Proteggere i figli è l’urgenza dei genitori. I più fragili, poi, necessitano di un’attenzione in più. Bisogna fargli da scudo dai possibili pericoli che li investono e li investiranno più di altri. Non possono proteggersi da soli essendo svantaggiati a causa di una patologia, una menomazione, una incapacità di interazione con la società.
Le carenze a livello psicologico, fisiologico o anatomico li condannano a delle limitazioni. E queste pesano. Nessuno può dirsi migliore di un altro né tantomeno può deciderlo una legge. Ma tant’è che questo, purtroppo, è accaduto. In Germania, con il nazismo, si applicò l’eliminazione dei figli difettosi. La legge sulla tutela della contaminazione genetica doveva impedire che i disabili trasmettessero il loro DNA, patrimonio considerato geneticamente ereditario. Chi si considerava potente, perfetto, puro, decideva soprattutto sulla vita dei più deboli stringendo le maglie della loro esistenza. Quei figli claudicanti rappresentavano una vergogna e un freno per Hitler. Eliminarli, per il fuhrer, significava risolvere un problema che lo avrebbe portato al successo.
In La guerra di Olga di Mavie Carolina Parisi vivi l’incubo di una madre, la principessa Olga Alberghera di Valcastello, che di fronte alla eugenetica, igiene razziale, voluta da Hitler, cerca di proteggere il secondogenito. Lei è italiana, la nonna materna è ebrea. Suo marito, il conte von Beurst, aderisce al Partito nazionalsocialista. I tedeschi vogliono la razza pura e avviano un rastrellamento a tappeto di tutti coloro che non sono considerati tali. La situazione in casa di Olga è sempre più in bilico. Lei dovrà armarsi di tutto il coraggio per tutelare la sua famiglia.
Il romanzo è dirompente, ha una forza esclusiva. La storia è un coacervo di messaggi, di significati che portano a riflessioni mature. La scrittura è evocativa, dolorosa, piena, struggente. Suscita emozioni potenti.
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“La guerra di Olga” di Mavie Carolina Parisi, edizioni Ianieri. Dream Book.