Egregio Lettore

Effetto Morandi: la mostra a Palazzo Reale

„Man sieht nur, was man weiß.“

La mostra Morandi 1890-1964, Palazzo Reale Milano, ottobre 2023 – febbraio 2024

È stato Johann Wolfgang von Goethe che ha usato questa formula. Vuol dire, che “si vede soltanto quello di cui siamo già al corrente”. Si potrebbe naturalmente obiettare che le grandi opere dell’arte e della musica esercitano il loro effetto già a un livello che viene prima della lingua e della riflessione.

È successo, per esempio, al giovanissimo Umberto Eco che, a guerra appena finita, vede per la prima volta un quadro di Morandi nella sua città natale Alessandria. Cinquant’anni dopo, nel 1993, nel suo discorso in occasione della apertura del Museo Morandi a Bologna, Eco afferma che questa visione di un Morandi è stata l’epifania nel suo rapporto con l’arte contemporanea, evento da tutto “pre-sciente”. Eco continua: “Bisogna amare molto il mondo, e le cose che si sono nel mondo, anche le infime, e la luce e l’ombra che le rallegra o le incupisce e la stessa polvere che le soffoca … Morandi ha raggiunto la vetta della sua spiritualità essendo poeta della materia. Ha fatto cantare la polvere.” È proprio questa osservazione che Marilena Pasquali usa come titolo della sua monografia su Morandi: “Giorgio Morandi – Il sentimento delle cose”.

Durante e dopo una mostra che cosa ha più valore, l’effetto immediato o la riflessione, l’amour fou o le considerate affinità elettive?

Se me lo chiedessero, perché scrivo questo testo su Giorgio Morandi dopo aver visto la mostra MORANDI 1890 – 1964 al Palazzo Reale di Milano, risponderei che l’effetto di Morandi su uno spettatore delle sue opere è di una natura così complessa che serve una dettagliata analisi delle influenze che hanno formato lo spirito, la mentalità del pittore Morandi, fattori che hanno lasciato indelebili tracce nella sua pittura e così sono in grado di meravigliare e incantare spettatori così come artisti fino ad oggi. Scrivere su Morandi è un’autoanalisi, un’autovalutazione dello spettatore, se dentro sé stesso trova gli stessi sentimenti che hanno influenzato Morandi. Per questo scrivere su Morandi è anche un’impresa egoistica.

Pascal e Leopardi, due guide spirituali

L’ampia monografia di Marilena Pasquali soddisfa l’interesse per ogni aspetto della vita e delle opere di Morandi. Pasquali scrive “È noto come gli autori cari a Morandi, sue vere guide spirituali, siano essenzialmente due: Pascal e Leopardi”, quindi due grandi reclusi della letteratura/filosofia. Ambedue vite dell’estremo, il quale si trova anche nella vita del recluso di Bologna, Morandi. Secondo Pasquali, per Morandi sono state fondamentali le due attività profondamente leopardiane, quelle dell’ “udire” e del “mirare”. La Pasquali considera il Canto XI di Leopardi, Il Passero Solitario, un testo di natura autobiografica anche per Morandi.

Pascal e Leopardi, è proprio questo l’accesso psicologico all’analisi delle scelte più importanti dell’uomo e dell’artista Morandi, che usa, in un libro smilzo, il sottile autore e poeta Philippe Jaccottet [1925 – 2021], svizzero di lingua francese, traduttore di Leopardi, Hölderlin, Musil, Rilke. Già all’inizio del suo libro “La ciotola del pellegrino. Giorgio Morandi” Jacottet rifiuta e respinge ogni tentativo di mera èkphrasis. Lui invece sente l’obbligo di esplorare prima da dove arriva l’incantesimo di Morandi. —– Gli oggetti in un quadro di Morandi sono pochi, la impressione è monocroma, come la vita del pittore-monaco Morandi nella sua cella-atelier di Bologna. L’effetto Morandi deve essere nascosto in queste cose, o più precisamente nel rapporto tra queste cose al centro della tela dove, trasformate in personalità, convengono per entrare in una muta “sacra conversazione”. L’ultima osservazione sulla costruzione degli oggetti dentro un quadro è in piena sintonia con l’affinità durevole che Morandi ha sempre avuto con il lavoro di Piero della Francesca. Jaccottet usa alcuni ben noti frammenti di Pascal e del pensiero di Leopardi per fare emergere una spiegazione della personalità di Morandi, una personalità che si è sistemata in una vita estrema e una pittura che implementa l’obiettivo di questa vita.

mostra morandi

I frammenti di Pascal sono il 205, 177, e 554, frammenti dove Pascal descrive la costante, incontrollabile incertezza dell’uomo come la condizione naturale della sua infelice esistenza, della sua gettatezza. Anche i desideri non fornirono l’uomo di una salvezza permanente, lui rimane sempre il debole e mortale essere senza consolazione. Nel frammento 177 si trovano anche le famose parole “Ho scoperto che tutta l’infelicità degli uomini deriva da una sola causa, dal non sapere starsene in pace, in una camera.” La vita del Morandi negli anni della maturità è stata certamente in piena conformità con questo motto.

Jaccottet sceglie anche il foglio 4174 dello “Zibaldone di Pensieri” [contraddizioni e mostruosità evidenti e orribili nel sistema della natura e della esistenza – Felicità, impossibile, e non esistente nell’universo …], un verdetto finale cupo e senza speranza sull’esistenza umana, parole che somigliano a quelle dell’Ecclesiaste.

