Interviste

Ferrovie del Messico: Lillo Garlisi racconta il romanzo in dozzina al Premio Strega e i segreti di Laurana Editore

Continua il nostro viaggio nell’editoria e questa volta ci porta direttamente nella dozzina del Premio Strega 2023: “Ferrovie del Messico” di Gian Marco Griffi, edito Laurana Editore, è stato segnalato per il premio Strega da Alessandro Barbero e ora, dopo la prima scrematura dello scorso 30 marzo, è tra i dodici libri che si contendono il prestigioso premio. 

Questo libro ha una storia particolare. È diventato noto con una cosa di cui si parla sempre ma raramente esiste nella realtà: il passaparola dei lettori. A raccontarci la genesi di Ferrovie del Messico, la trama e le specificità che l’hanno condotto in dozzina è Lillo Garlisi, fondatore delle case editrici Laurana e Zolfo, marchio che accoglie anche il catalogo Melampo.

Nato a Racalmuto, paese siciliano che ha dato i natali anche a Leonardo Sciascia, Garlisi è stato manager di una multinazionale fino ai quarant’anni, poi ha deciso di seguire la sua passione per i libri e fondare i marchi editoriali che l’hanno reso noto. 

Ferrovie del Messico nella dozzina del Premio Strega

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Nella lunga chiacchierata con The BookAdvisor, in cui ci si è soffermati principalmente sull’attività di Laurana Editore, Lillo Garlisi ha potuto raccontare quanto sia importante scommettere su una letteratura sempre diversa e di qualità partendo proprio da Ferrovie del Messico.

Il romanzo racconta di Cesco Magetti, guardia nazionale repubblicana ferroviaria inquadrato nella Stazione di Asti. Al giovane viene dato il compito di trovare una mappa delle ferrovie del Messico. Il motivo di questo bizzarro ordine si scopre andando avanti con la storia, che risulta essere l’intreccio di una moltitudine di storie, racconti e personaggi sempre nuovi. Per certi versi è un libro molto colto e letterario, – dice Garlisi – per altri c’è un linguaggio tutto piano e piacevole che riesce a coniugare lirismo, ironia, leggerezza senza nessun altro fine se non il gusto della narrazione. Se dovessi definirlo direi che è un libro fuori dal tempo.

La presenza di Ferrovie del Messico nella dozzina del Premio Strega ci permette anche di saperne di più sulla letteratura di Laurana e sulla collana Fremen, di cui fa parte. 

Fremen nasce nel 2021 con un’idea ben precisa. – racconta Garlisi – Parlandone con Giulio Mozzi, nacque l’idea di puntare su una collana che una volta si sarebbe detta sperimentale, cioè di portare all’attenzione del lettore dei libri che verrebbero considerati non di moda, non nel mainstream o all’altezza del gusto del lettore. I libri di Fremen sono quelli che quando si portano all’attenzione di una casa editrice, soprattutto una di quelle grandi, si sente dire “bellissimo, però il mercato…”.

Ferrovie del Messico è un libro di oltre 800 pagine, decisamente lontano, per temi e modalità di narrazione, dalla letteratura contemporanea più nota. La sua storia però rende l’idea del successo dell’intuizione di Garlisi. Laurana decise di credere e investire sul romanzo di Griffi, consapevole si trattasse di un prodotto difficile da vendere.

La prima distribuzione vide l’arrivo in libreria di sole 168 copie, ma il passaparola fece schizzare le vendite su Amazon. Oggi Ferrovie del Messico è alla dodicesima edizione e ha superato le 20.000 copie vendute, oltre ad aver vinto premi importanti come il Mastercard e Libro dell’anno di Fahrenheit. Garlisi racconta di aver scelto lui stesso di non candidarlo più a nessun premio, ma il fatto che venisse notato per lo Strega è stata un’evoluzione naturale di questo successo. A questo punto la candidatura allo Strega era quasi doverosa perchè è un successo popolare. – dice – Dal nostro punto di vista farlo notare ci stava, non era una candidatura velleitaria tant’è che è in dozzina dove il peso dei marchi comincia a diventare importante e per un marchio non grande come il nostro è qualcosa di significativo.

Ferrovie del Messico si pone al di sopra di ogni aspettativa, abbattendo fino ad ora molti muri tirati su dalla letteratura mainstream contemporanea e dai tanto criticati meccanismi del Premio Strega. Uno degli sport nazionali è quello di parlar male dello Strega – dice Lillo Garlisi commentando la definizione del premio come il “Sanremo dell’editoria”. Tutto ciò è molto italiano. – continua l’editore – Io però dico che lo Strega ha un’oggettiva valenza perchè è il più grande pretesto che c’è in Italia per far parlare di libri e per far presente a una parte rilevante della popolazione che esiste il mondo del libro. Non va demonizzato.

