Egregio Lettore

Riflessioni sulla malinconia. Le “Poesie scelte” di W. G. Sebald

È stato appena pubblicato da Adelphi il volume “Sulla terra e sull’acqua. Poesie scelte 1964 -2001” di W.G. Sebald, autore tedesco, residente in Inghilterra che ha scritto le sue opere letterarie in tedesco. Morì a 57 anni nel 2001 in un incidente stradale vicino Norwich.
Un quarto di secolo è un tempo sufficiente – nella nostra industria letteraria e culturale – per essere dimenticati anche più di una volta. Purtroppo sembra che in questo momento la germanistica tedesca non si occupi di Sebald.

La eccellente qualità della edizione di poesie di Sebald è dovuta alla traduzione e alle note di Ada Vigliani e costituisce un altro degno membro del catalogo della Adelphi che si dedica da lungo tempo all’opera di Sebald. La edizione della Adelphi sarà molto apprezzata anche da coloro che conoscono Sebald principalmente attraverso la sua prosa.

Tradurre può essere una musa spinosa, con possibili naufragi tra Scilla e Cariddi, tra “fedeltà all’originale” e “rinascere con bellezza in un’altra lingua”. Sebald a volte ha sofferto molto a causa delle traduzioni inglesi delle sue opere. Un punto particolare nella sua scrittura sono i numerosi oscuri riferimenti ad altri autori e il suo stile a volte arcaico, o meglio invece, lo stile di chi conosce veramente la propria lingua.

Ada Vigliani non solo è riuscita a creare una sensibile e attenta traduzione ma fornisce il lettore anche di un piccolo apparato di undici pagine di note. Un aiuto assolutamente essenziale che eleva questa traduzione perfino sopra il livello della edizione tedesca che, nella adesso terza edizione del 2017, è ancora senza l’annotazione, rendendo l’edizione quasi illeggibile. Anche un lettore avanzato non sarà in grado di risolvere tutti gli enigmi del testo di Sebald senza un aiuto, dato che Sebald è uno scrittore spesso criptico e ermetico di infinite allusioni. Certo, un’edizione bilingue sarebbe “il migliore dei mondi possibili”. Tradurre i poemi brevissimi qualche volte fallisce perché il loro significato rimane inaccessibile, invece tradurre quelli lunghi richiede un apparato esplicativo più lungo della poesia stessa perché l’universo di Sebald è un garbuglio d’un infinito numero di fili. Infatti nella sua prosa si mescolano immagini, memorie, viaggi, sentimenti, atmosfere, il passare del tempo. Ogni luogo ha una complessa, stratificata storia.

“Poesie scelte” di W. G. Sebald: “La polvere del tempo”

In questo saggio faccio soltanto un riferimento molto limitato ai capolavori della prosa di Sebald, come Gli emigrati (1992 1a tedesca, 2000 1a ital.), Gli anelli di Saturno (1995 1a tedesca, 1998 1a ital.) o Austerlitz (2001 1a tedesca). Mi limito invece alla poesia di Sebald, i suoi contenuti, la sua funzione ed il suo significato nell’opera complessiva. Il lettore che sente un’affinità con l’universo della letteratura di Sebald è con tutta probabilità familiare con la sua prosa. E Sebald ha sottolineato che la sua prosa ha sempre avuto il primato, una prosa che ha molto spesso fatto ricorso a un ampio spettro di moduli letterari.

Il segno distintivo del suo stile di scrittura, il segno che ha attirato tanti lettori, è la relazione molto variabile fra immaginazione e realtà. Sebald è un autore per lettori seri. La sua è un universo di prosa dove si intrecciano, si amalgamano vite vissute, immaginate, sempre frammentate e reinterpretate dalla Storia; una letteratura metamorfica di saggistica, narrazione, letteratura di viaggio, di Storia o storia naturale, (auto)biografia e documentazione. Il modo in cui Sebald ha mescolato le vite degli altri, veri o immaginari, cioè il suo materiale per costruire e assemblare i suoi personaggi stratificati qualche volta è stato criticato come “identity theft” o addirittura come “cultural appropriation”, ma questa accusa mi sembra sia un’aberrazione dell’accademica alla moda.