Armonia, ordine, silenzio

Combinando pochi oggetti di uso quotidiano come personaggi di una Natura morta Morandi è riuscito di creare un silenzio e una intensità in uno spazio peraltro vuoto e di indeterminate dimensioni, momenti di armonia e ordine. Nelle opere del tardo periodo questi aspetti si rafforzano, – alle fine l’uomo capisce che è importante.

Marilena Pasquali scrive: “Quando il modo è individuato e risolto, quando la forma si fa tutt’uno con la necessità interiore, allora il risultato è raggiunto e si ha un’opera d’arte, senza aggettivi né rimandi ulteriori”. Lo stesso Morandi parla dei “sentimenti generati nell’animo umano, dell’artista, dal mondo visibile.”

mostra morandi

Molto meno nota delle Nature morte e troppo spesso dimenticata è la paesaggistica di Morandi. È stato Federico Zeri un grande ammiratore di questi quadri, che per lui portano lontani echi di Cezanne e Corot. Credo che sia giustificato estendere questa affinità al secolo precedente: i quadri del pittore inglese Thomas Jones [1742-1803] dipinti durante il suo soggiorno a Napoli 1782/83 respirano la stessa atmosfera di una paesaggistica sempre con architetture ma senza persone. Anche una sensazione del “polveroso”, un modo monocromo e la presenza di un cielo ristretto all’angolo appartiene a entrambi i pittori.

Durante gli ultimi dieci anni è emerso un altro meraviglioso rapporto (almeno estetico se non filosofico) fra il lavoro di Morandi e l’arte contemporanea dei nostri giorni: le istallazioni del ceramista e scrittore inglese Edmund de Waal (diventato famoso per il suo libro ” The Hare with Amber Eyes”). De Waal ha creato istallazioni di piccoli oggetti ceramici che si congiungono con la austera architettura della stanza in cui sono disposti, creando un effetto mozzafiato. Queste opere di de Waal respirano lo spirito di Morandi è sono profondamente radicate nella sua pittura. Il sito https://edmunddewaal.com/making/edmund-de-waal-giorgio-morandi da un’ottima presentazione della mostra de Waal – Morandi, Stoccolma 2017.

Questi piccoli oggetti della ceramica sono anche molto interessanti in una osservazione che fa Wim Wenders in una documentazione giapponese del 1993 sul regista giapponese Yasujirō Ozu. Wenders qui parla della “precisione del movimento delle cose” come fulcro del cinema di Ozu. Le cose aspirano all’importanza degli uomini e dei dialoghi, le cose sviluppano una personalità, e così diventano simbolo di profondo amore per la vita. Questo assomiglia alle parole di Umberto Eco dello stesso anno a Bologna che sono già state riportate all’inizio del mio intervento.

“Poeta della materia”, “il sentimento delle cose”, “[oggetti] trasformati in personalità”, – si capisce perché il termine italiano “Natura morta” nel contesto dei quadri di Morandi è forse meno appropriato del termine “Stilleben” (in tedesco) o “still life” (in inglese). Perché la vita c’è! Con Morandi il rapporto fra dipinto e spettatore non è il solito. Alle opere di Morandi appartiene una impenetrabile presenza, una “gravitas” che non consente all’interpretazioni dello spettatore. Certo chi non sente una minima affinità con Pascal o Leopardi, chi non sa “starsene in pace in una camera” forse non sarà mai in grado di entrare nel mistero di Morandi.

Anche gli studi su Morandi sono diventati un’industria, sempre al lavoro per trovare nuovi aspetti della sua vita o per reinterpretarne altri. Ogni povero artista oggi deve mantenere mille autori.
Qui sotto il materiale usato per mio breve intervento.

  • Il testo integrale del discorso di Eco in occasione dell’apertura del Museo Morandi a Bologna, 1993 si può trovare nella edizione della L’Unità del 5 ottobre 1993.
  • Marilena Pasquali, “Giorgio Morandi – Il sentimento delle cose”, 2019 Pistoia, Gli Ori. [Questo meraviglioso libro colto e erudito è una indispensabile “Scuola dello Sguardo” dell’universo Morandi. Perché è impossibile riferirsi a tutte le notevoli constatazioni del libro, dico soltanto leggetelo!] La storica e critica d’arte M.P. è stata, nell’anno 1993, fondatrice e primo direttore del Museo Morandi di Bologna. Lei ha anche curato le opere di Cesare Brandi [1906-1988] su Morandi.
  • Philippe Jaccottet, “La ciotola del pellegrino”, 2007 Bellinzona, Edizioni Casagrande.
  • Lo scrittore e poeta P.J. trova l’accesso a Morandi attraverso la lettura condivisa di Pascal e Leopardi.
  • Blaise Pascal, “Pensées – Gedanken”, 2016 Darmstadt, WBG [Questa edizione è la traduzione tedesca della edizione francese di Sellier 2003 e usa la stessa numerazione.]
  • Giacomo Leopardi, “Zibaldone di pensieri” [a cura di F.Cacciapuoti], 2019 Milano, Feltrinelli
  • L’eccellente catalogo della mostra è stato pubblicato da 24 ORE Cultura, 2023 Milano (Mostra e catalogo curati da Maria Cristina Bandera.)

Alla fine non posso fare a meno di ricordare altri due artisti che, impressionati dalle opere di Morandi, ci hanno dato altre testimonianze su come profondo può essere il contatto con Morandi: L’americano Joseph Cornell [1903 – 1972], che con le sue installazioni poetiche si mostra profondamente impressionato da Morandi. Questa affinità è stata notata altre volte ma apparentemente mancano gli studi su questo aspetto.  Il fotografo Luigi Ghirri [1943 – 1992] invece, con la sua macchina fotografica, ha catturato gli ambienti di Morandi, sia di natura privata sia della melancolia emiliana.

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