“La piccola libreria sul Tamigi” di Frida Skybäck: la confortevolezza di un libro scontato

“LA PICCOLA LIBRERIA SUL TAMIGI” di Frida Skybäck è un libro che conferma l’importanza della copertina per una storia. Spiego. Tempo fa ho letto un altro libro di Skybäck, la cui copertina spiccava per la bruttezza, tanto che pensavo fosse stata generata con AI, ma la dicitura sull’aletta parla di un rimaneggiamento digitale di una serie di foto da stock.
Di questo libro, sempre edito Giunti, mi ha attirata la copertina. Grafica, pulita, con dei bei colori. Poi, cercando su Google, ho scoperto un’altra versione, sempre con quell’effetto AI che in realtà, come del resto la versione che piace a me, è un adattamento di foto da stock. Confesso che se avessi visto questa seconda copertina insieme al nome di Skybäck, forse avrei rinunciato. Quindi sì, le copertine hanno un peso importantissimo!
Ma veniamo alla storia.
La svedese Charlotte si trova ad affrontare una notizia sconvolgente: una zia di cui quasi ignorava l’esistenza le ha lasciato tutto. Solo che lei è in un momento difficile della propria vita, ha perso il marito in modo inaspettato e si è buttata nel lavoro e quindi vive quel viaggio verso Londra e la sua eredità come un fastidioso supplizio.
Arrivata in città, scopre che la libreria è popolata da tipi strambi (come sempre in questo genere di libri, ma lode a Skybäck che caratterizza bene i soggetti, dando a ognuno una trama personale che gli permette di vivere come personaggio e non solo come “tipo strambo”) e che i conti ovviamente non sono in regola. Che fare? Vendere tutto fregandosene del futuro di queste persone o provare a farsi carico di un’azienda da salvare? In fondo, è lavoro e così Charlotte si dedica alla libreria, scoprendo, a mano a mano che il tempo passa, dettagli sul passato della zia e della madre e di come mai le due non si sono più parlate.
Con “La piccola libreria sul Tamigi”, Skybäck non mi ha delusa, anzi è stata in grado di creare un’ambientazione che riesce laddove il B&B del titolo che avevo già letto non riusciva, e cioè farti pensare che oggi, nel 2025, con l’Italia che registra un ulteriore calo di libri letti, sia un’idea fantastica mollare tutto e provare a campare aprendo una libreria.
Forse mi è mancata la Londra che ho conosciuto: ho percepito più un microcosmo da villaggio inglese, nonostante il tentativo di far affiorare la città ci sia tutto. In generale, anche se la scrittura di Skybäck è scorrevole, non spicca per personalità, ma venendo dopo Coe, il paragone sarebbe stato impietoso a prescindere.
Come detto, alcune tematiche associate ai personaggi secondari sono meno scontate rispetto a “Bed & Breakfast and Books”, il che rende più apprezzabile l’intera storia. La parentesi romantica è scontata dalla prima riga, ma sarebbe stato pretenzioso aspettarsi qualcosa di diverso quando in un romanzo del genere entra in scena un bel tenebroso.
A conti fatti, quindi, se quindi dovessi consigliare un libro di Skybäck, sceglierei “La piccola libreria sul Tamigi”, avendo però cura di specificare di comprare l’edizione con la copertina bella.
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“La piccola libreria sul Tamigi” di Frida Skybäck, Giunti editore