Sussurri tra le pagine

“Educazione europea” di Romain Gary: recensione libro

Zosia indossa calze di lana troppo grandi ed un rossetto troppo forte. Si arrende a
Carri armati tedeschi Panzer I (1939, Bundesarchiv, Bild 146-1976-071-36, CC BY-SA 3.0, Wikimedia Commons)
loro ogni notte mentre la sua mente vaga lontana. È sola. Non sa cosa sia l’amore. Zosia non ha altro che i sui 16 anni.
 
Janek vive in un rifugio scavato sottoterra. Trema, mentre il buio della sua tana lentamente lo inghiotte. Janek ha paura, il silenzio è assordante e i suoi 14 anni non sono abbastanza. 
 
I partigiani polacchi combattono la fame, più che l’invasore. La musica di un pianoforte stringe il cuore e bagna un viso giovane. Le ragazzine stuprate vengono vendute ai bordelli. Un grande amore muore su una forca. Due giovanissimi si tengono la mano per raggiungere la stessa buca, mentre il dolore non fa più male, e la sofferenza diventa solo una vecchia abitudine. “È come camminare sotto la pioggia, nel fango, come non sapere dove andare quando si ha fame e freddo… Prima piangevo, poi mi sono abituata.”
 
Soldati polacchi fatti prigionieri dai tedeschi (1939, Apolonius Zawilski, CC0 Public Domain, Wikimedia Commons)
Gli uomini vengono fucilati per le etichette che portano e non per l’animo che possiedono. Le vite, spezzate per la fede professata o per la divisa indossata. Intanto il mondo si spacca in due: da un lato i nazisti, da un lato i ribelli, ed è difficile ricordare quanto da ambo i lati ci siano prima di tutto uomini. Figli, padri, mariti, grandi amori, persone che presto lasceranno il posto ad un lacerante dolore.
 
“In Europa abbiamo le cattedrali più antiche, le più vecchie e celebri università, le più grandi biblioteche, ed è qui che si riceve l’educazione migliore, sembra che vengano in Europa da tutti gli angoli del mondo per istruirsi. Ma alla fine, quel che ti insegna tutta questa famosa educazione europea è come trovare il coraggio e delle buone ragioni, valide e convenienti, per ammazzare un uomo che non ti ha fatto nulla e che se ne sta seduto sul ghiaccio con i pattini e a testa china, aspettando la fine.”
 
In un tempo in cui gli orchi non si accontentano più di vivere solo nei racconti, per gli impavidi ribelli si bruciano villaggi, mentre gli insulsi possidenti tutelano vite intascando marchi. Poi la tubercolosi, perfida assassina, che arresta il respiro di chi è stato risparmiato dai pogrom, dagli incendi, dalle bombe, dai carri armati, dai colpi di fucile, dalla fame e dal freddo. Le dita si intrecciano nel buio della foresta, mentre il vecchio fonografo in una buca di nuda terra, suona la Polonaise di Chopin. E allora le voci dei partigiani si alzano in coro, vibrano, si uniscono, si stringono “per farsi coraggio, o forse, per cullarsi di illusioni”.
 
Tutto questo è Romain Gary nel suo capolavoro “Educazione europea”. Definito da Sartre “il miglior libro
Romain Gary
mai scritto sulla resistenza” e che io ho sinceramente amato. Un libro meraviglioso, pieno di dolore, di energia, di voglia di vivere e di svanire per sempre, pieno di sconforto, privazione e violenza, ma anche di eroi infuocati da un’imperitura speranza e dell’amore che annienta ogni orrore.
“- Ti amo, sì. Ti amo. Non piangere… Non bisogna. Abbiamo tempo per sapere. Abbiamo tempo per dimenticare. Impareremo parole belle, dimenticheremo quelle brutte.
– Gli uomini non hanno una parola bella per questa cosa.
– Io ne inventerò una. Io e te insieme ne inventeremo una. Io e te. Saremo i soli a conoscerla. Non la diremo mai a nessuno. Ce la terremo segreta, per noi soli.”
 
Come ne “La vita davanti a sé” ho sorriso di fronte ad una sottile ironia, sopravvissuta temeraria, ad un contesto doloroso. Ho pianto per la morte di un figlio, per la morte di un padre, per la morte di un ribelle e per quella di un nazista. E nel momento della fine, quando anche le etichette decadono e le ideologie imposte non hanno più alcun valore, la solitudine resta l’ultima compagna. Un solo pensiero resiste nella mente annebbiata: “nessuna cosa importante muore”, solo così, forse, alla fine, tutto può avere finalmente un senso.
 
Prese il violino. In piedi in mezzo alla cantina puzzolente, vestito di stracci sporchi, il ragazzo ebreo i cui genitori erano stati massacrati in un ghetto riabilitava il mondo e gli uomini, riabilitava Dio. Suonava.

“Educazione europea” di Romain Gary edizione Beat.

Sussurri tra le pagine per The BookAvisor.

Vieni a parlare di libri con tutti noi nel gruppo Facebook The BookAdvisor.

Angela Finelli

Classe 1987. Nata a Napoli, tra i vicoli e l'odore del ragù lasciato a "pappuliare" a fuoco lento già dall'alba. Amante dei libri da sempre, della buona cucina e delle mete insolite. Dipendente dal caffè, dalle risate spontanee e da quella punta di follia che rende la vita imprevedibile. Fiera sostenitrice del potere delle parole e dei sussurri nascosti tra le righe, quelli che lasciano un'impronta nella memoria e i brividi sulla pelle.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio