Anche l’uomo è un animale, e l’animale difende la propria tana.
Al di là dell’enunciato, un po’ pretenzioso e temo ingiusto per gli animali, in tempi in cui quelli che millantano di essere umani, più che animali mi paiono bestie, resta il fatto che anche l’uomo è disposto a tutto pur di difendere la sua tana.
Piccola o grande che sia.
Asciutta o umida che sia.
Un meccanismo diabolico che consente al nostro amico Georges d’imbastire l’ennesimo sacrificio “umano” di un personaggio, immolato sull’altare del Dio Destino. E ai capricci degli Dei non si fugge, nemmeno se si muta continente, nemmeno se si trova un nuovo angolino in cambio dell’angolino di paradiso che non era un Paradiso, ma che è ugualmente Perduto.
Affilata e scarna la prosa, tagliente il canovaccio. Ancora un paio di aggettivi tanto per irridere i dettami di scrittura: ineluttabile il viaggio verso una geometrica conclusione, in questo romanzo “duro” del 1953, “quasi” americano, appena ripubblicato, per nostra fortuna, da Adelphi.
E che nessuno s’azzardi a chiamarlo “giallo”!
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“Delitto impunito” di Georges Simenon, Adelphi Edizioni. I libri di Riccardo