“Questo giorno che incombe” di Antonella Lattanzi, recensione: Un libro tra le mani
QUESTO GIORNO CHE INCOMBE, di Antonella Lattanzi.
Subito dopo aver terminato “Cose che non si raccontano” (sempre di Antonella Lattanzi) ho sentito il bisogno di leggere questo libro, libro che lei ha ultimato, pubblicato e promosso contemporaneamente ai fatti accaduti, appunto, in “Cose che non si raccontano“… e chi ha letto quest’ultimo sa cosa si cela dietro.
Quello che ho trovato in questo romanzo è stato un qualcosa che mi ha letteralmente incollato alla storia, che mi ha fatto sentire come immersa nelle sabbie mobili, in un’atmosfera altamente claustrofobica, fatta di sguardi capaci di osservarti ovunque, di muri pieni di occhi ed orecchie, di un ambiente apparentemente idilliaco che, in realtà, si nutre dei pregiudizi, delle cospirazioni, delle manipolazioni, e delle fragilità di chi non era preparato ad un accerchiamento di quella portata.
Suggestione ed inquietudine
Si respira tensione ad ogni pagina, senza che questo faccia del romanzo un thriller vero e proprio… è più suggestivo, piu psicologico, più vicino all’inquietudine di Shirley Jackson, al suo modo di giocare con la tua mente, di condizionarla, che a pensarci bene poi é la forma più alta dell’horror.
C’è la maternità con i suoi lati oscuri, il matrimonio con il suo fardello di difficoltà, c’è il sospetto che s’insinua in ogni cosa e in ogni respiro, c’è la paura e c’è il desiderio.
C’è un ritmo serrato che non dà tregua e che coinvolge.
C’è un condominio che sembra perfetto, troppo perfetto per essere vero…
E c’è una donna piena di futuro e aspettative che s’infrangeranno come una parete di cristallo colpita da un sasso (la Lattanzi è stata magistrale nel dipingere i tormenti interiori di una donna/madre che si sente inadeguata nel suo ruolo).
Ma sopra ogni cosa ci sono dei bambini.
I loro sorrisi, le loro grida festose, i loro schiamazzi in cortile, i braccialettini rossi, Robin Hood, “giochiamo a nascondino?“… e poi i loro silenzi.
Ferocemente vero
Un libro pieno di sfaccettature, di cose che si pensano soltanto e di cose che accadono, fuori e dentro un cancello rosso.
Ma questo è soprattutto un libro feroce, e la sua ferocia è amplificata dal fatto che tutta la storia sia ispirata ad un episodio di cronaca realmente accaduto a Bari, negli anni ’80, proprio nel condominio in cui l’autrice ha vissuto da bambina.
Bellissimo, magnetico, angoscioso, per me è stata una lettura ipnotica capace di lasciarmi addosso una sostanza appiccicosa che ancora oggi, a distanza di giorni, non riesco a lavare via.
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“Questo giorno che incombe” di Antonella Lattanzi, Harper Collins editore . Un libro tra le mani.