caro Sorrentino (e lo sei!), ma se quello che hai da dire lo fai dire a figure di cartone bidimensionali con la credibilità di paperino, allora tutto il tuo talento e tutta l’intensità di bellissimi concetti e potenti metafore vanno a farsi benedire.
Chi è abietto é abietto fino al midollo (tranne poi essere folgorato sulla via di Damasco… ma quando mai?), chi è eccezionale è eccezionale in tutto e per tutto, chi è bella è bella oltremisura, chi è ricco è ricco in modo sconfinato, ma la vita vera dov’è? Che fine hanno fatto le sfumature?
È tutto “troppo” e troppo finto.
Solitamente in un libro si sottolineano i passi più belli, quelli che colpiscono ed emozionano, io ho fatto l’opposto: ho sottolineato tutto ciò che non ho sopportato, tutto quello che ho trovato indigesto, e sono così tanti che temo di tediarvi…
“Quando la conobbi mi piaceva perché stava molto zitta. A letto si faceva fare tutto quello che dicevo io, con una muta passività che mi eccitava fino alla morte apparente. Mi sembrò un ottimo ripiego per dimenticare Beatrice. La sposai. Le cose si misero male quando cominciò a parlare.”
“Afferro mia moglie per un braccio. Lo stringo. Lei fa per arretrare terrorizzata ma non ci riesce. Le do uno schiaffo. Un ceffone da marito e moglie, come ce ne sono stati tanti anche in altre famiglie. Lo schiaffo col rovescio della mano.”
E già qui l’acidità sale…
“Cosicché le piazzo solo un calcio sul polpaccio floscio di Rita e imbocco rapido la porta della sua casa. Un calcio non si nega a nessuno buttato a terra quando ti acchiappano i cinque minuti.”
“Non fate gli schizzinosi, amici cittadini, non cercate di forzare la natura, non fate gli evoluti del cazzo, non fate parlare i quattro libri noiosi e rilegati male che avete letto, la rissa è oggettivamente sempre una cosa meravigliosa, è meglio di una scopata con la Carrà all’apice della sua comunicativa sessuale, quando si proponeva da Trieste in giù. Chi dice il contrario, sul concetto di rissa, è un imbottito di psicoanalisi e progresso che non andrà molto lontano. Neanche se tiene Freud come medico della mutua.”
Faccio la schizzinosa e mi tengo stretta i quattro libri noiosi che ho letto, ma a me tutto questo non fa ridere per niente.
Eh sì, gli estimatori di questo libro lo hanno trovato divertente.
“Ci ha il vestitino a fiorellini? State sicuri che non vede l’ora che la prendete per la testa e la sbattete sette otto volte contro il calcestruzzo.
Si è messa i quintali di rossetto infuocato per fare la bocca a cerchio preciso alla Giotto? Allora dormite pure fra diciotto guanciali che per avere un pompino vi dovrete mettere a fare l’elemosina su un tappetino di ceci organizzato da preti sadici.“
Ecco a voi la lezione di seduzione secondo il guru con la clava Tony Pagoda, olé.
Faccio davvero fatica a salvare qualcosa, eppure il Sorrentino regista non mi dispiace… e proprio qui, in queste pagine, ci sono i semi di tutta la sua produzione cinematografica.
Alla luce di questo che ho letto guarderò con più attenzione tutti i suoi film, anche quelli che mi erano piaciuti…a partire da “L’uomo in più” dove nasce il personaggio di Tony Pagoda, lì col nome di Tony Pisapia.
È un libro molto amato, che è piaciuto praticamente a tutti.
Chissà, magari “hanno tutti ragione” coloro che lo considerano molto bello, pazienza, vorrà dire che stavolta io mi siederò comodamente sulla poltrona del torto 😊.
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“Hanno tutti ragione” di Paolo Sorrentino, Feltrinelli editore . Un libro tra le mani.