“Le lacrime di Nietzsche” di I. D. Yalom: umano troppo umano

Il libro di Irvin D. Yalom, “le lacrime di Nietzsche”, è in grado di comunicare oltre i dialoghi, oltre la punteggiatura, oltre le immagini. È un intreccio di due storie completamente differenti, quella di un tormentato filosofo e quella di un prestigioso psichiatra austriaco, le quali riescono a toccare, seppur da diverse direzioni, le corde più recondite del lettore, che rimane profondamente coinvolto nella narrazione.
Josef Bauer, il protagonista, è un medico viennese che, durante la sua permanenza a Venezia, incontra Lou Salomé, vecchia conoscenza di Nietzsche. La donna lo implora, in qualità di rinomato dottore, di salvare il suo amico dalla disperazione, da cui sembra essere divorato. Il filosofo, però, non deve sapere nulla della sua richiesta: questo è l’accordo. Bauer, dopo qualche resistenza, accetta. Così, nella menzogna, inizia una delle più commoventi storie di amicizia.
Nietzsche, l’uomo tra i due meno dinamico, si presenta con la fierezza del profeta e la durezza del solitario. È reticente ai consigli, alle cure, alle domande. È l’uomo della certezza, di rado si mette in discussione, di rado pare in grado di cambiare e di abbandonare la sua condizione. Non ha più alcunché da imparare. Questo, almeno, è ciò che pensa di sé.
Bauer è sempre l’allievo, anche nelle vesti di medico di Nietzsche. È, al tempo stesso, la voce e la mente del lettore: tempesta il filosofo di domande, lo esorta a rispondere e, provandoci, continua ad apprendere e a maturare.
Grazie a queste interazioni, sulla soglia appena superata dei quarant’anni, Bauer compie una profonda trasformazione, spingendosi oltre i confini di sé, oltre ciò che credeva possibile: una graduale ascesi che gli permette di avvicinarsi a colui che, ormai, è diventato suo amico, senza pretese di vincerlo, né desiderio di cambiarlo. Dialogano per l’intero libro con poche interruzioni, che per lo più mostrano stralci della vita personale del medico viennese. I fari dietro le quinte di Bauer sono un giovane caro amico, Freud, e il cognato, Max, a cui, di tanto in tanto, confessa i più intimi pensieri e dubbi sulla sua vita ma, specialmente, sul comportamento di Nietzsche.
Dal canto suo, il filosofo, per via del suo approccio testardo e feroce, nonché estremamente riservato, diviene subito oggetto dell’interesse di Bauer. Il dottore, infatti, ha lavorato al caso di Anna O., dando così – anche storicamente, precisa Yalom alla fine del libro – un notevole contributo alla nascita della psicoanalisi. Tra i suoi interessi, peraltro, viene annoverata la filosofia: una combinazione, quella tra avaro pensiero critico, mistero e riflessione filosofica, che ritrova nel suo paziente, poi amico, e che lo affascina intensamente.
Quello che all’inizio doveva essere un tentativo di curare la disperazione del filosofo tedesco si trasforma presto in una ricerca sempre più spasmodica e appassionante della mente di Nietzsche, del suo cuore, fino alle sue lacrime.
Un libro intenso, capace di emozionare, commuovere e indurre alla riflessione come solo le grandi letture sanno fare.
“L’istante in cui ti ho detto che nessuno mi ha mai toccato è quello in cui mi sono lasciato toccare”.
”Le lacrime di Nietzsche” di Irvin D. Yalom, edizioni Neri Pozza. inchiostro-e-opinioni.

