“Il canto dei cuori ribelli” di Thrity Umrigar: una storia di dolore e speranza

Svegliarmi nel cuore della notte pensando alla triste sorte di una delle due protagoniste di questo magnifico romanzo. Ecco cosa mi è successo leggendo “Il canto dei cuori ribelli” di Thrity Umrigar. Sentire su di me l’angoscia vissuta da Meena e la rabbia provata da Smita. Camminare fianco a fianco a queste due straordinarie donne, così diverse tra loro eppure così simili nel desiderio di libertà e di giustizia.
Un romanzo sorprendente. Di quelli che fanno riflettere e svelano realtà poco conosciute. Un racconto pieno di orrore, di violenza, di disumanità, ma anche di solidarietà, di amore, di speranza e di voglia di combattere in nome della giustizia. Una lunga narrazione talmente viva e potente da far dimenticare tutto il resto, in una lettura emozionante che, non di rado, fa venire un groppo in gola mentre muta affiora una domanda, un solo, angosciante interrogativo: “Perché?”
L’India è un Paese che seduce e incanta con, e nonostante, le sue numerose contraddizioni. Colori dalle sfumature mozzafiato affrescano paesaggi che catturano la vista, e i sensi, di turisti e non. Voci, canti, grida stordiscono e richiamano in modo suadente e irritante. Profumi, sapori forti, bellezza e miseria sbalordiscono e spiazzano in un connubio assordante e quotidiano. Dietro tutto questo affascinante disordine, sono celate realtà che si fa fatica a immaginare, tantomeno ad accettare. Realtà da far accapponare la pelle e che pongono la figura della donna in un ruolo così marginale da farla scomparire.
Due donne unite da un filo invisibile
Recatasi in India per scrivere un articolo di cronaca per il suo giornale, Smita si trova a fare i conti con il proprio passato. All’età di quattordici anni, ha dovuto lasciare l’India con la sua famiglia, in seguito a un drammatico episodio. Rifugiatasi in America, aveva promesso a se stessa di non tornare mai più nella sua terra di origine. Conoscere la storia di Meena, giovane donna indù sfigurata dai suoi fratelli per aver osato sfidarli, sposando un uomo musulmano, costringerà Smita a guardare alla “sua” India con amore e odio allo stesso tempo.
Il desiderio di fuggire, unito a quello di restare e rendere giustizia alla povera Meena, permetteranno alla giornalista di guardare tutto sotto una luce diversa. La paura e la speranza, la rabbia e la volontà forte di combattere, l’amore e la passione saranno le armi con le quali Smita affronterà ostacoli e timori e che le permetteranno di rinascere e fiorire sulle ceneri del dolore che la unisce a Meena.
Thrity Umrigar ha scritto un libro-verità indimenticabile. Traendo spunto da fatti realmente accaduti, l’autrice ha costruito una trama scorrevole e di grande testimonianza che non perde la sua bellezza nonostante alcuni passaggi difficili da mandare giù. Leggere questo libro significa addentrarsi nell’India retrograda e ottusa che umilia le donne e le condanna a ruoli di serve e di madri di famiglia costrette a subire le prepotenze di mariti violenti e ignoranti. C’è ancora molto da fare in un Paese che permette tutto ciò, soprattutto nei villaggi sperduti dove le regole sono dettate da uomini senza alcuno scrupolo.
Da bambini, ci avevano insegnato ad aver paura delle tigri e dei leoni. Nessuno ci aveva insegnato quello che so oggi: l’animale più pericoloso al mondo è un uomo ferito nell’orgoglio.
“Il canto dei cuori ribelli” è un libro che dà voce alle vittime, come la stessa autrice spiega alla fine del testo. Una voce che spesso rimane inascoltata e che si accende di luce grazie al coraggio e alla sensibilità di anime attente e desiderose di donare uno spiraglio di speranza a chi, ormai, non crede più a nulla.
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“Il canto dei cuori ribelli” di Thrity Umrigar, Libreria Pienogiorno Vivere leggendo