Sebald durante tutta la sua vita ha scritto testi di natura poetica: “Nach der Natur” [Secondo Natura] (1992 1a tedesca [alcune poesie anche prima]; 2009 1a ital.), “Unerzählt” [Inenarrato] (2003 1a tedesca, postuma) e la presente edizione (2008 1a tedesca, postuma). Le tre parti consecutive dell’ultima edizione sono attribuibili agli anni settanta, ottanta e novanta, rispettivamente. Sebald è stato un instancabile collezionista di sentimenti evocati da luoghi e paesaggi, di citazioni, atmosfere, della Storia che si annida, manifesta, nasconde e cela in stanze, case, città. Per trovare una espressione per l’obiettivo fondamentale della poetica di Sebald mi viene in mente una citazione di Giorgio Messori (del 1992) che ho letto recentemente:

“C’è sempre una memoria depositata sulle cose, nell’interno di una casa o fra i muri e gli edifici di città. C’è sempre una memoria e un pensiero che porta lontano a immaginare lungo i solchi della terra o nell’orizzonte del mare, in una sfumatura del cielo […] Può essere anche la percezione di un solo momento, ma sarà un momento che basterà a se stesso. E sarà un viaggio che ci porta molto lontano, perché in quello stesso momento sarà come aver visto tutto il mondo.”
in: Fin dove può arrivare l’infinito? Milano, 2012 [su Luigi Ghirri e Giorgio Morandi]

Sebald è stato uno scrittore sempre in viaggio. Le sue poesie spesso hanno il carattere di un libro di schizzi e crescono come semi di pensieri e di sentimenti coltivati in una serra, semi raccolti durante i viaggi. E spesso questo materiale ha fatto il passo ulteriore da poema verso la sua prosa. Il traduttore della edizione inglese di “Über das Land und das Wasser” invece della traduzione “Über” (proprio l’equivalente del “Sulla” della Vigliani) ha scelto l’inglese “Across” (= attraverso), perché “many of the poems …re-enact travel “across” various kinds of land and water.

La biografa inglese Carole Angier nel 2021 ha pubblicato una biografia molto attraente, piacevole e leggibile di Sebald. Tutt’altro che una lapide germanistica; la biografia fornisce i più importanti dettagli sulla vita di Sebald, nella misura in cui questi dettagli sono accessibili oggi, se mai lo siano. Il libro ancora non è disponibile in italiano. La critica tedesca l’ha accolta ingiustamente con riserva. Un’altra ampia biografia non è stata mai scritta in tedesco. Sebald sin dal 1993 ha avuto un rapporto teso e limitato con il mestiere di un letterato tedesco. Le critiche sono state molto positive in Germania sin dagli “Emigrati” fino a “Austerlitz” ma le sue opere sono state sempre più apprezzate e riconosciute fuori della Germania come eventi di grande importanza letteraria. Certo, Sebald era un recluso che ha preferito vivere per quarant’anni in Inghilterra, non era in Germania per raccogliere altri riconoscimenti o per fare il commerciante della sua letteratura.

Angier già all’inizio del suo libro esprime con grande chiarezza che Sebald è sempre stato un solitario. Questa riservatezza, la sua profonda solitudine e il suo pessimismo hanno certamente contribuito alla freddezza e irritazione di una critica progressista. “… the darkness of his vision extends much further, to the whole of human history, to nature itself.”

Vieni, sacra Malinconia!

Prima di passare a qualche esempio della poesia di Sebald, ecco alcune considerazioni generali sulla storia e la funzione della malinconia nella letteratura europea.

Michael Krüger nel 1983 in una notevole recensione della stupefacente antologia “Komm, heilige Melancholie” (un’antologia di poesia malinconica tedesca e europea, curata da Ludwig Völker [Stoccarda 1983]) presenta la “malinconia” al lettore come la “sorella muta dell’illuminismo”. Che l’attività intellettuale e la malinconia, – quest’ultima “una specie di lutto universale su qualcosa un tempo perduto”-, siano due fermate spesso molto vicine sulla stessa strada che porta verso la conoscenza e la comprensione della nostra esistenza, è un vecchio e ben documentato topos del pensiero occidentale sin dai tempi del Rinascimento.

Nel corso dei secoli sono esistite tante sfumature di questo sentimento. Da una passione semplicemente dolorosa e adirante come nelle rime LXXII di Dante …

Un dì si venne a me Malinconia
e disse: «I’ voglio un poco star con teco»;
e parve a me ch’ella menasse seco
Dolore ed Ira per sua compagnia
Ed io le dissi: «Partiti, va via»;

… alla affidabile compagna e redentrice invocata dal pensatore sofferente:
Komm, Königin erhabner weiser Gedanken,
Du Schwester ernster Phantasie!
Du Wächterin des philosophischen Kranken,
Komm, heilige Melancholie!

[Vieni, Regina dei sublimi e saggi pensieri
sorella tu del pensiero profondo!
Protettrice tu del malato filosofico,
Vieni, sacra Malinconia!]

