Un libro tra le mani

“Le gratitudini” di Delphine De Vigan, recensione: Un libro tra le mani

LE GRATITUDINI  di Delphine De Vigan (Einaudi / 160 pagine)

Vi siete mai sentiti accarezzare da un libro?
Io sì, appena ho girato l’ultima pagina di questo.
Una carezza lieve, piena di tutta la dolcezza e tutte le parole che, troppo spesso, nella vita, non riusciamo a dire.
A volte non le pronunciamo per pigrizia, o per pudore, o per disattenzione, menefreghismo, superficialità… o perché siamo sempre convinti di avere tempo.
Poi arriva un giorno in cui vorremmo e possiamo più.

Le Gratitudini

Parole perdute

E sono proprio le parole le vere protagoniste del romanzo: parole che se ne vanno, che si perdono, che s’imboscano, che non trovano più la strada per arrivare alla bocca.
Parole che stancano, che affaticano, parole che per anni hai maltrattato, usandole a piacimento, dandole per scontate, abusandone, e che adesso non ne vogliono più sapere di te.

Cosa siamo senza le parole? Cosa ci resta?

Quale agghiacciante paura si prova nell’accorgersi che, da un giorno all’altro, non siamo più in grado di parlare? di chiamare le cose col loro nome?
Come possiamo dare forma e sostanza a ciò che ci circonda se tutto perde identità?
Sentire che tutto sfugge, che va troppo veloce…
Sapere esattamente che quello che stiamo guardando è un bicchiere, ma non ricordare più come si dice…come se inciampassimo in qualcosa d’invisibile.

Fa male il cuore solo a pensarci.

“Invecchiare è imparare a perdere.

Perdere la memoria, perdere i punti di riferimento, perdere le parole. Perdere l’equilibrio, la vista, la nozione del tempo, perdere il sonno, perdere l’udito, perdere la testa.

Perdere ciò che ti è stato dato, ciò che hai guadagnato, ciò che hai meritato, ciò per cui hai combattuto, ciò che pensavi di tenerti per sempre.

Riadattarsi.

Riorganizzarsi.

Fare senza.

Passare oltre. 

Non avere piú niente da perdere.”

Le Gratitudini

Questo però non è solo un romanzo sulla vecchiaia e la demenza senile, ma anche sull’importanza di dire le cose al momento giusto, sulla capacità di aiutare il prossimo senza avere alcun ritorno, sulla cura dell’altro.

“Quando mi immagino da vecchia, proprio vecchia, quando tento di proiettarmi fra quaranta o cinquant’anni, a sembrarmi piú dolorosa, piú terribile, è l’idea che non mi tocchi piú nessuno. La scomparsa progressiva o brusca del contatto fisico.

 Forse il bisogno non è piú lo stesso, forse il corpo si ritira, si accartoccia, s’intorpidisce come per un lungo digiuno. O forse invece grida per la fame, un grido muto, insopportabile, che piú nessuno vuole ascoltare.”

Stavolta la De Vigan entra in punta di piedi, e ci dona un libro tenero, delicato, che ci fa commuovere col sorriso sulle labbra.
È davvero un romanzo bellissimo… triste, senza esserlo.
Quindi non mi resta che una sola parola per questa scrittrice che riesce sempre a toccare corde profondissime, ma voglio dirla come la direbbe Michka: … gratis!!! 💜💜💜

 

“Le Gratitudini” di Delphine De Vigan, Einaudi editore. Un libro tra le mani.

 

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio