Leggere con Gusto

“Come delfini tra pescecani” di François Morlupi e i bignè di San Giuseppe

Monteverde è un tranquillo e borghese quartiere romano, uno dei pochi ormai a non essere un triste “dormitorio”. Monteverde ha visto passare la Storia, qui si sono battuti contro i francesi gli ultimi difensori della Repubblica Romana; qui, negli anni, hanno abitato – e abitano tuttora mescolati alla gente comune – tanti scrittori e artisti: in passato Giorgio Caproni, Gianni Rodari, Pier Paolo Pasolini, Mauris Cornelius Escher; oggi, Luigi Lo Cascio, Nicola Piovani, Carlo Verdone, Paola Cortellesi, Nanni Moretti e tanti altri.

Capita a Monteverde (per ricordare il titolo di un delizioso libro di racconti scritto da Nina Quarenghi nel 2019) che vi sia stato ambientato uno dei gialli più interessanti pubblicati nel 2021: “Come delfini tra pescecani, edito da Salani e scritto dall’italo-francese François Morlupi. Il libro ha vinto proprio nel mese di dicembre il Premio dei Lettori per il miglior romanzo, all’interno di uno dei Premi più prestigiosi per il genere giallo: il Premio Scerbanenco.

Al Commissariato di Monteverde, non certo un luogo d’assalto, lavora il Commissario Biagio Maria Ansaldi. Ipocondriaco, afflitto da crisi d’ansia che a volte si trasformano in veri attacchi di panico ma integerrimo e preparato, appassionato d’arte del ‘900, unica compagnia e potente antidepressivo il cane Chagall, il commissario dirige con atteggiamento autorevole ma paterno la sua eccentrica squadra investigativa: il suo vice, l’italo-francese Eugénie Loy, ottima poliziotta ma poco empatica e per nulla socievole, definita dai colleghi “portatrice sana di infelicità; i colleghi e amici denominati Ringo Boys, l’agente William Leoncini di origini africane e adottato da piccolo da una coppia italiana, atletico e latin lover, con una strana predilezione per il nazismo e Roberto Di Chiara, grassottello, appassionato della maggica e di Totti (il suo capitano, unico capitano) e dei film coreani sottotitolati e l’ultima arrivata, la giovane Eliana Alerami, bionda, avvenente e molto ambiziosa ma che ancora vive con genitori e nonna che il sabato mattina accompagna a fare la spesa.

La squadra dei “Delfini” si trova a investigare sull’apparente suicidio di un vecchio signore solitario e scontroso che viveva solo dopo la scomparsa della moglie e del figlio. Ma dopo la successiva strana morte di un calciatore, l’indagine si complica e arriverà a rimestare nel torbido mondo del calcio e della politica.

Nello spirito della comedie humaine, Morlupi – lettore appassionato e viaggiatore instancabile – costruisce una trama avvincente nella quale prima ci vengono mostrati i personaggi e poi l’azione ha inizio. Lo sfondo teatrale è Roma, nella quale la grande bellezza si intreccia ai tanti problemi irrisolti, traffico, buche, inquinamento, caos, rumore, che i romani  – o chi ormai da tanto vive in città  – accetta e sopporta con filosofia.

Ansaldi e i suoi collaboratori, che non sono supereroi ma esseri umani con i loro pregi e le loro fragilità, prendono per mano il lettore e lo portano a scoprire le tante sfaccettature della giustizia: quella ufficiale, quella sociale, ma anche quella rappresentata dalla vendetta privata. In quanto uomini e donne comuni, Ansaldi e la sua squadra potrebbero facilmente soccombere ma i delfini – sia quelli animali che i poliziotti di Monteverde – si distinguono per il loro profondo senso di appartenenza al gruppo: “aiutandosi a vicenda, possono rivelarsi coriacei e, uniti, addirittura letali anche per il predatore per eccellenza” (N.d.R. lo squalo). Per loro, viene naturale rispolverare il motto dei moschettieri di Alexandre Dumas: “tutti per uno, uno per tutti!”

Una scrittura scorrevole e accurata, citazioni colte, ritmo, dialoghi frizzanti, humour, sono gli ingredienti di questo bel giallo che meriterebbe di diventare una serie TV. A proposito… a marzo 2022 uscirà anche la seconda avventura dei delfini: Rai sei pronta? 

