Atmosfere cupe, ma molto poetiche, che trasudano un dolore ancestrale difficile da descrivere, ma che Donaera maneggia alla perfezione.
Andrea Donaera riesce a fare di una storia di legami famigliari, di amore, di odio, di amicizia, di follia e fanatismo, di esorcismi e superstizione, di luce e di buio, di sacro e profano, una ballata dolcissima e feroce.
Il sud rappresentato, come già nella sua opera precedente, è un sud arcaico, violento e maledetto, in cui il bene e il male si confondono, si mescolano in un intruglio di viscere e interiora sanguinolente.
Ma è anche un sud magnetico, un luogo dell’anima.
Un letto, una stanza che odora di antico e di polpette, una ragazza in coma e tutt’intorno una danza di parole che contengono tutto lo scibile dei sentimenti umani: amore puro, rabbia incancrenita, dolore immenso, ricordi dolcissimi, amicizie perdute, e…ultima, ma non ultima, la speranza.
Tutto è tossico qui dentro, ogni relazione.
E questa tossicità, a lungo ingabbiata, inizia a farsi strada facendo pressione su ogni cosa, gonfiandosi a dismisura e lacerando le pareti che l’hanno da sempre contenuta, rendendo l’ambiente saturo e irrespirabile, avvelenando ogni rapporto, parola, sentimento, mettendo in moto un incedere vorticoso e incalzante… fino alla deflagrazione finale.
Miriam, Andrea, papa Nanni, sono l’incarnazione dei nostri demoni interiori, la trasfigurazione di un dolore che vive nel buio delle nostre paure piu recondite.
E l’autore ha il coraggio di dare loro voce, di portarle in superficie, e trasformarle in luce.
La scrittura di Donaera è sovrana, regina incontrastata di fronte alla quale tutto si piega, anche la storia raccontata.
Suggestivo nell’ambientazione e persino nel font scelto… i capitoli dedicati a Miriam mi raggelavano anche visivamente, riuscendo a racchiudere dentro un carattere di scrittura tutta l’inquietudine, il tremore, la disperazione e l’affanno di chi è intrappolato in se stesso, di chi non riesce a venir fuori da una dimensione di limbo tra la vita e la morte, destinato a ripercorrere e scandagliare ogni dolore vissuto, ogni crepa di una vita faticosa seppur ancora tutta da vivere.
Se c’è una voce assolutamente riconoscibile, dotata di grande personalità, originalità e magnetismo, è proprio quella di Andrea Donaera.