“La lettura de “L’arcipelago della nuova vita” di Andreï Makine ti proietta nella taiga russa durante la Guerra Fredda, quando ancora Stalin governa quell’immenso territorio definito U.R.S.S.; una taiga che pare essere immota, splendida e sconfinata. E non può non riecheggiare in te, a ogni passo che i cinque soldati russi compiono in questa difficile caccia di un prigioniero fuggitivo, astuto, risoluto e tenace, il notturno “Razluka” in F minore del compositore russo Mikhail Glinka, che, attraverso le sue note, pare essere in grado di alternare, rappresentandole, la bellezza e l’asprezza insieme di quel florido paesaggio su cui lo sguardo ammirato si posa all’entusiasmo e alle difficoltà insieme dell’inseguimento che pure fiacca i corpi e le menti, che pure chiede riposo a ogni piè sospinto.
“L’arcipelago della nuova vita” è una caccia al fuggitivo in una taiga bella e amara al contempo
“L’arcipelago della nuova vita” è però anche un riflesso del mondo contemporaneo e delle dinamiche che lo governano

(Fonte: www.it.wikipedia.org)
Questa storia non ci racconta solo la caccia disperata a un fuggitivo, ci mette di fronte al gioco del mondo che vuole scontri tra alterità, nemici perché ci siano amici, cattivi perché ci siano buoni, e tutto perché ci venga raccontato che, quando catturerai quel fuggitivo – simbolo di ogni male, di ogni cattiveria –, tu potrai dirti parte dei buoni, degli amici; sarai legittimato a definirti financo un eroe. «Sì, raggirare, mentire, colpire, vincere. La vita umana. Un bambino si stupirebbe: perché tutto ciò? In questa bella taiga, sotto questo cielo pieno di stelle. L’adulto non si sorprende, trova una spiegazione: la guerra, i nemici del popolo… E, quando la situazione diventa proprio invivibile, ti parla di Dio, della speranza! Cosa se ne fanno della luce divina i bambini che annegano sotto il ghiaccio?»
Un’altra vita possibile, un’altra prospettiva sul vivere nel mondo
Ecco però che insperabilmente per Pavel Gartsev si apre un’opportunità da questo inseguimento, un’altra vita possibile. Sì, questa caccia all’uomo, questa sfida costante di fronte alla quale l’inseguimento lo pone, questi ondivaghi beccheggi tra un ostacolo e il suo superamento, a cui approda per far parte di quel gioco del mondo per partecipare al quale «[bisogna] desiderare, odiare, aver paura», gli fanno comprendere una verità più profonda, più incompresa: quello a cui ci pieghiamo è il gioco crudele, cinico e barbaro del mondo, che vuole che il nostro “fantoccio” governi in ogni momento il nostro comportamento, il nostro pensiero, facendoci anelare, piacere, ricercare cose non davvero necessarie, formando in noi paure ingiustificate e illogiche; ma vivere, sembra dirci questa affascinante storia, richiede davvero poco, quasi niente. Stracciare quel fantoccio è il preludio a una vita più ricca di significato, più profonda, più intensa. Questo ci insegna, al di là di quell’inseguimento estenuante attraverso la taiga, la storia che “L’arcipelago della nuova vita” ci racconta.
“L’arcipelago della nuova vita” di Andreï Makine, edizioni La nave di Teseo. A voice from apart.