Leggere con Gusto

“Il gioco degli opposti” di François Morlupi: l’indagine ad alto rischio dei Cinque di Monteverde e la ricetta della banitsa

“Il gioco degli opposti”, il recente libro di François Morlupi, è stato presentato in anteprima alla XIV Edizione del Festival Giallo di Pistoia mentre il 16 aprile, giorno dell’uscita nelle librerie, l’inaugurazione è avvenuta a Roma con una presentazione alla “Nuova Europa”, delle straordinarie Barbara e Francesca Pieralice. Moderatrice la scrittrice Barbara Perna.

François Morlupi, vincitore per due volte consecutive del prestigioso Premio Scerbanenco, con “Il gioco degli opposti” – che ha l’evocativa copertina realizzata da Davide Bonazzi – è al suo quarto romanzo, dopo “Formule Mortali”, “Nel nero degli abissi” e “Come delfini tra pescecani”.

L’autore italo francese, cresciuto a “pane e Zola”, è l’inventore di uno dei commissari di carta tra i più amati da lettrici e lettori: Biagio Maria Ansaldi. Posso immaginare cosa staranno pensando i pochi che ancora non lo conoscono: ‘sto commissario sarà un macho piacione e muscoloso oppure il solito poliziotto alcolizzato, che si lava poco, arrogante ma ricco d’audacia. Macché, niente di tutto questo!

Ansaldi è goffo e sovrappeso, ansioso patologico – la sua coperta di Linus è la boccetta di Lorazepam, dalla quale non si separa mai – ipocondriaco (lo sa bene Carmine, il farmacista di quartiere, ormai una sorta di counselor per il nostro Biagio), un filino ciclotimico, maniaco dell’ordine. Ma è anche un commissario dedito al lavoro che svolge in modo integerrimo e un uomo di straordinaria umanità. L’ancora per non sprofondare negli abissi delle sue angosce è costituita dall’amore per l’arte e la bellezza: dove non arriva il potere degli ansiolitici, interviene la visione di un bel quadro e, per un attimo, la pace torna nel cuore di Ansaldi.

In questa nuova avventura, i Cinque di Monteverde si troveranno ad affrontare una sfida all’ultimo sangue: i Ringo Boys – William Leonicini, “35 anni, single, italiano da dieci generazioni” e Roberto Di Chiara, appassionato di cinema coreano e della Maggica, la squadra del cuore – insieme alla nuova arrivata Eliana Alerami, giovane recluta che si dimostrerà capace e ambiziosa, rimarranno di base al commissariato di Roma mentre il commissario Ansaldi sarà costretto dal questore Loprieno a recarsi in trasferta in Bulgaria: un giovane si è suicidato negli uffici del commissariato di Sofia e ha con sé, oltre una pen drive che contiene un terribile video, anche un biglietto con scritto un nome: Biagio Maria Ansaldi. Tutto fa presagire che la setta sanguinaria collegata alla recente indagine di “Formule mortali” sia purtroppo ancora attiva.

Pur con la fobia di volare, Ansaldi si rassegna a partire, in compagnia della fidata Eugenie Loy, alla quale lo lega un affetto paterno. Terrorizzato dalle temperature dell’inverno bulgaro, di fronte ad una sconcertata Loy, il commissario si presenta così all’aeroporto:

“Il colbacco gli stava grande e scendeva quasi sino agli occhi, mentre il giubbotto invernale pesante, al contrario, era molto stretto, lo stringeva in una morsa letale al livello della pancia. Respirava a fatica mentre camminava. Due paia di calzini uno sopra l’altro, il maglione norvegese, le terrificanti scarpe invernali gialle e una sciarpa dal colore rosso fuoco: un occhio disattento lo avrebbe confuso con un uovo di pasqua multicolore.”

Ma in fondo, il look di Ansaldi è sì ridicolo – almeno per il clima di Fiumicino – ma adatto a quello di Sofia. Sbarcati dall’aereo alle sette e un quarto ora locale, Ansaldi e la Loy sono investiti dal freddo e dal vento gelido che colpisce schiena, mani e piedi. Il bianco della neve appare ai due poliziotti sterminato.

Il clima così rigido della Bulgaria accompagnerà un’indagine che si rivelerà tra le più dure, come duro, diffidente e poco collaborativo apparirà, almeno all’inizio, l’ispettore Dimitrov, il poliziotto bulgaro, per fortuna affiancato dall’agente scelto Balakov, più gentile e disponibile. Trattati da sottoposti da Dimitrov, i due poliziotti romani dovranno puntare i piedi e la Loy arriverà a minacciare l’intervento dell’ambasciata italiana e di quella francese. Superato il rischio di un incidente diplomatico, l’ispettore Dimitrov concederà ai colleghi italiani, come un generoso monarca, di renderli partecipi del dossier e delle ipotesi che i bulgari stavano vagliando.

