“Vita degli anfibi” di Piero Balzoni, recensione: Un libro tra le mani

“VITA DEGLI ANFIBI”, di Piero Balzoni.
Un uomo scomparso.
Una bambina sull’altalena.
Una madre che mangia scatolette di tonno in piedi in cucina. E di notte ride.
Un caseificio dismesso, un lago e il Dio del lago.
I doni di luce.
I regali nella carta di giornale.
Le matite colorate nel taschino.
Il tarlo del legno nei mobili.
Una farmacia.
Il Forzuto e un pezzo di carne cruda.
Il furgone bianco.
Ipotesi.
Domande.
Il nuovo ispettore di polizia. Giovane. Con i baffi.
Che poi diventa Domenico.
Ricordi.
Ricordi?
Falsi ricordi.
Poi Giulio, un altro padre.
E Irene, un’altra figlia.
Un altro dolore.
Diverso e un po’ uguale.
Infanzia.
(con mancanza)
Genitorialità.
(con mancanza)
Memoria.
(nell’assenza)
Assenza.
(che si fa memoria).
Tutto il resto è attesa.
Attesa che scava, che consuma e divora dall’interno, che si fa pietra e non si muove più.
È tempo che passa e non dimentica, non lenisce.
È crescita nella perdita.
Piero Balzoni ha preso tutte queste immagini, queste sensazioni, queste suggestioni, e le ha trasformate in parole.
Parole precise, pensate, amate, adagiate con cura e attenzione.
Parole che trasudano il dolore di un vuoto che rimane tale, trasudano la meraviglia del vivere nonostante, e l’ossessione di chi non può e non vuole dimenticare.
Una ballata ipnotica e feroce che incanta e inquieta con il suo scenario lacustre e le sue atmosfere suggestive.
Leggere questo libro è un po’ come entrare, di notte, nell’acqua scura e torbida di un lago: è dolcemente melmosa, avvolgente, e non ti fa vedere il fondo.
Felice di aver incontrato questo libro sul mio cammino.
Il panorama letterario italiano è molto più ricco e prezioso di quanto sembri, basta guardare bene.
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“Vita degli anfibi” di Piero Balzoni, Alter Ego edizioni . Un libro tra le mani.