Un faro per la poesia

“Diario in forma di poesia” di Vittoria Ceriani: recensione libro

Al dorso di cammelli nell’Africa che si scopre ogni volta sorprendente, nell’epifania d’una primavera che si riflette nei salici piangenti del Serpentine, negli scorci d’una Parigi dagli scenari sempre mutevoli: in queste (e altre) cornici spazio-temporali, o ancore, si fissano e si esprimono i vissuti della poetessa Vittoria Ceriani che ci vengono raccontati in “Diario in forma di poesia”. Perché quest’opera è sì una raccolta di poesie, ma è soprattutto un diario personale che accoglie pensieri, sentimenti, emozioni, ricordi, incontri, amori, lutti, rimpianti, desideri che hanno scandito – e scandiscono ancora – la vita della Ceriani. Lo scrive molto bene, a mio avviso, Dacia Maraini nella Prefazione: «E se un poeta è già di per sé l’essere coraggioso che si svela al lettore senza censure, con l’orgoglio di intrecciare parole e sentimenti guardandosi dentro come spiando la propria anima dal buco della serratura, Vittoria qui ci offre la sua storia con sincera generosità».

In “Diario in forma di poesia” di Vittoria Ceriani, un aspetto che risalta è la dinamicità

Se dovessi indicare uno degli aspetti che più risalta in questo Diario che custodisce la vita della Ceriani, sarebbe quello della dinamicità. Le cose non sono mai uguali a sé stesse, neanche quando sono oggetto dello stesso sguardo che rinnova l’osservazione, perché neanche il nostro sguardo è più lo stesso. Così, aprire i “cassetti” della memoria (oltre che quelli di una scrivania che hanno per lungo tempo conservato «scritti e pensieri»), non importa a distanza di quanto tempo, consente alla poetessa di ritornare a quei momenti, ma, in questa attività, quei ricordi assumono un nuovo significato, sono colti ora sotto una nuova luce – e se pensate che questo sia qualcosa di troppo banale perché la poesia possa averne cura, sappiate che la poesia fa anche questo: mostra che nelle attività quotidiane e usuali – come il ricordare un fatto della nostra vita attribuendogli un nuovo significato – può esserci più profondità e dignità di quanto si pensasse, e che è giusto perciò soffermarcisi, esplorare con maggiore attenzione questi “mari nuovi”, riconoscere e capire «il loro bisogno di poesia».

E «all’improvviso nasce / il mio mare nuovo»

Come l’acqua delle onde del mare che bagnano ora la riva non è la stessa delle onde del mare che un attimo prima la bagnavano, così la Vittoria Ceriani che vive ora un’esperienza non è la stessa Vittoria Ceriani che ritorna su quell’esperienza divenuta ormai ricordo. La dinamicità di cui parlo sta tutta in questo spazio tra il presente che si vive e il presente divenuto vissuto, passato, che si può ricordare. Ed è da essa – da questa dinamicità, da questo spazio che può mutare l’interpretazione di quanto si è vissuto – che «all’improvviso nasce / il mio mare nuovo», questa «coscienza / scaltrita e senza bontà / che gradualmente / cambia significato al mare / sbiadisce i volti / in cerchi indistinti / e muta i suoni in rumor.

“Diario in forma di poesia” mostra inoltre la grande capacità di sintesi di Vittoria Ceriani

E leggendo “Diario in forma di poesia” non si può, inoltre, non ammirare la capacità di sintesi di Vittoria Ceriani. Vi devo confessare che sulla prima poesia che si ha l’opportunità di leggere – “Autunno” – ho indugiato a lungo; almeno per un giorno intero non sono andato avanti nella lettura, perché mi sono trovato a pensare che questi versi avrebbero potuto descrivere, in sintesi, la vita di qualcuno nella sua interezza e mi piaceva altresì poter ritornare sulle magnifiche immagini di cui mi facevano dono. Affinché possiate comprendermi, riporto con piacere questa meravigliosa poesia:

AUTUNNO

Morire, autunno,

di una morte dolce

come la tua,

che non ha schianti e lacrime,

ma il sorridente indugio

del tramonto.

L’agonia persuasa

di chi vede cader

le vane foglie della vita,

ma della sua speranza

fa la rondine

che migra ad altro cielo.

Non sarebbe stato l’unico caso, sebbene ci siano state poesie (poche, per la verità) con le quali non sono riuscito a trovare una connessione poiché mi parevano descrivere fatti troppo specifici, troppo personali perché riuscissi a trovare per me “un posto a sedere”, o riuscissi più semplicemente a immedesimarmici.

Vittoria Ceriani

Nonostante questa nota personale, posso dire che ci sono versi di talune poesie in questo Diario che mostrano davvero come la poetessa riesca, in modo sintetico, a definire immagini che sono in grado di catturare l’essenza di un sentimento o di un’emozione o, ancora, di un’esperienza in un modo mirabile e tale da colpirti, da lasciarti attonito per lungo tempo. Quando ciò accade, ti accorgi che questi versi sono reali quanto le pagine del libro che li accolgono e li senti, e ti fanno sussultare, con la stessa intensità dell’improvviso e inatteso taglietto di un dito procuratoti mentre distrattamente accarezzavi il bordo d’una pagina. Come descrivere meglio il rimpianto se non con i versi finali de “Il vizio”, ad esempio:

Adesso che li perdiamo

impariamo ad amarli

e ripetiamo

e ripetiamo il vecchio vizio

della leggerezza.

Addio, addio.

In fila le occasioni mancate,

i treni che non abbiamo preso,

le fermate cui non siamo discesi,

la felicità disconosciuta.

Addio davvero: abbiamo mancato di vivere.

Oppure, come non rimanere stupefatti di fronte alla sintesi della condizione umana descritta nei versi finali de “Il murzuq”:

Appesa al filo del tempo

sopra la voragine

recito la condizione umana

fra desideri e rimpianti.

In “Diario in forma di poesia” possiamo ritrovare noi stessi, pur nelle differenze esperienziali

La sua “storia”, dunque… Terminata la lettura di “Diario in forma di poesia”, mi sono chiesto che cosa fosse la vita, di che cosa si componesse, in fondo; se voi doveste raccontare la vostra vita, di quali elementi si comporrebbe la vostra storia? Ora, per quante differenze e unicità ci possano essere a definirla, la Ceriani, attraverso la maggior parte delle sue poesie, ci mostra che ci sono esperienze simili, che ci accomunano, nelle quali ci possiamo senza difficoltà ritrovare, ed è forse questa la qualità maggiore di quest’opera, a mio avviso.

È certo che le “impronte” che la lettura di quest’opera mi ha lasciato dureranno in me ben più del «tempo di un’onda»

In una poesia – la XX – della seconda sezione della raccolta intitolata “Un giorno al mare”, la poetessa scrive:

Stasera invece

qui in riva al mare

le impronte restano

il tempo di un’onda.

E come volete che rimanga

la nostra orma

e dove

se voi e io

finiremo

nel tempo di una vita?

Non so se queste mie parole possano avere il potere di rassicurarla, ma ciò che posso dire con convinzione è che le impronte, le orme che mi ha lasciato la lettura di “Diario in forma di poesia” dureranno in me ben più del «tempo di un’onda».

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Diario in forma di poesia” di Vittoria Ceriani, edizioni MC Editrice. Un faro per la poesia

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