Vivere leggendo

“L’una” di Claudio Ardigò: abbraccio in versi

La luna, musa ispiratrice di poeti e scrittori di ogni tempo, diventa, nei versi di Claudio Ardigò, amica, confidente, amante, luogo. La vita stessa.

“L’una”, di Claudio Ardigò, si apre con una poesia che sorprende trovare all’inizio della raccolta. Sembra più un finale, in realtà, un saluto che il poeta vuole fare a lettori e lettrici. Un accomiatarsi dalla vita o forse solo una sosta, lunga o breve non ci è dato sapere, scandita dalla ripetizione che accompagna l’inizio di ogni strofa.

Alla fine/del viaggio/mi ritroverò/negli occhi/che hanno/parlato/con la Luna.

Alla fine/del viaggio/mi ritroverò/nei posti/che hanno/percorso/il mondo/e conterò/le scarpe consumate/per restare fermo.

Alla fine/del viaggio/scioglierò/le corde dell’aquilone/annodate nei sogni/e toglierò/le mie stupide/mani/che ancora/tese/cercano le tue.

Come una nebbia, che nasconde e svela allo stesso tempo, la malinconia ricopre i versi di questa silloge. Una malinconia attraversata, non di rado, da sospiri di tristezza, da cambi di rotta rapidi e consapevoli. Pare voglia disorientarci, il poeta. Dire e non dire. Anche quando le parole sono chiare, non sempre lo è il senso: è il potere unico della Poesia.

Cari all’autore sono i temi universali che da sempre occupano i pensieri e gli scritti di poeti e poetesse:

lo scorrere del tempo

La vita/liquido/corre veloce/nell’immenso imbuto/del tempo

il ricordo, a volte memoria da difendere

sogno per non/dimenticare

a volte nemico

il sogno/mi difende dal ricordo/per non esserne ucciso

la solitudine per evitare il dolore

le (dis)illusioni

la disperata speranza

le domande irrisolte

La Luna: conforto e riparo

Le poesie di Claudio Ardigò inducono a riflessioni. Ed è un invito da accogliere soprattutto quando, come diceva una famosa canzone, “tra i capelli un po’ d’argento li colora”. Nell’età della consapevolezza, dei passi che via via si fanno più incerti nell’andatura ma che dovrebbero essere più fermi nelle convinzioni e nelle azioni. Eppure, il poeta si lascia andare a verità che non ha paura di svelare.

Nell’età che/richiede certezze/non sono mai riuscito/a liberarmi di te/e mai ho cercato/veramente/di liberarmi di te.

La consapevolezza nasce anche dall’ammettere le proprie debolezze e quelle mancanze che, forse, hanno reso la vita più preziosa. Ecco, allora, che la luna diventa un nido caldo in cui cercare, e possibilmente trovare, ristoro alla propria anima.

Chiedo conforto/alla Luna di giorno

sussurra il poeta.

È un conforto che tante/i di noi anelano, sotto il peso di pene e vuoti che soffocano le esistenze, nel quotidiano incedere nei labirinti colmi di persone e di assenze, di speranze mal riposte e di sguardi ormai perduti, di ferite mai cicatrizzate e di punizioni che infliggiamo a noi stesse/i,

tra lacrime e sorrisi/ferite e sogni/nell’arte salvifica/del dimenticare…

Claudio Ardigò è nato a Cremona nel 1957. Critico letterario, organizzatore della Fiera del Libro di Cremona, collabora con diverse case editrici ed è riconosciuto come uno dei massimi esperti italiani del poeta argentino Jorge Luis Borges. Da anni è attivo nel campo del volontariato. Ha pubblicato la sua prima silloge, “Amanti di carta”, nel 2015. 

 

 

 

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“L’una” di Claudio Ardigò, Seed Selvatiche Edizioni  Vivere leggendo

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