Un libro tra le mani

“Il mago del Cremlino” di Giuliano da Empoli, recensione: Un libro tra le mani

IL MAGO DEL CREMLINO”, di Giuliano da Empoli.

Sono sincera, non avrei mai e poi mai letto questo libro se non fosse stato scelto dal gruppo di lettura della mia libreria di fiducia.
Non l’avrei mai scelto autonomamente, soprattutto perché ritengo che per leggere un libro di questo tipo sia doveroso possedere gli strumenti necessari per poter fare una lettura critica.
Ed io non li possiedo.

Ero sicura di ritrovarmi a leggere un saggio travestito da romanzo (e difatti lo è) e che l’avrei abbandonato dopo poche pagine, ed invece, onore al merito, la scrittura e il modo di narrare di Giuliano da Empoli hanno fatto sì che lo leggessi tutto, senza fatica e bypassando il mio completo disinteresse verso l’argomento trattato.

È un libro politico, che ci fa entrare in stanze, conversazioni, manipolazioni e pensieri a cui non avremo mai accesso.
Ci racconta di una Russia contemporanea, quella post-comunista, per voce di Vadim Baranov, consulente di Putin (figura probabilmente ispirata a Vladislav Surkov, reale consigliere del Presidente fino al 2020), del quale, qui, viene raccontata l’ascesa.

Da anonimo funzionario del Kgb allo Zar di oggi.

Un uomo solo che si nutre della sua solitudine, un uomo senza moglie, senza figli, senza amici (l’adulazione reverenziale ha spazzato via il senso vero dell’amicizia), granitico e abituato a sospettare, ai limiti della paranoia.

Ma il vero protagonista del libro è il “POTERE”.
E come questo potere viene esercitato, come viene percepito o addirittura desiderato dalla società russa.
Pare sia una questione di verticalità: dopo Gorbacev ed Eltsin che avevano dato vita ad un potere piu “orizzontale“, piu vicino alle persone, Putin ha ritenuto che il popolo russo desiderasse un potere verticale, distante e autoritario, che spazzasse via il caos e ripristinasse ordine all’interno e potenza all’esterno.

“Potere allo stato puro. Questo è diventato lo Zar. O forse lo era fin dal principio. L’unico trono che gli darà pace è la morte.”

La politica è teatro… e il potere è tutta una questione di “messa in scena“: basandosi su questo assunto, la figura di Baranov, proveniente dal mondo dell’arte e dello spettacolo, è stata fondamentale.

Ma la politica è materia molto complessa e difficile da maneggiare, ecco perché solitamente sto alla larga da questo genere di letture: tanto, troppo tende a sfuggirmi.
Quello che ho capito di sicuro, però, è che quella russa è una società molto complessa e molto diversa da quella occidentale, in cui la vicinanza ai vertici del potere è molto più importante del dio denaro che impazza qui da noi.

Rimane però un romanzo, e per quanto l’autore sia un saggista, giornalista e studioso di politica, continuo a domandarmi quanto sia labile la linea di confine tra realtà e immaginazione, quanto questa ricostruzione storico-politica sia plausibile, e quanto invece romanzata.
“Non ho inventato nulla, ma ho immaginato molto”. Queste sono state le parole pronunciate dall’autore in un’intervista.

Di sicuro Giuliano da Empoli ha scritto un romanzo, sottoforma di lunghissimo monologo, dalla voce ammaliante, capace di farsi leggere anche da chi, come me, è refrattario a questo tipo di disamine.

P.s.: Molto interessante l’ultimo capitolo sulla società digitale che sta creando i presupposti per l’avvento di un potere assoluto e agghiacciante, quello della “macchina”, che non solo imporrà il suo dominio sull’uomo, ma entrerà nell’uomo, soppiantandolo definitivamente.

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“Il mago del Cremlino” di Giuliano da Empoli, Mondadori editore . Un libro tra le mani.

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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