La solitudine leva le parole. Sono superflue nell’oracolo dell’isolamento. Quello che provi lo tieni per te, stretto nel chiuso del silenzio. Non vedi né precipizi né maree avendo scelto le navate della separazione tra il mondo di fuori e quello che ti sei costruito per allontanarti da esso. Non ci sono salite e discese, donne e bambini, uomini ed anziani. Ci sei tu con il lento avanzo dei pensieri.
Eppure, tremi al ricordo delle voci e ti aggrappi ai suoni che ti ruotano attorno, quelli senza sguardi e privi di bocche. Comprendi che sei circondato da storie. Da ponente a levante, c’è sempre qualcosa che ti sfiata narrazioni da portare all’orecchio. Si affiancheranno alle tue, forse prenderanno il sopravvento spinte dalla sorpresa della novità. Ti parleranno di cose diverse, storie che non ascolta più nessuno. Racconti usati, maltrattati, sconosciuti, aspettano il momento dell’ascolto per trovare conforto, rifugio, condivisione. Chi si è silenziato e arenato su sponde solitarie, accoglierà meglio il richiamo delle storie. Spuntano, così, taciti dialoghi che costruiscono montagne e castelli di sabbia, ma che chiamano a raccolta la forza per andare a fondo nelle situazioni. Appaiano anche come schizzi tracciati a matita da correggere sulla base di ciò che arriva attraverso la narrazione e su quello che la solitudine ha lasciato come insegnamento. In Cronache di Dinterbild di Peppe Millanta finisci in in villaggio abitato da Ned e Biton. Nessuno dei due sapeva dell’altro, ognuno pensava di essere da solo. Entrambi aspettano che il mare porti le conchiglie. Non tutte sono buone, solo quelle giuste hanno dentro le storie di tutti coloro che hanno deciso di partire. Le conchiglie, per Ned, servono per un piano stralunato. I due comprendono che la solitudine si alimenta di storie e per questo le cercano attraverso i suoni. Il romanzo è atipico. Lo è anche nella forma di alcuni capitoli, sui generis, che rallenta la lettura in diversi passaggi. La scrittura, in alcuni punti, è a singhiozzo. Fa fatica a prendere lo slancio giusto. Una volta superata la storia procede tranquillamente e in modo interessante. Lo stile è pulito.
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“Cronaca da Dinterbild” di Peppe Millanta, edizioni Neo. Dream Book.