Le aspettative sono come le melodie. Possono perdersi nell’aria oppure trovare rifugio. Muovi le ali dei sogni per librarti nella direzione giusta quando hai la speranza negli occhi e una sola imminente possibilità di farcela. È così, che a volte, ci si salva. Eppure, spesso, il veleno resta nelle ferite, pur rimarginate. Per questo motivo alcune fortune, quando arrivano, sono grandi ed inaspettate.
In La dolciera siciliana di Annamaria Zizza vivi tra la Sicilia e la Lombardia nella prima metà del Settecento. Maria, un’orfana di dodici anni, fugge dal Reclusorio del Santissimo Rosario, a Modica, ed è vittima di uno stupro. Tommaso Campailla, medico e filosofo, si prenderà cura della ragazzina accogliendola in casa propria come criata, domestica. Lei diventerà una bravissima dolciera. Alla morte del suo padrone, viene licenziata. Parte per Catania, travestita da uomo, per prestare servizio come cuoco nel palazzo della principessa di Valguarnera. Sempre a Catania incontra il giovane poeta lombardo, Giuseppe Ripetti, precettore e ospite del principe Vincenzo di Valguarnera. Maria, con il tempo, saprà indossare i suoi passi e trovare la sua strada.
Il romanzo vibra di passione. La storia è intensa, profonda. La scrittura è magnetica. All’inizio, addirittura, sfiora la lirica. Il racconto permette al lettore di fissare alcuni aspetti dell’esistenza che, dominati dall’istinto, possono rovinare le persone, qualunque esse siano. Ognuno poi dovrà diventare padrone della propria vita, ricominciare. Interessanti anche gli affreschi che la scrittrice ci offre sul piano dell’ambientazione. Paesaggi ed atmosfere sono perfettamente narrati
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“La dolciera siciliana” di Annamaria Zizza, edizioni Marlin. Dream Book.