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“Quando lei era buona” di Philip Roth: recensione libro

Difficile dimenticare Lucy Nelson, unica protagonista femminile di Philip Roth, che si affaccia dalla sua copertina in bianco e nero, giovane, determinata e piena di vita, le labbra che faticano a nascondere una piega di pericolosa ostinazione. Un’immagine tipicamente americana, tipicamente anni quaranta, eppure qualcosa pare suggerirci che sia più antica, sembra di scorgere sullo sfondo, come è stato fatto notare dalla critica più attenta, un Coro Greco, pronto a redarguire gli attori di questa tragedia, a ricordare loro l’ineluttabilità del Fato, a preconizzare l’ostracismo verso l’intruso, a ostacolare la disperata ricerca di un Vello d’Oro che assume il sembiante di una vagheggiata normalità affettiva.

Sarà inutile, inane sforzo direbbe il Coro, il tentativo di riscattare le colpe della “sua” famiglia formando una “sua” famiglia, e formandola con un ragazzo immaturo, a malapena sopportato, ritenendolo un passo avanti rispetto a un padre assente e odiato, certa di poter guidare il marito e di non doverlo subire come è stato per la sua remissiva madre. Ma sfidare il Fato significa camminare sul ciglio della follia, rischiare il proprio equilibrio nella ricerca di un nuovo equilibrio, e il Fato finge di sbadigliare ma sornione allarga le fauci, il Fato sa attendere il suo momento, sa cogliere il piede in fallo.

“Quando lei era buona” è un romanzo che meriterebbe maggior considerazione nella pur vasta e articolata produzione di Philip Roth. Percepiamo l’ampio respiro di questo romanzo che, pur lontano nel tempo e nel luogo, sentiamo accanto, pronto a reclamare la sua dolorosa attualità. Un romanzo che chiama a una rilettura immediata la lettrice più attenta, il lettore che ne ha afferrato la dirompente forza narrativa e non vuole farsela sfuggire come sabbia tra le dita.

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(Le sessanta recensioni che, una al giorno, leggerete in SummeReload, potete trovarle, insieme a molte altre, in “Recensionando Ventiventitré “. Il libro che le raccoglie è in versione elettronica e chi lo desira può richiederlo nel formato che preferisce in cambio di un’offerta libera per il Premio Letterario Giancarlo Molinari)

“Quando lei era buona” di Philip Roth, edizioni Einaudi. I libri di Riccardo

Riccardo Gavioso

Nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere narrativa e si occupa di giornalismo collaborando con diverse testate di rilievo e creando un blog che arriva a incuriosire diecimila lettori al giorno. Torna alla narrativa con Arpeggio Libero con cui pubblica attualmente. Ha ottenuto diversi riconoscimenti per i suoi racconti. Nel 1997 è stato finalista al Premio Internazionale di Narrativa “ Il Prione ”.

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