Un libro tra le mani

“L’ospite” di Emma Cline: lucido e disincantato

“L’OSPITE” di Emma Cline

(Einaudi, 280 pagine, traduzione di Monica Pareschi)

Un romanzo molto fine ed acuto, nella scrittura e nei contenuti.

Una prosa essenziale, precisa, e una buona dose di “distacco“, ci accompagnano nel mondo di Alex, giovane ragazza di 22 anni dal passato nebuloso alla continua ricerca di un posto in un ambiente sociale che la rifiuta, che non la riconosce come suo simile e la allontana.

Il mondo di Alex è un mondo fatto di inganni, sotterfugi, espedienti, bugie, un continuo approfittare delle situazioni cercando di trarne un proprio utile, ma per fare questo ha dovuto imparare a mimetizzarsi, a fingersi diversa da quel che è, a indovinare i desideri altrui cercando di compiacerli senza commettere errori.

Tanti inganni, sotterfugi, espedienti, bugie… e un errore

E proprio quando pensava di essere finalmente al sicuro, nel luccicante e lussuoso mondo di Simon, un errore lo commette… e tutto crolla.

I trofei da esibire, per poter godere di tutti i benefit di un certo ambiente, devono rispettare delle regole precise, tacite, ma irreprensibili… ed Alex in un momento di goliardia abbassa la guardia e si gioca il futuro.

Ricomincia la sua vita allo sbando, da fuggiasca senza una casa, senza soldi, senza affetti, senza niente se non la sua capacità di manipolazione, di intrufolarsi nella vita (e nelle case) di sconosciuti, di adattarsi alle situazioni e la caparbietà di voler recuperare ciò che in realtà non ha mai avuto.

É sempre stata un’ospite, di passaggio, ovunque.

Ciò che più mi ha colpito della storia è la totale assenza di emozioni della protagonista, come se non “sentisse” più niente, giovanissima e così estranea a se stessa, indurita da una vita difficile ma non costellata da traumi o dolori particolari, ma da una foschia esistenziale che la rende ambigua, indecifrabile, inintellegibile.

E forse il fascino del romanzo risiede proprio in questa impossibilità di comprenderla fino in fondo (un po’ innocente e un po’ furba, superficiale e profonda) e nella decadenza del suo sguardo, ovvero quello di un’intrusa per eccellenza, di chi è “fuori“, fuori da tutto.

Uno sguardo disincantato e lucido, ma allo stesso tempo capace ancora di sperare, fermo nella volontà di non cedere alla disperazione.

Senso di vuoto, di sconfitta…

Aleggia sottotraccia (ma neanche poi tanto sotto) un costante senso di vuoto, di sconfitta, di inerzia rovinosa, che si ripercuote in chi legge facendolo vivere nell’attesa di una disfatta totale, che non si vede ancora ma se ne sente l’odore, si percepisce nell’aria.

Un libro che ci rimanda un’immagine inquieta di un mondo triste, dove lo specchio d’acqua turchese di una piscina vuota si contrappone ad un cellulare rotto immerso in una coppa di riso.

Inquieta come gli occhi di un cervo in mezzo alla carreggiata di una strada.

Triste come un graffio su un quadro d’autore o un mobiletto del bagno pieno di analgesici.

Emma Cline ha la capacità di scrivere libri all’apparenza semplici che in realtà nascondono una complessità e un’acutezza notevoli: li traveste con lustrini e li fodera di “distacco” forse per non sbatterci in faccia la verità, ovvero che il mondo in cui viviamo è un gran brutto posto e tutto è molto peggio di quel che sembra.

Alex, e tutte “le ragazze” di Emma Cline, non sono mai del tutto innocenti, ma neanche completamente colpevoli, di certo condannate ad una vita infelice.

Il mio plauso personale va al finale, forse odiato da molti, ma per me assolutamente perfetto, in linea con tutti i non detti del libro.

Di questo gran bel libro!


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“L’ospite” di Emma Cline, Einaudi editore . Un libro tra le mani.

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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