Tourist go home: la turistizzazione che uccide le città
Nell’estate 2022, passeggiando per le strade di Gracia, quartiere di Barcellona, mi sono soffermato più volte davanti a scritte che recitavano “Tourists go home” o “Tourism kills the city” ma anche altre decisamente più violente. Era agosto, mese in cui si sarebbe svolta la celebre festa di Gracia con le sue rappresentazioni allegoriche, dunque il periodo in cui tanti turisti avrebbero transitato lungo le strade dello storico quartiere.
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Il 90% delle scritte che componevano il paesaggio linguistico di Gracia erano in lingua inglese, scelta piuttosto indicativa su chi fossero i destinatari di quei messaggi. Incuriosito, cercai spiegazioni e approfondimenti e le trovai nella rivista di quartiere curata dall’Associazione Culturale Raval – EL LOKAL, nata nell’ottobre del 1987 con l’obiettivo di difendere gli spazi sociali ed essere al contempo un punto di riferimento per le lotte sociali.
“El turismo sea cual sea su componente socioeconómico es un acto modernizado de colonialismo. Establece una serie de estándares tanto en las relaciones humanas como económicas y urbanísticas, moldeando el territorio y la población residente a las necesidades de este, de la mercancía”.
Nell’articolo la denuncia è dettagliata: la turistificazione di massa distrugge il tessuto sociale delle città, svuota i centri urbani della sua gente, delle sue culture e tradizioni, minimizza i servizi per i residenti moltiplicando esponenzialmente quelli per chi la città la vive per pochi giorni svuotando il suo portafoglio ma lasciando al contempo dietro di sé solo il deserto.
Centri città, aggiungo, che oramai sono tutti uguali, con la sfilza di ristoranti uno accanto all’altro che sembrano mangiatoie, con la sfilza di bar uno accanto all’altro che sembrano abbeveratoi.
Ma le lotte sociali pagano: a distanza di due anni il sindaco socialista di Barcellona Jaume Collboni ha deciso di non rinnovare 10.000 licenze di case vacanze. La motivazione: “Affitti su del 70 per cento in 10 anni, l’accesso alla casa non deve essere fattore di disuguaglianza”.
Un primo passo importante, piccolo, ma fondamentale, per tentare una seppur tardiva regolamentazione del turismo di massa, che si è già trasformato in “un arma global para imponer el pensamiento único del dinero”.
Hay que cuidar nuestras ciudades, no el dinero.
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