È interessante il modo in cui ho affrontato la lettura di Una storia ridicola di Luis Landero, perché è un libro caratterizzato da un tipo di narrazione che non sempre riesce a convincermi. Mi riferisco a quei libri che ti inchiodano nella modalità ascoltatore, narrati in prima persona e nei quali, almeno apparentemente, il lettore deve assumere una postura di passività e seguire ciò che il protagonista-narratore racconta. Pochi dialoghi, tante digressioni: lo definirei un libro da sedia a dondolo, caminetto acceso e bicchiere di vino in mano.
Ed è attraverso la voce di Marcial che Luis Landero costruisce una riflessione universale sull’esistenza, sull’amore e le sue complessità, sull’autenticità delle relazioni e sul peso delle aspettative sociali, in un concentrato di timori, desideri e preoccupazioni che si fondono e si moltiplicano fino a creare squilibrio, disagio, in alcuni casi anche mortificazione, dovuta alla presa di coscienza dell’imperfezione dei pensieri e delle azioni umane.
“Quando si parla in pubblico, la lingua non deve mai anticipare il pensiero”, afferma Marcial durante la sua confessione. E questa fatica di fondo è quella che si percepisce leggendo il libro, la fatica di chi, per nascondere le proprie imperfezioni, scivola sulle proprie fragilità finendo inevitabilmente per rivelarle ancora di più. Ed è proprio in questa tensione tra il desiderio di apparire impeccabile e l’incapacità di nascondere le proprie debolezze che si gioca tutta la profondità e l’ironia del personaggio di Marcial, le cui criticità sono evidenziate in modo esemplare da Luis Landero.
Vieni a parlare di libri con tutti noi nel gruppo Facebook The Book Advisor
Per altri consigli sui libri da leggere potete ascoltare le audio recensioni di The BookAdvisor qui.
“Una storia ridicola” di Luis Landero, edizioni Fazi. Libri in Pillole.