Egregio Lettore

Divinità minori: il romanzo “KAIROS” di Jenny Erpenbeck nella critica letteraria in Germania e in Italia. Politica e Letteratura

La massima autorità, Paulys Realencyclopädie der classischen Altertumswissenschaft, ci insegna che Καιρός è il dio o almeno la personificazione del “momento opportuno”, quindi una divinità minore.[Nell’illustrazione vediamo un rilievo in marmo dal Museo di Antichità di Torino che dimostra proprio il Καιρός.]

Egregio Lettore.

Il libro di Jenny Erpenbeck KAIROS è uscito per la prima volta in Germania nel 2021 (edizione italiana della Sellerio, 2024; tradotta da Ada Vigliani). Da qualche mese la divinità alata del  Καιρός è molto presente anche nei cieli delle sezioni culturali dei giornali e siti online italiani. L’ultima volta che abbiamo visto qualcosa di una simile dimensione da un autore di lingua tedesca forse è stato W.G.Sebald. Il libro della Erpenbeck ha ricevuto una spinta ulteriore con il conferimento dell’International Booker Prize 2024 a Jenny Erpenbeck per questo romanzo.

Sono stato un po’ riluttante a scrivere questo articolo. Scrivere sulla “attualità” prima che la polvere si sia depositata, scrivere come risposta dopo l’ennesimo premio letterario, questo mi mette un po’ a disagio. Ma io credo che tanti autori di recensioni e gli scribacchini delle quarte di copertina nei dipartimenti di pubblicità hanno elogiato il romanzo per ragioni sbagliate. Vi sono ragioni che rendono opportuno discutere non solo il romanzo ma anche la sua risonanza nella critica. Vorrei sottolineare alcune carenze sia del romanzo sia della critica.
Non ho mai avuto grande riguardo per il concetto del “no spoiler” (vale forse in caso di un giallo). Ma forse c’è qualcuno che preferirebbe leggere il romanzo prima.

Data la portata del presente articolo è stato necessario leggere i numerosi articoli più significativi. La critica nei giornali almeno in Germania è spesso un covo di serpi, con litigi pubblici sulla sovranità dell’interpretazione, della correttezza politica e altri fattori estranei alla letteratura. Consumata in grande quantità la critica letteraria è poco digeribile come la critica musicale, cinematografica o gastronomica. Troppo spesso mancano i criteri obiettivi e dominano le convinzioni politiche. Ma l’arte della distillazione consiste nella condensazione della giusta frazione di vapore. Spero che sia riuscito a raccogliere gli aspetti più significativi.

Germania anno 1989

Ricordiamo brevemente gli eventi del “Annus mirabilis” 1989, anno della caduta del muro di Berlino che ha diviso Berlino-Ovest e Berlino-Est sin dal 1961. Questo è utile perché è la base del problema letterario trattato in questo articolo, delle discussioni qualche volta velenose in Germania e in seguito della riluttanza e il disagio tedesco di continuare questa discussione.

Alla questione se la DDR fosse stato un Unrechtsstaat, uno “stato illegittimo”, uno “stato di non diritto”, anche oggi da parte di molti politici con incarico governativo dopo tante schermaglie viene data la risposta NO. E questa è una indegna, flagrante negazione della ingiustizia che è stata fatta durante i quasi quarant’anni della esistenza della DDR. Una negazione chiaramente causata dallo sguardo verso i potenziali elettori e un quasi compulsivo desiderio tedesco per il consenso. Troppe vite e destini sono impigliati in questo complesso. Una risposta che può affermarsi davanti al tribunale della Storia non si può aspettare nel prossimo futuro. E quando questo prossimo futuro finisce sarà troppo tardi – nessuno sarà più in grado di ricordarsi o gli attori saranno tutti morti.