Johann Jakob Guoth (1743-66), An die Melancholie

La malinconia come musa del bisognoso e solitario scrittore, rappresenta “la scoperta di grande portata fino a oggi del collegato fra esperienza di dolore e la sua soppressione nella poesia” (Krüger):

C’est une humeur mélancolique, et une humeur par conséquent très-ennemie de ma complexion naturelle, produite par le chagrin de la solitude en laquelle il y a quelques années que je m’étais jeté, qui m’a mis premièrement en tête cette rêverie de me mêler d’écrire. Et puis, me trouvant entièrement dépourvu et vide de toute autre matière, je me suis présenté moi-même à moi pour argument et pour sujet. C’est le seul livre au monde de son espèce, d’un dessein farouche et extravagant. Il n’y a rien aussi en cette besogne digne d’être remarqué, que cette bizarrerie ; car à un sujet si vain et si vil, le meilleur ouvrier de l’univers n’eût su donner façon qui mérite qu’on en fasse compte.
(Un classico della tradizione malinconica: Michel de Montaigne, Essais Livre II, Chapitre VIII)

I sentimenti verso la Mélancolie non sempre sono stati ben accetti anche più recentemente. Mentre Nicolas de Chamfort (1741 – 1794) scrive

“Il y a une mélancolie qui tient à la grandeur de l’esprit”

per “les Encyclopédistes” i malinconici erano solo un caso per la medicina:

“Mélancolie, s. f. C’est le sentiment habituel de notre imperfection. Elle est opposée à la gaieté qui naît du contentement de nous-mêmes : elle est le plus souvent l’effet de la faiblesse de l’âme et des organes : elle l’est aussi des idées d’une certaine perfection, qu’on ne trouve ni en soi, ni dans les autres, ni dans les objets de ses plaisirs, ni dans la nature : elle se plaît dans la méditation qui exerce assez les facultés de l’âme pour lui donner un sentiment doux de son existence, et qui en même temps la dérobe au trouble des passions, aux sensations vives qui la plongeraient dans l’épuisement.
(Encyclopédie 1751, lemma “Mélancolie” a cura di Louis de Jaucourt)

Il sociologo tedesco Wolf Lepenies nel suo studio “Melancholie und Gesellschaft” (1969) fa riferimento a altri avversari della malinconia citando le parole del suo collega Robert King Merton (1910 – 2003) che descrivendo alcune forme di comportamenti devianti nella società moderna, definisce la malinconia come comportamento di ritiro che attira la condanna sociale, perché mette in discussione la società senza attaccarla. Il ritiro si manifesta in mera passività, un ritiro nella fantasia. Questi “passivi” non creano nuovi gruppi, ma conducono una vita solitaria e privata.

Nonostante il fatto che queste osservazioni sociologiche di alcuni decenni fa oggi siano un po’ scontate, sono una valida descrizione delle animosità spesso sentite verso la malinconia, soprattutto da coloro che sono in possesso di varie “dottrine della salvezza” di tipo politico, sociologico, filosofico e da coloro per cui la vita è una avventura di auto-miglioramento che si trascorre in comunità. Per ogni fastidioso stato d’animo c’è una redenzione, o almeno una pillola che ti fa funzionare di nuovo. 

Alcuni esempi della poesia

Il lettore dei romanzi di Sebald ritrova tanti motivi e personaggi che sono stati già protagonisti della sua poesia. Due poemi degli anni novanta ci portano a Marienbad, città termale di grande storia in Boemia, che nel 1823 è stata il palcoscenico di un folle e invano amore del 74enne Goethe per la 19enne Ulrike von Levetzow, – finito male per lui ma non per la letteratura tedesca che in questo modo è stata arricchita dalla Elegia di Marienbad, scritta da Goethe subito dopo gli avvenimenti che da 200 anni occupano i posteri. La robusta filosofia con la quale Goethe affronta la vecchiaia (che parafrasando lo studio di Ernst Osterkamp sul tardo Goethe può essere riassunta come “partecipazione attiva e continua; l’imperativo dell’attività permanente; nessun dolore di caducità; solitudine sì, ma produttiva!) gli ha permesso di continuare il suo lavoro letterario per un altro decennio fine alla morte nel 1832.

Alcuni motivi del poema “Due anni or sono” di Sebald riemergono nel 2001 nel suo ultimo grande romanzo “Austerlitz”, il luogo è sempre Marienbad. Un altro lungo poema porta proprio il titolo “Marienbader Elegie” ed è più vicino alle faccende di Goethe. Ma il focus di Sebald non è lo stato d’animo di Goethe. Il focus invece è sul luogo di Marienbad e riflette sul tempo che passa, il tempo di qualsiasi vita, anzi il tempo del mondo. È un certo suono nello stile di Sebald, un suono di un osservatore disinvolto, distaccato, un suono del “è così, niente da fare”.