Come delfini tra pescecani – Un’indagine per i cinque di Monteverde di François Morlupi, Salani, 2021, pagine 414, costo 16 euro

La ricetta: i Bignè (di San Giuseppe) alla crema pasticcera

Chi scrive di libri ha il privilegio di avere notizie sconosciute ai lettori. E così, contagiata dallo spirito investigativo dei Delfini, sono riuscita a sapere che Biagio Maria Ansaldi, il commissario di carta più tenero, sensibile e colto, è anche una buona forchetta: è goloso di pizza bianca con cicoria e salsiccia, adora il casatiello ed è goloso di pasta all’amatriciana ma soprattutto di carbonara. Infine, pieno di contraddizioni com’è non disdegna neanche la cucina francese più ricercata. Ma siccome nel romanzo “Come delfini tra pescecani” Ansaldi fa un gesto generoso e delicato – portare ad un malato che aveva conosciuto per motivi di lavoro un bignè fritto comprato al famoso forno di piazza Campo de’ Fiori, “un must nella capitale” – vi propongo la ricetta dei bignè fritti ripieni di crema pasticcera, più conosciuti come bignè di San Giuseppe: ma chi dice che vanno mangiati solo il 19 marzo? Perché non inaugurare il 2022 proprio con questa ricetta dolce e super golosa? 

A Roma, la tradizione di festeggiare il giorno di San Giuseppe – diventato solo in anni recenti anche il giorno della festa del papà – con i bignè fritti (detti appunto di San Giuseppe) è molto antica ma ancora oggi non c’è bar o pasticceria che non li prepari. Già nel Medioevo, nei pressi della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, era tradizione allestire dei piccoli banchetti che vendevano questi dolci. Nel 1950 il poeta romano Checco Durante dedicò una poesia proprio a San Giuseppe frittellaro, una sorta di preghiera in cui, tra le altre cose, oltre a pace e prosperità, nel pieno spirito della tradizione romana chiede: “Fa’ che l’oste, bontà sua, pe’ fa er vino addopri l’uva che sinnò quanno lo bevi manni giù l’acqua de Trevi”.

La ricetta tradizionale romana richiede che i bignè siano fritti ma se volete risparmiare qualche caloria – ma, sappiatelo, a detrimento del gusto – potete cuocerli al forno (sic!). Siete pronti?


Ingredienti per i bignè:

190 ml d’acqua, 75 g d burro, 110 g farina 00, 3 uova medie, 10 g zucchero, 1 pizzico di sale, olio di arachide per friggere (circa 1 lt), zucchero a velo per guarnire

Ingredienti per la crema:

500 ml di latte, 150 g di zucchero, 4 tuorli d’uovo, 70 g di maizena, 1 baccello di vaniglia, scorza di 1 limone biologico grattugiato.

Preparazione crema pasticcera:

Iniziate col preparare la crema pasticcera. Utilizzando le fruste elettriche montate i tuorli con lo zucchero. Una volta ottenuta una bella montata chiara e spumosa, aggiungete la maizena e amalgamate. In un tegame portate a ebollizione il latte con la scorza di limone grattugiata e la vaniglia. Prima che il latte bolla, spegnete sotto il fuoco e versate all’interno le uova montate. Riaccendete sotto il fuoco e aspettate che il latte, bollendo, ricopra le uova e solo a quel punto girate con un cucchiaio di legno fino ad ottenere la giusta consistenza della crema pasticciera. Togliete dal fuoco e fermate la cottura mettendo la pentola dentro un recipiente con dell’acqua fredda. Fate raffreddare la crema appena preparata in frigorifero, avendo cura far aderire della pellicola trasparente sulla superficie in modo che non si formi una pellicina dura.

Preparazione dei bignè:

Per preparare i bignè di San Giuseppe iniziate mettendo sul fuoco l’acqua assieme a un pizzico di sale e allo zucchero. Quando inizia a sobbollire, unite il burro a pezzetti e fatelo sciogliere completamente a fuoco dolce. Togliete quindi il tegame dal fuoco e unite la farina tutta in una volta.

