È interessante il modo in cui ho affrontato la lettura di Una storia ridicola di Luis Landero, perché è un libro caratterizzato da un tipo di narrazione che non sempre riesce a convincermi. Mi riferisco a quei libri che ti inchiodano nella modalità ascoltatore, narrati in prima persona e nei quali, almeno apparentemente, il lettore deve assumere una postura di passività e seguire ciò che il protagonista-narratore racconta. Pochi dialoghi, tante digressioni: lo definirei un libro da sedia a dondolo, caminetto acceso e bicchiere di vino in mano.Il romanzo è infatti incentrato sulla figura di Marcial, uomo dalle origini umili che lavora in un’azienda di macellazione della carne. La sua infanzia difficile, durante la quale ha sperimentato troppo spesso umiliazioni e una particolare solitudine, si ripropone continuamente nel presente, sotto forma di insicurezze che l’uomo cerca di addomesticare esercitando l’arte del controllo. Un’arte costruita sulle sue filosofie personali mediante le quali interpreta il mondo intorno a sé, che gli consentono di ripristinare, nei casi di necessità, una situazione di perfetto equilibrio. Fino a che, però, non incontra Pepita, una donna che incarna tutto ciò che lui non è: sofisticata, colta, apparentemente inafferrabile, una donna che Marcial fin da subito percepisce attraente ma allo stesso tempo distante, essendo lui, invece, un un po’ goffo e titubante.
Ed è attraverso la voce di Marcial che Luis Landero costruisce una riflessione universale sull’esistenza, sull’amore e le sue complessità, sull’autenticità delle relazioni e sul peso delle aspettative sociali, in un concentrato di timori, desideri e preoccupazioni che si fondono e si moltiplicano fino a creare squilibrio, disagio, in alcuni casi anche mortificazione, dovuta alla presa di coscienza dell’imperfezione dei pensieri e delle azioni umane.
“Quando si parla in pubblico, la lingua non deve mai anticipare il pensiero”, afferma Marcial durante la sua confessione. E questa fatica di fondo è quella che si percepisce leggendo il libro, la fatica di chi, per nascondere le proprie imperfezioni, scivola sulle proprie fragilità finendo inevitabilmente per rivelarle ancora di più. Ed è proprio in questa tensione tra il desiderio di apparire impeccabile e l’incapacità di nascondere le proprie debolezze che si gioca tutta la profondità e l’ironia del personaggio di Marcial, le cui criticità sono evidenziate in modo esemplare da Luis Landero.
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“Una storia ridicola” di Luis Landero, edizioni Fazi. Libri in Pillole.