“Non ridere della vita sessuale degli altri” di Nao-Cola Yamazaki, recensione: Un libro tra le mani
“Non ridere della vita sessuale degli altri” di Nao-Cola Yamazaki.
Da quando ho imparato ad apprezzare la letteratura giapponese (contemporanea), ciclicamente ne sento il bisogno… perché questa loro “arte” di affascinarti con storie in cui apparentemente non succede nulla, mi piace da morire.
Dettagli e gesti minimi
In questo romanzo c’è una relazione tra uno studente di Arti Visive di 19 anni e la sua professoressa di disegno di vent’anni più grande, sposata.
Detto questo, ci si aspetterebbe una narrazione travolgente, il racconto di una passione e dei tormenti per un rapporto nato in condizioni proibitive, con tutte le conseguenze del caso.
E invece no.
In queste pagine c’è la bellezza dei dettagli, delle piccole cose senza importanza, dei gesti quotidiani apparentemente neanche degni di attenzione.
Niente romanticismo, e neanche tensione sessuale (il titolo è fuorviante), si tratta più che altro di un eros molto soffuso, non detto (come tantissime altre cose), non c’è un punto di vista maschile o uno femminile, è una narrazione che trascende il genere e, in qualche modo, anche i sentimenti più forti.
La scrittrice dà voce ad un io narrante maschile, riuscendo però a mantenere un tono molto neutro.
Iperrealismo letterario
Una narrazione che mi verrebbe da definire, per rimanere in tema artistico, “iperrealista“.
Ci sono gesti minimi, visti attraverso una sorta di lente d’ingrandimento:
Lei che ama la forma dei gomiti di lui e la punta delle sue dita…
Lui che guarda i suoi primi capelli bianchi…
La volpe fatta con le dita della mano…
Le passeggiate intorno alla stazione della metropolitana…
Cucinare insieme…
Addormentarsi sul divano…
Ci sono due solitudini che s’incontrano, in una fase di passaggio delle loro vite, e riescono a trovare nell’altro ciò di cui hanno bisogno in quel preciso momento, pur avendo individualmente esigenze molto diverse.
Il libro si chiude con un raccontino di poche pagine “Carie e gentilezza” che affronta in modo molto lieve e delicato il tema del transgender, ma riprende anche il fil rouge del romanzo, ovvero quello che non è necessario vedersi per non perdersi.
Atmosfere rarefatte, scrittura lieve, delicata, scarnificata, tutto esattamente in pieno stile giapponese.
In patria, questo romanzo, ha vinto premi letterari importantissimi e ne è stato tratto anche un film.
Con questo titolo, Rizzoli ha inaugurato, nel giugno scorso, la collana “Kimochi” (che si può tradurre come “stato d’animo“, “sensazione”) dedicata al Giappone contemporaneo e di cui ho già letto e apprezzato “Io codardo guardavo il cielo”.
Il prossimo che leggerò sarà “Uova“.
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“Non ridere della vita sessuale degli altri” di Nao-cola Yamazaki, Rizzoli editore . Un libro tra le mani.