La discussione su Unrechtsstaat SI o NO ha una lunga tradizione in Germania. Questa definizione era stata applicata per la prima volta per lo Stato nazista dopo un processo nel 1953. La discussione si replica dopo il 1989, questa volta con la ex-DDR al centro della indagine. Si può dire che una definitiva risposta giuridica sul caso DDR non sia mai stata trovata. Oggi i politici di tutti i partiti, di ogni colore, una volta dicono SI, un’altra volta dicono NO, come conviene. Dipende sempre dal pubblico e l’occasione: evento commemorativo o elezioni. Non si vuole perdere un voto. Ma torniamo a questa discussione più tardi.

Nonostante alcune “nicchie private” la DDR è stato una costruzione basata su paura, menzogne e spionaggio contro la propria popolazione. Coloro che non erano in grado di adattarsi spesso hanno pagato con la propria vita.
Quando nel 1989 il crollo economico diventa inevitabile e decine di migliaia di cittadini abbandonano la DDR attraverso l’Ungheria, con una opposizione interna della DDR sempre più forte, arriva il 9 novembre, quando durante una irreale e burlesca conferenza stampa di un funzionario dell’Est, accade l’assolutamente inaspettata apertura del muro, un momento di immensa gioia. Questa caduta arriva così veloce e inaspettata che tanti sentirono la novità soltanto la mattina dopo alla radio, il governo della DDR compreso.
Molto velocemente le vicende si evolvono verso una riunificazione dei due stati tedeschi formalizzata con il contratto del 31 agosto 1990.
Dopo l’iniziale entusiasmo presto si fanno sentire le dolorose conseguenze della risultante ristrutturazione della DDR con vincitori e perdenti, tante frustrazioni e aspirazioni deluse. Per tanti il lavoro d’una vita viene deprezzato. Nasce la Ost-algia. Le relazioni fra l’ovest e l’est della Germania oggi sono tese, non ultimo dovuto alla frequente arroganza con la quale la élite politica e anche culturale dell’ovest ha cercato di imporre il proprio punto di vista sull’est.

Sofferenze infinite e tante vite spezzate. Per un autore certamente un materiale che richiede una penna tolstoiana. Questo romanzo non è ancora stato scritto. E anche Jenny Erpenbeck non ha scritto questo romanzo!

L’autrice Jenny Erpenbeck

Qualche informazione sulla persona: Erpenbeck è nata nel 1967 in una famiglia di intellettuali di Berlino-Est (DDR). I nonni paterni, convinti attivisti communisti nel 1935 emigrano in Unione Sovietica a Mosca. Ritornano nel 1945 nella zona occupata dai sovietici con i “pretoriani” del Gruppo Ulbricht [Altro membro di questo gruppo è il 24enne Wolfgang Leonhard]. Erpenbeck e i genitori senza dubbio fanno parte della privilegiata élite comunista della DDR.  

Dal 1988 Erpenbeck studia teatro. Dopo una prima pubblicazione nel 1999, Erpenbeck scrive romanzi, racconti e opere teatrali. Riceve vari premi letterari in Germania e internazionali (per esempio Premio Strega Europeo 2017 e naturalmente l’International Booker Prize 2024). Nel 2017 riceve “l’Ordine al merito di Germania”. Inoltre fa parte di numerose associazioni accademiche e professionali.

Sinossi del romanzo Kairos

Il romanzo comincia con la morte di Hans nel 1992. La sua ex-amante Katharina, in questo momento si trova negli Stati Uniti. Sei mesi dopo, tornata a Berlino, riceve due scatoloni, il lascito di Hans per lei, carteggio, appunti, cassette audio, la loro vita insieme fine al 1992. Il loro erotismo infatti è stato sempre anche una relazione attraverso le parole scritte.

