C’è un momento di non ritorno. Un punto dal quale niente è più come prima. Si spezza qualcosa, per sempre. Se vuoi sopravvivere devi farti scaltra, una faina. Quando finisci dentro all’inferno, ti devi inventare qualcosa per raggirare i pericoli, altrimenti sei spacciata prima del previsto.
In Le otto vite di una centenaria senza nome di Mirinae Lee entri nella vita di Mook Miran, sulla soglia dei cento anni vive in una casa di riposo. L’invasione dell’esercito giapponese in Corea l’ha portata, giovanissima, ad essere una schiave del sesso. È stata anche artista della fuga, assassina, ribelle, spia, amante, madre e altro. Ha patito la fame, è stata costretta a privazioni, ha subito violenza durante la Seconda guerra mondiale. Ha dovuto affrontare anni terribili sopportando cose inimmaginabili. Ma ha sempre trovato la forza di sopravvivere, vivendo anche vite che non le appartenevano del tutto.
Il romanzo è forte. La storia è sconcertante. La narrazione ha un suo fascino ed è anche irresistibile.
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“Le otto vite di una centenaria senza nome” di Mirinae Lee, edizioni Neri Pozza. Dream Book.