Un libro tra le mani

“Blu quasi trasparente” di Ryū Murakami, recensione: Un libro tra le mani

Blu quasi trasparente, di Ryū Murakami (traduzione di Bruno Forzan)

Tosto, disturbante, a tratti fortemente disgustoso, ma un libro importante per la letteratura giapponese degli anni ’70, una fotografia nitida e spietata di una generazione allo sbando nella rigidissima società del Sol Levante.

Generazione autodistruttiva 

Seguiamo le giornate di un gruppo di ragazzi la cui quotidianità è fatta essenzialmente di droga, buchi di eroina, pasticche di Nibrole, sballo continuo, sesso promiscuo, concerti rock, alcool, violenza, degrado fisico e psichico.

Una finestra sul vuoto, sull’abisso di una generazione che, sopraffatta dall’angoscia e smarrita nella ricerca di un senso, si autoinfligge dolore e distruzione per annullare tutto il resto, per non sentire più niente.

Ragazzi apatici, squallidi, debosciati, ma anche, e soprattutto, fragili, infelici e disperati!

Eppure… in tutto questo squallore, in questa decadenza e apparente superficialità, all’improvviso fanno capolino esternazioni profonde, addirittura poetiche, in cui si percepisce un bisogno di salvezza, sprazzi di luce.

“Avevo l’impressione che ci fosse qualcosa, tra me e l’eroina, anzi, che avrebbe anche potuto esserci qualcosa d’altro. In realtà tremavo come una foglia e impazzivo dalla voglia di farmi, ma ho avuto proprio la sensazione che io e l’eroina da soli non bastassimo, che mancasse qualcosa. Se poi mi facevo non pensavo più a niente, ma intanto… Insomma, quella cosa che mi mancava, non me lo so spiegare, ma non era né Reiko né mia madre, ho pensato che fosse quel suono di flauto. Avevo sempre avuto in mente di parlartene, una volta o l’altra. Non so in quale stato d’animo tu l’abbia suonato, ma a me ha dato una sensazione fantastica, giusto? E così vorrei sempre avere con me qualcosa che assomigli al Ryu di quei momenti! Lo penso ogni volta che aspiro l’eroina dentro la siringa… anche perché io ormai sono andato, ho il fisico a pezzi. Guarda, anche il viso mi è diventato tutto flaccido, morirò presto di sicuro… Posso morire in qualsiasi momento, tanto non m’importa. 

 È una cosa da nulla, e io non ho nessun rimpianto, proprio nessuno! 

 «Vorrei solo sapere meglio che cos’era quella sensazione che ho provato allora, quando ho ascoltato il flauto. Solo questo desiderio mi rimane: sapere che cos’era veramente.”

Freddo e chirurgico

L’autore non ci risparmia descrizioni accuratissime, fredde e chirurgiche, delle condizioni in cui versano Ryū (il libro pare essere di ispirazione autobiografica) e i suoi amici: appartamenti sporchissimi, i cui pavimenti sono interamente ricoperti di rifiuti, sudiciume, vomito, sangue, fluidi corporei, cibo ammuffito su cui banchettano insetti di ogni tipo, vestiti e biancheria lercia (puntualmente poi rindossata), corpi sudati, appiccicosi, che emanano odori nauseabondi.

A fine lettura ti senti un po’ sporco anche tu…

Personalmente mi ha ricordato un po’ l’atmosfera di “Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino“, ma con una dose di violenza, degrado e splatter decisamente maggiore.

Blu quasi trasparente… e disturbante 

Non è un romanzo che si può consigliare liberamente, perché la soglia di sopportazione di scene disturbanti è estremamente personale e ciò che può essere tollerabile per me potrebbe non esserlo per qualcun altro.

Quindi una lettura da affrontare consapevolmente.

Questo romanzo vinse, nel 1976, il prestigioso premio letterario Akutagawa, la cui vittoria provocò tantissime polemiche da parte di chi lo riteneva solo un ammasso di oscenità e un’istigazione all’uso di stupefacenti.

Per me, invece, è l’altra faccia della medaglia di una società che é sempre voluta apparire candida, precisa e ordinata, ma che in realtà contiene al suo interno mille contraddizioni.

L’altro Giappone, insomma.

Un autore anni luce lontano dal suo omonimo (Haruki) e dalla maggior parte della letteratura giapponese contemporanea, così lieve, rarefatta, spesso onirica, ma sempre delicata anche quando affronta tematiche forti: Ryū Murakami è crudo, brutale, esplicito fino al limite del sopportabile, il Murakami “cattivo” insomma.

Ma una storia come questa, andava raccontata per forza così.

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“Blu quasi trasparente” di Ryū Murakami, Rizzoli editore . Un libro tra le mani.

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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