Siamo nella vecchia DDR. Tutto comincia nel giugno 1986 quando il 53enne Hans e la 19enne Katharina si incontrano per caso a Berlino-Est. Kairos è al timone. Alcuni sguardi, un sorriso, scossa! Dopo poche ore sono una coppia, così deve essere! Lui è un autore di libri e lavora per la radio, lei un’apprendista di tipografia. Katharina viene a sapere che Hans è padre di famiglia con moglie e figlio, con altri amori finiti. E lei imparerà molto presto che lui non ha l’intenzione di lasciare la famiglia. Hans, disilluso dello Stato, della Storia, si sente molto legato ai vecchi protagonisti del comunismo, anche nell’arte, musica, letteratura, o filosofia. Lui vive una vita privilegiata, con passaporto e nicchia culturale abbastanza confortevole. Nella relazione con Katherina lui fa la parte del macho (con una predilezione per giochi sadici), che spiega il mondo a una giovane, un po’ ingenua ragazza. Al cuor non si comanda.
Passano i mesi per gli amanti. La moglie di Hans lo butta fuori di casa e quando Katharina cambia città per lo studio, ha una furtiva relazione con un collega. Hans per caso scopre questo fatto e svela la sua vera natura cattiva e crudele. Hans è indignato. “Ma come ti permetti!” Lui comincia una perfida, umiliante procedura inquisitoria durante la quale stigmatizza il “passo falso” di Katherina per mesi. Ma lei non lo lascia, continua a essere torturata e picchiata, continua a rispondere alle domande che arrivano in forma di cassette audio. La relazione è sfociata nella depravazione. “Tu sei l’inganno in persona, senza anima, traditrice”. Così “parla” lui e torna dalla moglie.
Il nove novembre il muro cade. Katharina come tanti altri dorme durante la rivoluzione. Per Hans e Katharina la caduta del muro rappresenta una fine deprimente, una sconfitta e dissoluzione totale. Dopo pochi mesi ogni speranza per una eventuale riforma dello stato è spenta. Dopo le prime libere elezioni nel marzo 1990 tutto si dirige velocemente verso la riunificazione durante la quale tutte le vecchie istituzioni e certezze spariscono. Hans rimane saldo nel suo passato e rimane con la moglie. Katharina si tuffa nella vita, resta incinta da un altro, abortisce e non vede Hans mai più.
Nell’ Epilogo Katharina viene a conoscenza, da un fascicolo della Stasi, di un uomo di circa trent’anni che si arruola nel 1964 come IM, collaboratore informale, della Stasi, la polizia segreta della DDR. Il suo nome in codice, Galilei. Quest’uomo è Hans. I suoi superiori ipotizzano che i motivi di Hans sono una miscela di convinzioni politiche e la ricerca di vantaggi personali. Hans rimane collaboratore attivo fine al 1980 e sarà allontanato nel 1988. I suoi superiori questa volta ipotizzano che i dubbi di Hans lo hanno spinto verso “insoddisfazione di sé e del proprio ambiente e all’apatia.”

Una questione arriva subito durante la lettura: Che intenzione ha la scrittrice quando mette a lato una storia d’amore così grigia e deprimente con eventi degli ultimi giorni della DDR? La costellazione Hans – Katharina è voluta dalla autrice come riflesso del tramonto della DDR, ma esclusivamente o in che misura? Hans e Katharina, il vecchio e la giovane in una relazione che si rompe di fronte alla realtà dello stato e i cambiamenti sociali?  Ma come modello non funzionano perché ambedue i protagonisti sono inadeguati a fare da modello al crollo. Il diciottenne Hans all’inizio degli anni cinquanta trasloca dall’ovest della Germania a Berlino-Est. Questo per le sue convinzioni politiche e per ribellione contro il padre nazista. E nel 1980 è un comunista disilluso che non è più utile come informatore per la Stasi. Katharina nel 1986 è una pagina bianca. Tante delle sue convinzioni e opinioni sono di natura acquisita sotto l’influenza del “Pigmalione” Hans. Cosa rappresentano questi due? Il fallimento della loro relazione è davvero una conseguenza del crollo della DDR? Oppure è solo un comune disallineamento di amanti spaiati?

Un romanzo come questo della Erpenbeck racconta una storia fittizia ma ambientata in circostanze storiche precise, diversamente sarebbe una menzogna. Questo fatto rende necessario che anche una recensione fa riferimento a una rete di dati e fatti connessi, specialmente quando si tratta d’una traduzione. Il romanzo non può fornire tutti i dettagli storici senza diventare un libro di scuola. Serve uno sforzo del lettore e serve un aiuto da parte delle recensioni, un aiuto per il lettore ad avvicinarsi e familiarizzare con il tema.

