Prima puntata della rubrica “Favole libere”: uno spazio per letture e approfondimenti sulle fiabe che hanno attraversato la nostra storia – e la nostra Storia!
La Bella Addormentata, di Charles Perrault (1697) con traduzione di Carlo Collodi (1876)
C’erano una volta un italiano, un francese e due tedeschi…
Tra gli illustri rappresentati della formula narratologica più nota al mondo spiccano i protagonisti di queste righe: Giambattista Basile, Charles Perrault e i fratelli Grimm consegnarono le celebri parole ‘C’era una volta‘, non tanto all’eternità – dato che queste parole giravano già da qualche millennio! – bensì alle grandi masse e alla consuetudine favolistica. Concediamoci solo per qualche istante di fantasticare su come venivano percepite le storie che oggi releghiamo al comparto kids: basta pensare al linguaggio utilizzato, di cui il “C’era una volta” è un esempio per tutti. Localizzare nel tempo antico una storia, infatti, assicura la sincerità del cantore, la certezza dell’avvenimento, lontano da equivoci e contradditori: la distanza di una storia da noi la rende definitiva, eterna, un buon veicolo per una morale. Al contrario, attualizzarla la alleggerisce, la sfuma, ne legittima le interpretazioni, ne fa intrattenimento – basta eliminare la locuzione ‘una volta’ dall’introduzione di questo stesso paragrafo, per ritrovarci in una storiella divertente, ben lontani dalla cornice autorevole e misteriosa di una fiaba.
La querelle morale di Perrault
E proprio da una questione morale comincia la variante francese de La Bella Addormentata. Charles Perrault incluse nella sua raccolta I racconti di Mamma l’Oca (o Racconti e storie del tempo passato con una morale, 1697) una versione della storia alleggerita dai bruschi toni medioevali, e più ingenua e ripulita di quella italiana di Giambattista Basile (Il Pentamerone, ossia Lo cunto de li cunti, 1634). Ma le prime tracce dei temi di questa fiaba risalgono fino al XIII secolo e appartengono alla mitologia norrena e al ciclo di Sigfrido e Brunilde.
L’intento di Perrault non era quello di giungere a noi attraverso i secoli, sebbene tale divenne il risultato: rimasto vedovo con cinque bambini piccoli, aveva iniziato la sua raccolta di fiabe con intenti pedagogici e personali, e solo molti anni dopo – quando uno dei suoi figli finì in carcere – autorizzò la pubblicazione delle favole firmandole a nome del ragazzo, per migliorare la sua reputazione pubblica.
Da mito a libro? Sì, ma passando per la danza!
Oltre un secolo più tardi i fratelli Grimm ripresero La bella addormentata ripartendo dal suo ennesimo filtro, e ne eliminarono la seconda parte, che seguiva il risveglio della principessa e che a molti oggi è ignota. La inclusero così tagliata nel 1812 in una nuova raccolta di fiabe, che per i canoni del tempo era comunque ancora piuttosto cruda, e venne definitivamente edulcorata nelle tradizioni inglesi della seconda metà dell’Ottocento: in quella forma ispirò il balletto di Čhajkovskij (1890), per il quale allestimento “Aurora” venne riportato come nome della principessa e non di sua figlia – figlia che apparteneva alla seconda parte della storyline, ormai eliminata. Questo dettaglio e la straordinaria composizione musicale vennero poi fissati nell’immaginario collettivo dall’adattamento Disney (1959), che tutti conosciamo.
La Bella Addormentata attraverso il tempo e lo spazio
La versione che leggo in questa traccia è (nell’edizione del 1894) quella che Carlo Collodi, l’immortale autore di Pinocchio, tradusse nel 1876 per la raccolta I racconti delle fate, basandosi sulle narrazioni di Perrault del 1697, e include alcuni personalismi del traduttore che non dispiacciono affatto (come la morale, ancora una volta protagonista, inserita a fine di ogni favola, nell’interpretazione di Collodi e del suo irrequieto e italiano percepire di fine secolo), anzi, sintonizzano il lettore nostrano con la temporalità trasversale di una composizione che ha attraversato gran parte della storia e della geografia europea.
E se già ci confonde un ‘semplice’ salto di un secolo e spiccioli, per allinearci alle parole che Collodi scelse per noi, pensiamo a quanti salti ancora prima hanno dovuto fare le parole de La Bella Addormentata, e a quanti desideri e sogni di donne e uomini quelle parole hanno espresso, superando i confini di geografia e storia che sono rappresentati dalle lingue e dal tempo.
Nelle favole di un tempo gli immortali temi dell’amore, del ciclo familiare che si ricompone, delle generazioni che rinnovano regni e sangue, e un pizzico di timor magico precristiano, convivono delicatamente, consolandoci della nostra umanità non con lo zucchero artefatto di un lieto fine ex machina, bensì con l’universale potenza appianatrice del tempo.
BUON ASCOLTO!
La bella addormentata nel bosco
Charles Perrault, 1697/Carlo Collodi, 1876. Anonima Lettrice Italiana.
[La versione letteraria selezionata per l’audiolibro è libera da diritti editoriali. Il video è stato realizzato con un’immagine royalty free Pixabay, le copertine delle opere citate e il montaggio consecutivo di due tracce audio dalla Free Library di Youtube.]