Nel video del primo omicidio rituale, una scritta sul muro fatta con il sangue – “Il gioco è iniziato” – fa rabbrividire Ansaldi e la Loy che capiscono che l’efferato delitto sarà solo il primo di una lunga serie che seminerà il panico in tutta l’Europa.

La trama de’ “Il gioco degli opposti” è costruita con abilità ed è scandita da colpi di scena da cardiopalma e da una corsa incalzante contro il tempo che toglie il respiro – a noi lettori ma soprattutto ai poliziotti – per tentare di bloccare i successivi omicidi.

E questa volta, uno dei Cinque, rischierà la vita.

La setta, che i Cinque di Monteverde avevano già combattuto in “Formule mortali”, non è affatto sconfitta e continua a muoversi abilmente nel dark web nel quale diffonde gli snuff movie: terribile fenomeno nel quale esseri “umani” pagano per assistere online alle torture e alle uccisioni di altri esseri umani.

François Morlupi, sin dal suo primo noir, ha avuto il talento di scandagliare e saperci raccontare l’antagonista per eccellenza: il Male. In questa avventura incontriamo il Male assoluto, l’Alpha e l’Omega, l’inizio e la fine. Ma, sembra dirci l’autore, è proprio quando tutto sembra perduto, quando si lotta per la sopravvivenza – nostra o delle persone alle quali vogliano bene – che ognuno di noi, anche il timoroso Commissario Ansaldi, riesce a tirar fuori il coraggio necessario per combattere e da antieroe, si trasforma in eroe. Per salvare e per salvarsi.

Il gioco degli opposti” è una lettura avvincente nella quale, se mai ce ne fosse bisogno, ci affezioneremo ancora di più ai Cinque di Monteverde, a questa squadra originale e così umana nella quale ogni lettrice e lettore potrà trovare e ritrovare un pezzetto di sé (sì, vale anche per l’Alerami!). I Cinque di Monteverde sono esseri umani veri e verosimili, uomini e donne con pregi e difetti e, soprattutto, fragilità. Proprio di due dei personaggi apparentemente più fragili – Ansaldi e la Loy – scopriremo le cause del loro dolore. Morlupi ci svela, rispetto ai romanzi precedenti, alcuni dettagli in più sui motivi del loro “fatal flaw”, la cosiddetta ferita del personaggio che lo inchioda al passato e gli impedisce di andare avanti, accontentandosi di sopravvivere. E anche questo aspetto ci fa sentire vicini i membri del commissariato di Monteverde: chi di noi non porta dentro di sé un dolore, una ferita, che ci fa vivere indossando una maschera, per proteggerci, per non aggiungere dolore a dolore?

In questa nuova trascinante avventura che mescola con abilità le atmosfere del noir italiano con quelle del poliziesco internazionale, François Morlupi – diventato ancora più maturo e talentuoso – ci prende per mano per accompagnarci a osservare più da vicino il Male. Ma dal momento che ama i suoi lettori e lettrici, così come ama i suoi vividi e speciali “personaggi di carta”, non ci lascia soli, non li lascia soli.

E non chiude le porte alla speranza.

Ognuno dei Cinque, ognuno di noi, ha dentro di sé il potere della resilienza, alla quale attingere quando la vita si fa più dura. E ognuno di noi, come fanno i Cinque nel capodanno del 2019 con il quale si chiude il libro, può sperare in un anno migliore, guardando con occhi nuovi la bellezza e i doni, grandi e piccoli, della vita: una pianta da annaffiare, un cane da salvare e che ci salva, un nuovo sogno da coltivare. Una nuova avventura. Noi lettori aspettiamo la prossima dei Cinque di Monteverde.

Il gioco degli opposti – Un’indagine per i Cinque di Monteverde di François Morlupi, Salani, 2024, pagine 542, costo 18 euro.

La cucina bulgara

La cucina bulgara si distingue da altre gastronomie europee in quanto molto speziata: si fa largo uso di peperone piccante, origano, santoreggia, pepe nero e bianco, paprika. Le ricette sono abbastanza semplici, di derivazione rustica e contadina ma con un’evidente influenza da parte della cucina balcanica, greca e turca.