È stato il rifiuto del governo della DDR, fino all’ultimo respiro, a cambiare la rotta della economia, la causa del crollo. La “rivoluzione” del novembre ’89 ha causato nello stesso momento non solo un crollo politico e istituzionale ma anche economico, con conseguenze catastrofiche.

Alcune recensioni che sono state considerate per questo articolo:
La Repubblica, 2.11.2024
TAZ Berlin, 30.5.2024
TAZ Berlin, 18.10.2021
L’Indice dei libri del mese, dicembre 2024
Doppiozero.com 19.12.2024
Pangea.news, 4.12.2024
La Lettura, 23.6.2024
DIE ZEIT, 22.5.2024
Deutschlandfunk.de, 14.6.2024
NZZ 13.5.2024
NZZAS 21.10.2021

Un eccellente articolo sulla fine della DDR : ” Das Ende der DDR 1989/90″
di Ilko-Sascha Kowalczuk, è scaricabile su https://www.bpb.de/shop/zeitschriften/apuz/295457/das-ende-der-ddr-1989-90
[bpb = Bundeszentrale für  politische Bildung]

Wolfgang Leonhard: Spurensuche. 40 Jahre nach “Die Revolution entlässt ihre Kinder”
1992, Köln, Kiepenheuer und Witsch

Nel 1990/91 Wolfgang Leonhard [1921-2014] ha condotto alcune interviste con rappresentanti di spicco della vecchia DDR appena crollata, persone che una volta hanno avuto cariche importantissime. Dalle risposte di questi “insider” si capisce che già nel 1985 sarebbe stato troppo tardi per dare un via alle riforme. (Si consulti il suo libro Spurensuche. 40 Jahre nach “Die Revolution entlässt ihre Kinder”.) Problemi che si trovano al centro della vecchia guardia della DDR: la incapacità di separarsi dallo stalinismo, anche quando Stalin è già morto, le “distorsioni” di “giustificare” il patto Hitler – Stalin, la mancata volontà di adattarsi ai progressi ideologici nella Unione Sovietica, il rifiuto di cambiamenti economici (fattore di altissima importanza nella caduta del muro), l’isolamento totale della vecchia gerarchia dal popolo.

Leonhard ha avuto un accesso privilegiato a questo gruppo di persone perché alcuni erano vecchi conosciuti da decenni, ex amici dagli anni della scuola, della sua gioventù in Russia (sin dal 1935) o dai tempi del Gruppo Ulbricht. Il gruppo Ulbricht è stato un gruppo di comunisti tedeschi esiliati che il governo sovietico nel 1945 invia da Mosca al settore sovietico di Berlino per stabilire l’ amministrazione russa nel settore, il nucleo della vecchia guardia. Il 24enne Leonhard è stato membro del gruppo fino alla sua fuga nel 1949 in Jugoslavia. Dagli anni cinquanta fino al 1987 studioso con specializzazione ‘Storia della Unione Sovietica’; dal 1966 al 1987 Yale University, New Haven/USA. Il suo libro più famoso “Die Revolution entläßt ihre Kinder”, 1955.
I suoi libri, analisi del comunismo tedesco senza illusioni, non sono mai stati tradotti in italiano. Questo forse è dovuto alle difficolta del comunismo italiano di vecchia stampa a confrontare i sui rapporti con il comunismo sovietico e la sua eredità. Si ricordino anche gli oppositori accaniti di Elsa Morante subito dopo la pubblicazione del suo romanzo “La Storia”.

Le sofferenze dell’uomo nel contesto immutato della Storia insensata, questo quadro certamente non è molto apprezzato fra coloro che ancora credono di essere in possesso d’una dottrina salvifica.

