Un libro tra le mani

“Domani interrogo” di Gaja Cenciarelli, recensione: Un libro tra le mani

“Domani interrogo” di Gaja Cenciarelli.

Gli insegnanti non sono tutti uguali, ci sono quelli che insegnano, interrogano, valutano e tornano a casa soddisfatti di aver svolto il loro lavoro, e poi ci sono quelli che “vivono” la loro dimensione di insegnanti immergendosi completamente nella vita e nel mondo dei ragazzi, insegnando certo, interrogando anche, valutandoli ovviamente, senza però avere paura di domandare loro come stanno, cosa pensano realmente, come vivono, in che direzione stanno andando…
Professori che prima di giudicare gli studenti, amano chiedersi chi sono davvero e che vita stanno vivendo.
Ecco, questa tipologia di insegnanti anche quando torna a casa la sera in realtà è come se non fosse mai uscita da scuola, perché si porta tutto dietro, tutto il carico personale dei ragazzi che, in un certo senso, sente di dover aiutare andando ben oltre il loro rendimento scolastico.

I ragazzi lo sanno…

E i ragazzi lo sanno, lo percepiscono subito quel “come stai?” sincero, quegli occhi indagatori che cercano di carpire il loro malessere esistenziale, i disagi famigliari che non riescono a tenere fuori dalle mura scolastiche, loro sanno di chi potersi fidare, e a chi poter affidare i loro pensieri, i loro problemi, la loro disperazione e, soprattutto, la loro salvezza.

Una professoressa che ama 

La professoressa del romanzo di Gaja Cenciarelli, ovvero Gaja Cenciarelli, è una professoressa che ama.
Ama quello che fa, ama quello che insegna, ama i suoi ragazzi con tutte le loro fragilità, quelle che cercano di nascondere con la strafottenza, la violenza fisica e verbale, con l’atteggiamento di chi non ha nulla da perdere, ma… lei non ci casca, e inizia a grattare la superficie, poco alla volta, pezzetto dopo pezzetto, fino ad arrivare al loro cuore, a quel marasma caotico di sentimenti ed emozioni che i ragazzi tengono sottochiave, ma che poi non riescono davvero a gestire da soli.

(Che darei per tornare indietro e incontrare sul mio cammino un’insegnante così!!!)

Gaja Cenciarelli ha scritto un libro d’amore, che parla di un amore non romantico, un amore che fa male, ma che non scappa, non pretende neanche di essere ricambiato, un amore che accompagna e che salva soprattutto chi lo prova.
Perché la protagonista del romanzo, questa professoressa incapace di darsi dei limiti, di stare all’interno dei confini che il suo ruolo istituzionale le impone, che tanto teme la sua inadeguatezza come docente, trova la sua vera essenza in questo “debordare“, in questo sconfinare, in questo eccesso d’amore.
E se tutto questo è da considerarsi “fallimento“, allora che fallimento sia, ma di sicuro il più bello di tutti!

La scuola c’è, vede e sente tutto

Cenciarelli ha scritto un romanzo che ruota intorno alla scuola, in senso lato e in senso fisico, dando voce proprio all’edificio che tra le sue mura vede formarsi il futuro di tanti ragazzi, conosce ogni loro sguardo, parola e movimento… non ha bisogno di spiegazione alcuna perché lei c’è, c’è sempre stata, e sempre ci sarà.

“… quella giovinezza, quelle paure, i loro sbagli, la loro violenza, tutte quelle possibilità, come una bella mano di carte disposte a ventaglio davanti ai loro occhi, resteranno per sempre qui, tra le mie pareti. Una parte di quello che diventeranno sarà mia, nel bene e nel male.
Io lo so da sempre, e non c’è nulla che io non riesca a perdonare, o a vedere, o a sapere. Non ho bisogno di avere il collo lungo per guardare il futuro: non mi serve essere una giraffa, perché io sono la scuola.”

In sostanza questo è un romanzo che parla di vita e del potere salvifico della cultura.

Ma “Domani interrogo” non è un bellissimo romanzo solo per i suoi contenuti, è molto bello anche nella forma e nella scrittura: un’alternanza perfetta di dialoghi scritti in una lingua parlata, vera, viscerale, e per questo molto incisivi, e brani letterari che invece planano sulle parole con apparente leggerezza, mostrandosi poi per quello che sono: introspettivi e anche poetici.

“C’è una specie di sorriso, nella scuola, a settembre e ottobre, una speranza, che si spegne a novembre. Dicembre e gennaio sono tollerati. Febbraio e marzo sono la rassegnazione. Aprile è ferocia e disincanto. Maggio è follia. Giugno è una felicità stanca che diventa rimpianto. Luglio è un «se», e la scuola diventa solo un luogo. Agosto è l’angoscia delle possibilità. È così. È sempre stato così e sarà sempre così. Il caldo ottunde anche le pareti più resistenti. Alla fine, nessuno vuole davvero andarsene per sempre: è questo il paradosso della scuola.”

Questi ragazzi della 5^ A, reali o fantastici che siano, io me li porterò nel cuore.

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“Domani interrogo” di Gaja Cenciarelli, Marsilio editore . Un libro tra le mani.

 

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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