“Sabbia nera” di Cristina Cassar Scalia: una nuova donna detective e una ricetta speciale
L’Italia senza la Sicilia non lascia nello
spirito immagine alcuna. È in Sicilia
che si trova la chiave di tutto
(J. W. Goethe)
Nel 2018, con il suo primo noir “Sabbia Nera”, Cristina Cassar Scalia ha creato la sua protagonista, Giovanna Guarrasi, che si è inserita nel fortunato filone delle donne investigatrici, inaugurato in Europa da Alicia Giménez-Bartlett con la sua Pedra Delicado.
Le tante donne detective presenti nei gialli e nei noir italiani – l’ispettrice Grazia Nigro, Lolita Lobosco, Blanca Occhiuzzi, Sara Morozzi, Teresa Battaglia, Giovanna Guarrasi e tante altre, rispecchiano il cambiamento della società odierna dove anche nelle Forze dell’Ordine le donne si sono prese lo spazio che meritano.
Anche Giovanna Guarrasi detta Vanina ha un curriculum di tutto rispetto: sei anni nell’antimafia, tre anni a Milano come commissario capo e infine, lei di Palermo, vice questore alla Mobile di Catania.
Sabbia nera di Cristina Cassar Scalia
La storia, ambientata in Sicilia terra di nascita della scrittrice, accompagnata in molte scene da una spettatrice silenziosa, la “sabbia nera” – la cenere eruttata dall’Etna – inizia con il ritrovamento del cadavere mummificato di una donna dentro il montacarichi di una villa. Spetterà a Vanina fare luce su un delitto vecchio di cinquanta anni, correlato a tradimenti, scomparse, reati, antichi rancori. Accanto a Vanina, forte, risoluta, spigolosa, che fuma gauloises, adora i vecchi film, ama mangiare ma non sa cucinare, Cristina Cassar Scalia ha costruito la squadra che affianca il vice questore. Ogni personaggio è descritto attraverso le icone del cinema del passato: il commissario in pensione Patanè (omaggio a Camilleri?), una sorta di Lando Buzzanca anziano, il sovrintendente Nunnari goffo come Palla di Lardo in Full Metal Jacket, Tito Macchia primo dirigente della Mobile, eccentrico e simpatico incrocio tra Bud Spencer e Kabir Bedi. Oltre la connotazione cinematografica, la Scalia rende i personaggi più vivi aggiungendo dei dettagli che li riguardano: Patanè scarta e mangia un cioccolatino dietro l’altro, Marta mangia solo cibo vegano, Spanò ha una vespa amarcord.
Cristina Cassar Scalia, che nella vita è medico oftalmologo, con la Sicilia nel cuore dal momento che è nata a Noto ma vive ad Aci Castello, con una narrazione di taglio cinematografico, un ritmo scorrevole, tocchi di ironia e di comicità, personaggi ben delineati anche nei tratti psicologici – già in questo primo romanzo intuiamo le ombre del passato che creano una crepa dolorosa in Vanina- ha realizzato con Sabbia nera un’ottima prima prova nel genere giallo a tinte noir dalla quale non rimarrete delusi.
Quest’anno il caldo è arrivato precocemente, l’arrivo ufficiale dell’estate è ormai imminente e un buon libro come “Sabbia Nera” è l’ideale da portare in vacanza, anche se il giallo e il noir ormai non hanno più solo valore di intrattenimento in quanto raccontano e indagano la società del nostro tempo nei suoi risvolti più oscuri che spesso nascono proprio dalla banalità dell’apparentemente tranquillo quotidiano.
Mettete nel trolley, nella borsa del mare o nello zaino della montagna una copia di “Sabbia nera”: sono certa che non ve ne pentirete. E, se non le avete ancora lette, vi ritroverete a comprare tutte le successive avventure di Vanina Guarrasi, compresa la più recente – “La carrozza della Santa” – attualmente in libreria.
E alla sera, dopo una giornata di lavoro o, per i fortunati, di vacanza, e dopo qualche ora dedicata alla lettura, potrete deliziarvi con un’ottima ricetta catanese: la pasta “cche masculini.
Sabbia nera di Cristina Cassar Scalia, Einaudi Super ET 2018, pagine 392, costo 13,50€.
La ricetta della pasta “cche masculini”
Se la pasta con le sarde è un piatto meraviglioso di origine palermitana, la pasta “cche masculini” è altrettanto strepitosa, ed è catanese. Sono due piatti che si somigliano davvero tanto, uno però è preparato con le sarde, l’altro con le alici e tra i due piatti c’è ancora un’altra differenza: la presenza di piselli nella ricetta catanese.
Poiché si tratta di un piatto povero e tradizionale, ogni famiglia ha le sue versioni di pasta “cche masculini”: inutile dire quale sia quella giusta e quale quella errata. Io vi propongo una versione della pasta cche masculini che vede la presenza anche del finocchietto selvatico e del pangrattato “atturratu” (tostato) aggiunto alla pasta già impiattata. Siccome il condimento per questo primo piatto nasce anche come una sorta di “ragù” di pesce, c’è chi utilizza solo la passata di pomodoro e chi solo il doppio concentrata. In questa ricetta sono presenti entrambi.
- Preparazione: 10 Minuti; Cottura:45 Minuti; Difficoltà: molto facile; Costo: molto economico
Ingredienti (per 6 persone)
600 g di spaghetti (ma regolatevi su quanta fame avete!); 400 g di alici fresche sfilettate; 4 filetti di acciughe; 1 cipolla; 100 g di concentrato di pomodoro; 400 gr di passata di pomodoro; 250 g di piselli surgelati oppure 700 g di piselli freschi (da sgusciare); finocchietto selvatico q.b; sale q.b; olio extravergine di oliva q.b.
Preparazione:
Mettete a lessare i piselli in acqua appena salata. In una padella rosolate la cipolla in abbondante olio extravergine di oliva, unite i filetti di acciuga dissalati e lasciate che si disfino del tutto. Unite le alici pulite, sfilettate e ben sciacquate, lasciate insaporire nel soffritto. Aggiungete il doppio concentrato di pomodoro e 400 g di passata. Quando i piselli sono cotti, scolateli e uniteli al sugo (vano aggiunti adesso già cotti perché l’acidità dal pomodoro fa restare i pisellini molto sodi). A metà cottura aggiungete il finocchietto selvatico lessato e tritato al coltello (è sempre meglio utilizzare quello fresco). Dopo averlo lessato non gettate via l’acqua di cottura, che dovrete utilizzare per cuocervi la pasta. Lasciate cuocere il sugo per 45 minuti.
Dopo aver messo sul fuoco la pentola con l’acqua per la pasta, versate il pangrattato in una padella, aggiungete un filo d’olio e mescolando spesso a fiamma media, lasciate che si tosti bene. Se amate molto le acciughe, friggete qualche filetto dissalato in olio d’oliva, lasciatele disfare, unite il pangrattato e tostate.
Se avete utilizzato le acciughe anche nel pangrattato, ricordatevi di salare di meno l’acqua della pasta! Scolate gli spaghetti, conditeli con il sugo di alici e piselli, impiattate e cospargete ogni piatto con un po’ di pangrattato tostato.