Le recensioni italiane del romanzo Kairos evitano i delicati aspetti politici del libro (o forse non li conoscono perché non conoscono i dettagli storici) e si concentrano spesso sull’aspetto della storia d’amore (con linguaggio troppo fiorito, sovrastima e interpretazione eccessiva sentono anche un tocco geniale nella costruzione della coppia Hans – Katharina e nell’accostamento storia d’amore – Storia) senza dare troppo spazio alla questione che cosa l’autrice intenda con questo confronto amore e Storia. Le opinabili affermazioni politiche della Erpenbeck non vengono mai affrontate. Quando alcune recensioni sostengono che il romanzo sia ricco di referenze agli eventi dei mesi del crollo del muro, questo non è proprio il caso. Con 36 anni passati le ombre della dimenticanza scendono inarrestabili anche sugli eventi di una generazione fa, purtroppo anche in Germania. L’inarrestabile vis vitalis di coloro che preferiscono dimenticare.
Recensioni internazionali del romanzo Kairos spesso sono molto positive, così che un recensore svizzero ha constatato con amarezza che il poco che si sa della Germania si è imparato proprio dalla Erpenbeck, un fatto dovuto al suo stato di DDR-“whisperer”.

La tragedia della DDR resta nel fatto che un intero popolo è stato ostaggio delle idee, – fallite molto presto -, di un gruppo di vecchi uomini e dei loro collaboratori. Un abuso enorme anche di tanti cittadini di buona volontà.

Nel 2021 “Kairos” non ha trovato molto interesse con recensenti di lingua tedesca. Adesso alcuni media principali della Germania hanno pubblicato articoli addirittura imbarazzanti. Qualche volta al centro non è il romanzo ma l’evento del premio, del tenore “Wir sind Weltliteratur”. Secondo queste recensioni la Erpenbeck scrive la storia della grande perdita (quella della DDR), dello svanire di uno stato, senza trasfigurazione dei fatti, senza lamentazioni. Anche questo non è la realtà del testo. Erpenbeck durante una intervista con La Lettura ha risposta alla domanda “Speravate in Gorbaciov?”: “All’inizio, certamente. Ma Mikhail Gorbaciov ha anche dato via quel che non possedeva: la vita delle persone, e il significato delle loro vite.” In un’altra intervista con doppiozero.com la sua affermazione “La libertà non è stata di certo regalata. Ha avuto un prezzo e il prezzo è stata tutta la mia vita fino ad allora”. Jenny Erpenbeck ha sempre affermato che condivide con i suoi protagonisti questa sensazione di perdita, dello svanire, di nostalgia e malinconia. Lei definisce il 1989 come perdita di speranza e di utopie. “Noi abbiamo vinto contro noi stessi, e per questo la gioia si trasforma in odio.”
Ma ci sono altre voci, molto critici, in Germania, qualche volta nello stesso giornale che ha pubblicato già una agiografia della Erpenbeck.

Il critico più severo della Erpenbeck è lo storico, pubblicista e biografo di Ulbricht Ilko-Sascha Kowalczuk. Kowalczuk, critico stridente dei partiti della estrema destra e della estrema sinistra della Germania dei nostri giorni, è nato nel 1967 (stesso anno della Erpenbeck) a Berlin-Est (DDR), ha vissuto nella DDR e così conosce bene la vita quotidiana nella DDR e la natura di questo stato. Anche lui ha avuto una formazione comunista ma arriva a conclusioni molto diverse di quelle della Erpenbeck. Sul romanzo, la storia d’amore incorporata, mantiene le stesse riserve che abbiamo già discusso. L’aspetto su quale Kowalczuk riflette con rigore e fermezza come nessun altro sono le distorsioni politiche della Erpenbeck. Il romanzo “Kairos” per Kowalczuk è di nuovo una prova che l’analisi della storia della DDR continua a fallire. [Raccomando il suo illuminante articolo scaricabile sul sito bpb (cfr. sopra).]

Nonostante l’iperbole con cui tanti critici hanno accolto questo romanzo si deve costatare che non solo Καιρός ma anche l’omonimo romanzo sono soltanto “divinità minori”. Penso che sia importante contrastare queste nuove invenzioni del mito.

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