Mescolate energicamente con un cucchiaio di legno, fino a formare un impasto solido. Rimettete il tegame sul fuoco basso e cuocete per un minuto o due, mescolando sempre il composto, finché non si formerà una patina sul fondo. Trasferitelo quindi in una ciotola e fatelo raffreddare. Se avete un’impastatrice con gancio a foglia usatela per i passaggi successivi perché vi faciliterà il lavoro. Altrimenti potete lavorare il composto anche con un cucchiaio di legno (ma vi richiederà un po’ di tempo e di forza).

Quando l’impasto è freddo azionate l’impastatrice. In una ciotola a parte sgusciate il primo uovo e sbattetelo brevemente con una forchetta, quindi unitelo all’impasto e amalgamatelo bene. Non aggiungete il secondo uovo se il primo non è stato ancora incorporato, e lo stesso vale per il terzo uovo. Questo è il passaggio più difficile della ricetta, specialmente per il primo uovo, perché si fa un po’ fatica ad amalgamare due composti che hanno consistenze molto diverse, ma con un po’ di pazienza, anche senza impastatrice, ci si riesce.

Una volta incorporate tutte le uova avrete un impasto denso e omogeneo. Mettetelo in una sac à poche con beccuccio liscio largo circa 2 cm, oppure tagliate la punta di una sac à poche usa e getta.

Preparate 12 quadratini di carta da forno di circa 8 cm di lato. Su ogni quadratino formate una sorta di ciambella di 6-7 cm di diametro che andrete poi a riempire anche al centro con un movimento a spirale. Cercate di appiattirne la punta. Se non avete la sac à poche, formate con due cucchiai piccoli alcuni mucchietti di impasto, possibilmente delle stesse dimensioni.

In un tegame dal fondo spesso scaldate abbondante olio di semi di arachide, portandolo a una temperatura di 160-170°. Se non avete un termometro da cucina, fate una prova con un piccolo pezzo di impasto: una volta immerso deve tornare a galla ma non immediatamente e deve comunque formare delle bollicine. Se l’olio è troppo caldo i vostri bignè di San Giuseppe si scuriranno subito senza avere il tempo di cuocersi e gonfiarsi all’interno. Friggete i bignè pochi per volta, immergendoli nell’olio a testa in giù e con tutta la carta da forno. Dopo pochi istanti la carta si staccherà e potrete rimuoverla con una pinza o una forchetta.

I bignè di San Giuseppe fritti devono cuocere per circa 5 minuti e andrebbero toccati il meno possibile. Noterete che dopo un minuto o due tenderanno a girarsi da soli, quando la parte immersa si cuoce. Se non accadesse, girateli voi delicatamente toccandoli con un cucchiaio. Quando saranno gonfi e dorati scolateli con un mestolo forato e fateli asciugare bene su un foglio di carta da cucina.

Una volta che si sono freddati, mettete la crema pasticcera preparata in precedenza in una sac à poche o in una siringa da pasticcere: forate da un lato i bignè fritti e riempiteli di crema con delicatezza e non troppo (altrimenti si romperanno). Alla fine, spolverateli con zucchero a velo. Sono buonissimi, quindi…tenete a freno la gola!

Leggere con Gusto, la rubrica che parla di libri e cibo. 

Michela Scomazzon Galdi

Michela Scomazzon Galdi, giornalista pubblicista iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Lazio, mi occupo da oltre 20 anni di comunicazione e organizzazioni eventi nel settore della cultura. In anni più recenti ho scelto di lavorare “per le donne e con le donne” e aiuto le artiste, in particolare quelle emergenti, a promuovere le loro opere e i loro progetti (libri, mostre d’arte, piccoli festival di cinema ecc.) attraverso il supporto di una comunicazione a colori per contribuire insieme a diffondere bellezza nel mondo. Ho lavorato tanti anni per il Dialogo interculturale, anche attraverso un Festival di cinema e cultura ebraica da me ideato e del quale sono stata Direttrice artistica e organizzativa per 10 anni. Pasionaria, salvata dai libri, leggo, scrivo, fotografo (soprattutto la mia amata Roma), adotto meticci e sperimento ricette di cucina. Le mie parole guida nella professione? Cultura, Bellezza, Donne, Diritti, Colori. Il mio mantra professionale e di vita? Mettici più cuore e meno cervello.

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