Tra i piatti principali si annoverano le zuppe (in particolare la Tarator, con yoghurt, cetrioli, finocchio, noci tritate e prezzemolo), le patate, i fagioli bianchi, il cavolo, la carne di maiale, l’agnello e, primo fra tutti, lo yogurt. Tra i piatti tipici: gli involtini di carne chiamati sofiota; la sopska, un’insalata a base di peperoni; la mamaliga, uno dei piatti principali durante la stagione invernale: si tratta di una polenta preparata con farina di mais. Nei numerosi chioschi dislocati lungo le strade della capitale, i turisti potranno acquistare e provare i piatti tipici, tra i quali spiccano gli involtini di formaggio chiamati banistsi (ma la banitsa viene preparata anche in forma di torta salata). I Bulgari abbinano ai banistsi la boza, una bevanda piuttosto forte che deriva dal miglio.

La ricetta della Banitsa  

La Banitsa è un piatto tipico bulgaro, molto famoso e saporito. È una ricetta semplice da realizzare: sfoglie di pasta fillo, sovrapposte tra loro, accolgono un ripieno goloso e dal sapore intenso fatto di formaggi e yogurt greco. La pasta fillo si potrebbe anche realizzate a casa ma non siete esperti compratela già pronta al supermercato.

In Bulgaria, la Banitsa viene preparata soprattutto nei giorni di festa e servita a colazione, ma in Italia – dove siamo più abituati a una colazione non salata – la ricetta è più adatta per una cena informale, come antipasto o secondo, oppure per un aperitivo tra amici. Alcune varianti della ricetta prevedono che la sfoglia venga arrotolata per preparare degli involtini. In quella che vi indico, invece, si usa la pasta fillo come per preparare le lasagne, sovrapponendo gli strati al ripieno. Ma decidete voi quale opzione preferite.

Ingredienti (per 6 persone)

Pasta fillo 350 g; yoghurt greco 450 g; feta 400 g; uova 5; acqua gassata 80 gr; olio di semi qb, sale qb

Preparazione

Trasferite in un contenitore lo yogurt greco precedentemente sgocciolato, le uova, la feta sbriciolata e l’acqua gassata. Insaporite con una piccola presa di sale e amalgamate bene il tutto.

Ungete con poco olio di semi una pirofila da forno, del diametro di 20 cm, ma potete utilizzare anche una teglia più grande ottenendo così una Banitsa più bassa (considerate che in questo caso i tempi di cottura si ridurranno).
Formate uno strato con dei fogli di pasta fillo, adagiandoli in modo che risultino leggermente accartocciati e spennellateli con poco olio di semi. Unite qualche mestolo del composto a base di yogurt e uova, facendo in modo di coprire i fogli, formate un altro strato di pasta fillo e spennellate con poco olio, aggiungendo il composto di yogurt e uova. Proseguite in questo modo fino a ottenere 4-5 strati.

Mettete la pirofila in forno statico preriscaldato a 180 °C per circa 50 minuti e gli ultimi 10 minuti coprite con la carta stagnola. Sfornate e lasciate intiepidire qualche minuto prima di servire. Se servite la banitza per un aperitivo, potete accompagnarla con un bicchierino di boza, una bevanda piuttosto forte che deriva dal miglio, mentre se la utilizzerete come antipasto, potrete accompagnarla – come è d’uso in Bulgaria – con il liquore rakija. E ora, Priyaten apetit!

Leggere con Gusto, la rubrica che parla di libri e cibo.  

Michela Scomazzon Galdi

Michela Scomazzon Galdi, giornalista pubblicista iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Lazio, mi occupo da oltre 20 anni di comunicazione e organizzazioni eventi nel settore della cultura. In anni più recenti ho scelto di lavorare “per le donne e con le donne” e aiuto le artiste, in particolare quelle emergenti, a promuovere le loro opere e i loro progetti (libri, mostre d’arte, piccoli festival di cinema ecc.) attraverso il supporto di una comunicazione a colori per contribuire insieme a diffondere bellezza nel mondo. Ho lavorato tanti anni per il Dialogo interculturale, anche attraverso un Festival di cinema e cultura ebraica da me ideato e del quale sono stata Direttrice artistica e organizzativa per 10 anni. Pasionaria, salvata dai libri, leggo, scrivo, fotografo (soprattutto la mia amata Roma), adotto meticci e sperimento ricette di cucina. Le mie parole guida nella professione? Cultura, Bellezza, Donne, Diritti, Colori. Il mio mantra professionale e di vita? Mettici più cuore e meno cervello.

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