Un libro tra le mani

“Il fucile da caccia” di Inoue Yasushi, recensione: Un libro tra le mani

IL FUCILE DA CACCIA di Inoue Yasushi è uno di quei piccoli libri perfetti.

Perfetto nella struttura, nella forma, nella capacità di parlarti sottovoce, di metterti nella condizione di guardarti dentro e chiederti chi sei, cosa hai scelto di fare o essere nella vita.

Amare o essere amato?

C’è una condizione, tra le due, più facile? Meno dolorosa?
Quale richiede più coraggio e quale rende più felici?
A quanto pare l’autore non contempla la possibilità che le due cose possano coesistere…

Tre lettere.
Tre donne e un uomo.
Tre confessioni contenenti amore e disperazione, per raccontare l’immensa complessità delle relazioni umane.
Una grande, unica, voglia di liberarsi del fardello di un amore impossibile, anche se da tre angolazioni diverse.

E quando ormai tutto è stato vissuto, ogni amore consumato, ogni bugia svelata, rimane quella sensazione di smarrimento davanti all’impossibilità di conoscere veramente qualcuno.
Abbiamo tutti, indistintamente, una zona oscura, inavvicinabile e inconoscibile, a volte persino a noi stessi.

“Con una grossa pipa da marinaio in bocca,
gli stivali ai piedi,
e un setter che gli correva avanti,
l’uomo calpestava il terreno ghiacciato
salendo lento un sentiero erboso
sul monte Amagi, all’inizio d’inverno.
Venticinque cartucce nella cintura,
una giacca di pelle marrone bruciato,
e un fucile, un fucile da caccia,
un Churchill a doppia canna.
Cos’era a fare di lui un freddo guerriero,
armato d’acciaio bianco e splendente
per uccidere le creature?
In quel rapido incontro qualcosa
nell’alta figura del cacciatore di spalle
mi attrasse con forza inspiegabile.
Da quel giorno all’improvviso mi accade,
nelle stazioni delle città,
nelle strade affollate di notte,
di pensare: Ah, potessi camminare anch’io come lui!
Con quel passo così lento, calmo, freddo.
E ogni volta nei miei occhi chiusi
a fargli da sfondo non è il ghiacciato paesaggio
del monte Amagi all’inizio d’inverno
ma il bianco alveo di un fiume desolato, chissà dove.
Il suo fucile da caccia, lucido e splendente, gli preme sul fianco
scavando nello spirito solitario, nella carne solitaria
di quell’uomo di mezza età.
E una strana bellezza, umida di sangue,
emana da lui in quei momenti,
invisibile mentre punta il fucile sulle sue prede.”

“Il fucile da caccia” di Inoue Yasushi, Adelphi edizioni. Un libro tra le mani.

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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