“42 chicchi di caffè” di Moka: poesie dal sapore prelibato
L’unica miscela di caffè che amo gustare, non essendo un’appassionata della nera bevanda, è quella intensa e profumata della poesia di Moka. È una miscela pregiata, che lascia il ricordo di un sapore importante, aggettivo da me utilizzato non a caso: importante proprio perché, una volta gustata, si porta dentro. È una poesia che nasce dal primordiale nutrimento di liriche dell’autrice stessa e che viene restituita per mezzo di versi cantati con amore e passione.
La poesia vive nel retro delle case/nei viali dei pensieri/spezza l’abitudine/incide, intaglia le parole
In questa raccolta poetica Moka mescola, con sapienza ed evidente maturazione letteraria, le tematiche affrontate da ogni poeta, nell’arduo compito di farsi portavoce di ciò che unisce e divide da sempre il genere umano. Temi come la morte, il dolore, la natura, la ri-nascita sono affrontati con consapevolezza e assenza di presunzione. L’intento è la comprensione umile e profonda di sé, affinché la poesia diventi dono da accettare con il sincero desiderio di conoscere, a propria volta, se stesse/i.
La leggiadria dei versi si sposa con la forza emanata dagli stessi. I dubbi e le contraddizioni diventano materia fertile da plasmare con mani esperte. Il tempo scorre, le strade si confondono, notte e giorno si alternano, l’entusiasmo vibra con decisione, l’euforia si attacca alla pelle. Su tutto, una preziosa inquietudine: l’impegno di non dimenticare.
La Poesia: medicina universale
Nell’assaporare i sublimi “42 chicchi di caffè” di Moka, ho la conferma del prezioso lavoro svolto dall’autrice nel cercare ogni singola parola da accostare all’altra, in un continuo esaltare sentimenti, emozioni e pensieri e nel rispetto autentico e profondo di essi. Ma anche nel voler evolvere verso una crescita che contempla il riparare anziché buttare via e così le speranze perdute, le difficoltà, le ferite dell’animo e del corpo possono essere sanate e amate di una nuova bellezza che ne valorizzi le imperfezioni, proprio come insegna la filosofia giapponese Kintsugi.
Quanto autunno stringi/tra le mani screpolate/ferite da riempire d’oro/per onorare il tuo dolore.
La poesia di Moka respira senza affanno, in una ricerca di stabilità che non sia necessariamente fisica. Ama ogni aspetto della vita, rende sacri i rituali, le persone, la natura e tutto ciò che si incontra sul sentiero percorso durante l’esistenza. La solitudine diventa riparo, raccoglimento, rifugio necessario alla crescita. Un’invocazione al rispetto di sé, poiché sole/i non vuol dire per forza essere infelici.
Considero d’imboscarmi nell’adagio invernale/non trovatemi più, grazie/voglio respirare nebbie mattutine/e fare rosse bevute serali con le stelle.
Poesia autentica
Quella di Moka è Poesia vera, difficile da trovare nel panorama attuale. Riesce a comunicare il già detto in una maniera completamente nuova e ciò è palpabile nella lirica “Con le tue matite colori”.
Con le tue matite colori/il mappamondo delle mie nevrosi/unisci i segmenti interrotti dai dubbi/i tuoi calcoli a memoria/cullano il mio sangue/dissipando trucioli di malinconie/sei modello aerodinamico della mia vita.
Brividi a fior di pelle!
Chiudo il libro e gli occhi. Sento sotto mano l’originale bellezza della copertina, aspiro un profumo avvolgente e vi invito a sorbire, con lentezza, i “42 chicchi di caffè” di Moka.
Moka (all’anagrafe Monica Zanon) dice di essere nata dalla miscela del suo caffè preferito: l’inchiostro. Indigena di Solcio di Lesa, cresciuta nell’azienda agricola dei genitori, contesa tra il verde della collina e il blu del Lago Maggiore, grazie alla poesia ha trovato il suo modo di comunicare. Nel 2014 ha fondato l’Associazione Licenza Poetica. Organizza e promuove progetti culturali. Nel 2024 ha avviato la sua Casa Editrice.
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“42 chicchi di caffè” di Moka, Seed Selvatiche Edizioni Vivere leggendo