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“Klara e il sole” di Kazuo Ishiguro: recensione libro

Quando un Premio Nobel ci racconta la favola della buonanotte, possiamo ritrovare la fascinazione del bambino rapito dalla magia vocale della parola. Sì, perché quest’ultima fatica di Ishiguro è certamente una favola, ma una favola che non ha come finalità il sonno, semmai quella di risvegliare coscienze sopite e riprendere alcuni dei temi che erano stati il perno narrativo di “Non lasciarmi”.

Klara e il sole di Kazuo Ishiguro

Ora, le favole non dovrebbero celare una distopia al loro interno senza perdere i propri attributi, ma come raccontare di un mondo in cui gli AA, Amici Artificiali, macchine destinate a sottrarre i ragazzi dal loro tecnologico isolamento, mostrano sentimenti e empatia propri degli esseri umani e gli esseri umani, invece, mostrano di aver alienato gli stessi fino a diventare alieni a loro volta. Una favola di androidi e di alieni, quindi, in cui spicca per meraviglioso contrasto l’umanità di Klara e dei due giovani protagonisti, Josie e Rick, diversi condannati alla diversità dalle folli ambizioni degli adulti e da quelle dalla genetica.

Un romanzo che rivendica con prepotenza il ruolo totemico della natura e stigmatizza i comportamenti che lo mettono in pericolo. Ma, anche e soprattutto, un romanzo che ci parla d’identità personale, unicità immateriale destinata a essere mutata, non dalla scienza, ma dai rapporti umani, perché noi siamo un “noi”, non un “io” non un “tu”, noi siamo un “io” sublimato da quei “tu” che riescono a introdursi in noi. Perché la natura dell’uomo è ibrida, mentre la stupidità di chi nega il suo mistero è monolitica.

Ishiguro non è certamente il primo a utilizzare gli androidi per parlarci di noi, della nostra umanità, per calarci in un mondo alienato e alienate come quelli di Dick, in un mondo temo ormai non poi così diverso dal nostro, ma lo fa con una perfezione stilistica che sembra fare di lui una macchina risolutiva, un po’ come un “deus ex” di antichissima memoria, non una macchina cui porre una domanda, magari destinata a restituirci un insulso 42, ma destinata a porci una domanda: è proprio questo il mondo che vogliamo?

In voi c’è ancora posto per una favola?

Klara e il sole” di Kazuo Ishiguro, edizioni Einaudi. I libri di Riccardo

Riccardo Gavioso

Nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere narrativa e si occupa di giornalismo collaborando con diverse testate di rilievo e creando un blog che arriva a incuriosire diecimila lettori al giorno. Torna alla narrativa con Arpeggio Libero con cui pubblica attualmente. Ha ottenuto diversi riconoscimenti per i suoi racconti. Nel 1997 è stato finalista al Premio Internazionale di Narrativa “ Il Prione ”.

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