Un libro tra le mani

“Le menzogne della notte” di Gesualdo Bufalino: come lasciarsi folgorare da una spirale di bellezza

LE MENZOGNE DELLA NOTTE” di Gesualdo Bufalino 

(Bompiani editore, 140 pagine)

Non avevo ancora letto nulla di Gesualdo Bufalino e, sicuramente, quello che subito colpisce e affascina in questo libro è la lingua usata.

Una lingua barocca, elegante, dal gusto decisamente retrò, opera di chi ama le parole e sa usarle sapientemente, cesellandole una ad una come un vero artigiano della scrittura.

Uno stile che riporta a secoli passati, ma scritto negli anni ’80 del Novecento.

Questa ricercatezza stilistica non rende semplice la sua lettura, anzi, a volte diventa addirittura ostile, ma alla stesso tempo possiede una rotondità e una dolcezza capaci di evocare emozioni e immagini che credevamo perdute… e la complessità cede il posto alla bellezza, alla musicalità, alla poesia.

“Parole vestite in abiti d’epoca”, come le definisce lui stesso.

La notte di Bufalino è una notte di condannati a morte per lesa maestà, una notte di voci, di racconti disperati, di paura di morire e di ideali che non si possono tradire.

Ma è anche una notte di sussurri, di intese, di trucchi e cospirazioni.

É una notte di buio e temporali, del riflesso lucente della lama della ghigliottina che sembra sorridere beffarda.

La notte di Bufalino ci riporta in un meridione borbonico, in un tempo indefinito dell”800, in un’isola circondata da un mare crudele, tra le mura umide di una triste cella, dove tutto oscilla tra realtà e finzione, dove la linea di demarcazione tra confessione e strategia è molto sfumata, e tremendamente affascinante.

Dubbi etici ed esistenziali 

L’architettura della storia è congegnata brillantemente, riesce a creare in chi legge una bramosia di sapere il suo evolversi che non solo non sarà disattesa, ma andrà ben oltre le varie ipotesi e aspettative.

Ovviamente oltre l’aspetto puramente linguistico e letterario c’è la volontà di indagare dubbi etici ed esistenziali dell’animo umano e la capacità di farci sentire inghiottiti dalla stessa spirale di attesa e paura che attanaglia i nostri prigionieri.

Quanto vale la vita? Quanto si è disposti a barattarla con l’onore? 

E a cosa servono gli ideali se poi non si ha più la “mente per pensarli, le mani per scriverli e la bocca per dirli”?

Tutti interrogativi a cui è difficile rispondere.

Folgorati da una spirale di bellezza

All’inizio temevo di faticare troppo con questo tipo di lettura, amando io un tipo di scrittura molto diverso, ma già a pagina 9 mi sono imbattuta in un passaggio di una bellezza folgorante…

“Li sveglia nel cuore della notte, prima uno poi l’altro, un allarme dietro la fronte, che non s’è lasciato ingannare da nessuna amichevole luna e pretende di ricordare a ciascuno, con una precisione di una pendola, il numero di giorni, ore e minuti, che rimangono da vivere.

Li sveglia e il primo riverbero l’umido sole li sorprende sempre così, con gli occhi al soffitto, metà imbrattati di sogni, metà di paura […]”

…”metà imbrattati di sogni, metà di paura“… che immagine meravigliosa, poetica ed evocativa!

Dopodiché è stato un dolce “entrare” nel racconto, che molto chiede al lettore, è vero, ma molto dà.

“Se così è, niente è vero. Peggio: niente è, ogni fatto è uno zero che non può uscire da sé. Apocrifi noi tutti, ma apocrifo anche chi ci dirige o raffrena, chi ci accozza o divide: metafisici niente, noi e lui, mischiati a vanvera da un recidivo disguido.”

(Premio Strega nel 1988)

 

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“Le menzogne della notte” di Gesualdo Bufalino, Bompiani editore . Un libro tra le mani.

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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