Un libro tra le mani

“Mi limitavo ad amare te” di Rosella Postorino, recensione: Un libro tra le mani

“MI LIMITAVO AD AMARE TE”, di Rosella Postorino, è un libro bellissimo e complesso, perché complessa è la vita di chi ha dovuto subire uno strappo, una lacerazione profonda, non solo dagli affetti famigliari, ma anche dalla propria terra, dalla propria lingua, dalla propria identità culturale.

La guerra dei Balcani fa da sfondo ad una storia che è Storia, ma questo è essenzialmente un romanzo di formazione, un romanzo sulla personale guerra interiore di quattro ragazzini di Sarajevo, di cui tre ospiti di un orfanotrofio (pur non essendo realmente orfani).
Partire per salvarsi: per alcuni il viaggio in Italia è una possibilità, la speranza di una vita migliore, per altri è l’ennesimo segnale di una vita che ti scarta, che non ti sceglie, per qualcun altro ancora è un’amputazione, un castigo, soprattutto se alle sue spalle lascia il fragore di una granata che, forse, si è portata via la persona che più ama al mondo, la mamma.
Il dubbio sale in pullman con lui, non lo lascia mai, e lo rende ostico e diffidente, sempre “contro“.

La mamma.

Quanta vita, quanto amore, quanto dolore, quanto odio, quanta sofferenza, quanto “tutto” ruota intorno alla figura materna.
Madri che amano, ma che non ce la fanno, madri perdute, rovinate da una vita che non hanno saputo gestire, madri che esistono nella loro inesistenza, madri che si arrendono proprio quando sembrava tutto finito…
Madri che, nella loro assenza, diventano non solo mancanza, ma anche ossessione.
Essere madri è difficile, ma essere figli a volte lo è ancora di più.

Omar, Sen, Nada e Danilo.

Loro, proprio come tanti bambini bosniaci, il 18 Luglio del 1992 sono partiti per l’Italia e non sono più ritornati nella loro terra, neanche a conflitto finito, perché dati in adozione agli italiani nonostante i loro genitori fossero ancora in vita e non fossero mai stati interpellati per un eventuale consenso. (Storia vera…).
Questo, per me, è il cuore del romanzo.
È qui, in questo punto preciso, che inizia la loro guerra.
E ognuno di loro la combatterà a modo proprio, con le armi a sua disposizione.
Con il rifiuto ad oltranza, anche a costo della propria libertà, con l’accettazione e la consapevolezza di non avere nulla da salvare se non il futuro, con il coraggio di amare e diventare per qualcuno la mamma che non si è mai avuta, con la paura di non essere mai abbastanza e con la forza di non soccombere al danno del non-amore.

… storie intrecciate alla Storia

In qualche modo le loro vite saranno sempre intrecciate, legate a doppio filo dalla mancanza, da un dolore sordo che li accomunerà anche quando prenderanno strade diverse.
In qualche modo per sempre uniti, ma sempre divisi tra due terre, due vite, due identità.

Postorino annoda delle piccole (ma immense) storie alla Storia.
E lo fa bene, con una lingua che non cede mai il passo al pietismo, emozionante senza essere patetica.
Una scrittura che può risultare perfino poco “empatica“, ma che aveva il dovere di essere così, perché quando affronti tematiche così forti, così cariche di dolore, di violenza, di orrori realmente accaduti, devi avere innanzitutto rispetto per quello che racconti, un rispetto che non può essere inficiato dal tentativo della facile commozione.
L’ho trovato molto onesto da questo punto di vista… e poi lei scrive davvero benissimo!
È precisa e toccante, è capace di avvolgerti e poi di spiazzarti.
I capitoli sono intervallati da delle parti scritte in corsivo, brani difficili da interpretare, brani a cui non riesci a dare una voce, né una collocazione, eppure senti che il loro peso specifico è altissimo.
Poi capirai, ma solo dopo.

Strega, bellezza ed emozioni 

Libro in corsa per lo Strega (e quasi sicuramente lo vincerà), motivo per cui è già bersaglio di fortissime critiche e devastazioni (spesso a prescindere), un po’ per gusto personale per carità, un po’ perché è molto cool fare così.
Io, con la bellezza di queste pagine negli occhi, mi defilo adesso, trattenendo tutte le emozioni che mi ha dato, perché quando un libro mi piace come mi è piaciuto questo, tutto il resto scompare, critiche letterarie comprese.
Se una lettura riesce a fare questo, allora non hai altro da dire, né tantomeno da difendere.

“Cosa facevo io mentre durava la storia?
Mi limitavo ad amare te.”

Verso di “CERCO UNA STRADA PER IL MIO NOME”, una poesia di Izet Sarajlic, poeta bosniaco (che rimase a Sarajevo durante la guerra).

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“Mi limitavo ad amare te” di Rosella Postorino, Feltrinelli editore . Un libro tra le mani.

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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