Un regalo. Al mattino chi non vorrebbe un regalo, ogni giorno un venticinquenne dicembre da accogliere, non da scartare, per il regalo più prezioso. Già, vorremmo essere forti, amati, compresi.
I sogni in standby
Vorremmo avere i colori nell’animo e le scintille negli occhi, tutti insieme come una parata a festa. C’è troppa roba in giro ferma: lavoro, speranza, aspettative, sogni. Sì, anche i sogni restano in standby quando l’ansia, l’angoscia, la paura, mangiucchiano il respiro della felicità mancata e vomitano burrasca. Quanto ci piacerebbe una sveglia serena senza fenditure da nascondere, libera. Forse nella notte concediamo a Dio parole mute in cambio di un sonno pulito. Eppure, le ombre dei pensieri si allungano oscurando le preghiere taciute. Si insinuano come spettri che agguantano la voce portandosela via per poi tornare e restituire silenzio, tormento. Prestare l’anima alla felicità è un regalo che dovremmo farci alla luce del giorno. La vita fuori è un pantano, un catrame che si attacca al fiato per soffocarci dentro. Allora, quel regalo dovremmo prendercelo con la fantasia, pretenderlo con l’immigrazione, vederlo con la fame dei sogni e con gli occhi dell’amore verso se stessi, la vita, la bellezza.
Liquirizia, di Claudio Loreto
Ben oliata la macchina romanzesca. Il libro è ben scritto, l’autore sa come impossessarsi delle pagine, come farle respirare, parlare. Nasce così una storia incredibile, struggente, toccante. I colpi di scena, poi, sono un vero regalo per il lettore.
“Liquirizia” di Caudio Loreto, Edizioni Leucotea. Dream Book.