Qui brevi tratti delle due lunghe poesie:

Due anni or sono
….
In albergo chiedemmo di accendere
il camino anche se era piena estate.
Più tardi attraverso un velo scuro
di pioggia restammo a guardare
dalle finestre aperte, avvolti nelle
nostre pesanti vestaglie scozzesi,
un aldilà in penombra.
Ma non rimane il mondo?
così domandasti, una verde landa
non si estende lungo il fiume
in mezzo a cespugli e prati? Il raccolto
non matura dunque? Sulle pareti
rocciose l’ombra del sacro
non aleggia più? E quello che
di là sotto sta salendo non è forse
il colore grigio della notte?

Elegia di Marienbad

Mi è facile immaginarlo
mentre percorre la fuga
delle tre stanze esposte
a sudovest con indosso la
finanziera color cannella
nei suoi pensieri

sui temi più vari
immerso ad esempio
il progetto d’una
teoria delle nuvole su cui
già da tempo va meditando
seppur un po’ distratto

& volubile a causa
della passione per
Ulrike cui si deve il suo
ritorno ora per la terza volta
in questo luogo che di nuovo
lo attrae. Guarda

… E poi c’è
ancora un ‘incisione

che mostra la signorina
von Levetzow giunta
alla sera della sua vita.
Chi quel giorno ne aveva chiesto
la mano adesso è già da tempo
sotto terra & lei

in un pesante abito di taffetà
grigio è ritta accanto a
un tavolo coperto di libri con
un’orrenda acconciatura
tutta ricci & il viso
d’un bianco spettrale.

Alla fine un altro esempio molto semplice, il poema “Wintergedicht” dagli anni sessanta:

Wintergedicht
 
Das Tal hallt wider
Vom Klang der Sterne
Vom Ausmaß der Stille
Über dem Schnee und den Wäldern.
 
Das Vieh ist im Stall.
Gott ist im Himmel.
Das Jesuskind in Flandern.
Wer glaubt wird selig.
Die heiligen drei König
Gehn auf der Erde.
Poesia invernale
 
Nella valle echeggia
Il suono delle stelle e
La vastità del silenzio
Sopra la neve e i boschi.
 
Il bestiame è nella stalla.
Dio è in cielo.
Gesù Bambino nelle Fiandre.
Chi crede sarà beato.
I tre Re Magi sono
In cammino sulla Terra.

Nella prima parte sperimentiamo sulla nostra carne un universo che non concede neppure la soddisfazione di dichiararsi “nemico”. Questo cielo tace, è indifferente, la massima crudeltà e umiliazione per l’uomo.

Nella seconda parte appare l’ordine terrestre come noi preferiremmo immaginare – per calmarci o è una espressione caustica dell’autore? Una poesia come una didascalia sotto il quadro “Cacciatori nella neve” di Pieter Bruegel il Vecchio.

W.G. Sebald adesso sarebbe un ottantenne e come altri scrittori della stessa età avrebbe guardato indietro nel tempo e nella vita.

La Storia e la storia dell’intelletto o della letteratura non vanno sempre mano nella mano e anche i tempi peggiori hanno la loro manciata di autori importanti.

Ma se si confrontano i primi 25 anni del XX secolo (la Grande Guerra e altri orrori esclusi) con gli ultimi 25 anni, il XXI secolo intellettualmente non fa bella figura, specialmente se si prende in considerazione l’enorme industria culturale dei nostri giorni. Sono sicuro che Sebald, melancolico uomo senza illusioni, con la sua presenza sarebbe stato in grado di migliorare questa bilancia tramite altri due o tre capolavori che ora ci mancano. Il tempo continua a passare.

W.G. Sebald, Sulla terra e sull’acqua. Poesie scelte 1964 – 2001. Milano 2025. Le opere di Sebald sono pubblicate da Adelphi sempre nella traduzione di Ada Vigliani.


W.G. Sebald, Über das Land und das Wasser. Ausgewählte Gedichte 1964 – 2001, 20173 München, Hanser

Carole Angier, Speak, Silence. In search of W.G. Sebald, 2021, London, Bloomsbury Press
(Una edizione italiana non esiste. Data la stima di cui Sebald godeva anche in Italia questa è un’inaccettabile lacuna.)

Komm, heilige Melancholie. Anthologie deutscher Melancholie-Gedichte, a cura di Ludwig Völker, 1983, Stuttgart, Reclam
Vorrei usare l’occasione per consigliare al lettore interessato la lettura d’un altro volume di W.G. Sebald: “Soggiorno in una casa di campagna”

Su Gottfried Keller, Johann Peter Hebel, Robert Walser e altri
(Traduzione di Ada Vigliani) Milano 20122, Adelphi
(È stato Pietro Citati a scrivere una recensione di questo libro il 12 ottobre 2012.)

“Poesie scelte” di W. G. Sebald. Egregio lettore.

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