Per Garlisi, considerata l’opportunità che il premio offre, non ha senso neanche pensare ad un cambio regole. Ogni premio, come ogni gara, ha le sue regole del gioco. – sottolinea – Nel momento in cui partecipi a una gara sai che stai partecipando a quella gara con quelle regole, quindi è teoria dire “ah se le regole fossero altre“. Se fossero altre sarebbe un altro premio. Ogni premio ha le sue dinamiche, sappiamo bene che il meccanismo un po’ risente di maggiore influenza dei grandi gruppi editoriali, ma quelle sono le regole del gioco.

Il pensiero di Lillo Garlisi è sopra le righe anche quando si finisce a parlare della famosa ricerca del libro bello, o più che altro della definizione dello stesso: Io parto dal principio che la distinzione libri belli/libri brutti sia un po’ una forzatura. Credo che ciascuno di noi si rapporti al suo segmento di libri ideali. Litigo spesso con gli amici che dicono che una volta si facevano libri bellissimi e oggi no: non è vero, oggi se mai il problema è una certa sovraproduzione e la difficoltà a orientarsi in questa, però tra gli 80.000 titoli pubblicati ogni anno ciascuno di noi i suoi 100 titoli desiderati li ha.

Il premio Strega visto da Laurana diventa quindi l’occasione per guardare da più di una prospettiva il mondo del libro ma anche, se vogliamo, per scovare un libro che si addica a noi e che ci venga voglia di definire bello.

Cosa accadrebbe, quindi, se Ferrovie del Messico vincesse questo Strega 2023? Vincere il premio Strega non credo sia oggetto di sorteggio, il percorso fino ad ora fatto ci soddisfa e ci lusinga, il risultato sul marchio è una maggiore visibilità che abbiamo acquisito sia presso lettori che non ci conoscevano o ci conoscevano poco sia presso quello che è il cliente vero ovvero la libreria. In questa fase di sovraffollamento di proposte anche lo spazio in libreria non è scontato. Da questo punto di vista c’è un innalzamento del livello di conoscenza.

Gli effetti collaterali dello Strega sono numerosi e tutti diversi. Circola sempre più il titolo del libro e non sono solo i lettori a rendersi conto dell’esistenza e dell’importanza della casa editrice che ne prende parte.

Come primo risultato acquisito e immediatamente misurabile c’è la quantità di manoscritti che riceviamo ed è un segnale statisticamente interessante. – racconta Garlisi – Se prima arrivavano 100 manoscritti oggi ne arrivano 300. Indica sicuramente che il livello di attenzionamento è cresciuto ed è un risultato positivo.

La visibilità, anche per una casa editrice, risulta quindi un obiettivo e un nuovo punto di partenza. Ma anche Garlisi precisa che la visibilità non deve essere fine a sé stessa. La visibilità editoriale è soprattutto identità. Quello che devi ottenere è una chiara percezione di chi sei, di cosa vuoi essere per farti identificare dal lettore. Per me non esiste il “libro per tutti”, devi parlare a un pezzo di lettorato e quel pezzo deve riuscire a caratterizzarti. La fidelizzazione non è allargamento a dismisura.

Lillo Garlisi riesce, raccontandoci di Laurana ma in generale del suo concetto di editoria, a porre l’accento sul libro in quanto oggetto unico e impossibile da definire in maniera oggettiva. Ogni libro nasce per un lettore.

Ma allora come fa una casa editrice a scegliere il libro giusto da pubblicare?

Bisognerebbe chiedere a molti di quelli che inviano il manoscritto non perchè noi non l’abbiamo scelto ma perchè me l’hai spedito.” Garlisi risponde sorridendo, portandoci poi per mano nel mondo della scrittura e della scelta di un buon libro.Ogni casa editrice ha un’identità e all’interno ci sono sotto identità che sono le collane. L’unità di misura dell’editoria reale sono le collane. Noi abbiamo quella centrale di narrativa italiana che è Rimmel, la Fremen che è sperimentale, una collana di gialli e altre minori sulla saggistica. Il core di Laurana è “raccontiamo storie” e lo facciamo in tre modi: narrativa, narrativa sperimentale e quella di genere (giallo).

Quindi il vero tema è come proseguire le collane, qual è il pezzo successivo da attaccare, quindi trovare libri che sono coerenti con quelle collane. Scegliere è sempre molto difficile perchè rispetto alla massa di ciò che arriva la maggior parte dei manoscritti sono fuori o perchè sono sinceramente brutti o perchè sono fuori dalle nostre collane. Noi cerchiamo di privilegiare quel libro che dica qualcosa. Io parto dal presupposto che il lettore quando legge un libro alla fine deve avere sempre la sensazione del “ne valeva la pena”. Se tu esci un po’ diverso dopo aver letto un libro ne valeva la pena. E questo non lo ottengo solo con un libro di livello letterario altissimo, lo ottengo in maniera diversa. 

Un editore alla fine sceglie delle storie per portarle sul mercato, le strade possibili sono tantissime, deve solo scegliere quell’angolazione che sia da un lato coerente con lo sviluppo che stai cercando di dare alla casa editrice e poi rispettare il patto con il lettore, bisogna sempre fare una promessa che mantieni. Io ti devo dire chiaramente qual è il libro che sto proponendo e perchè lo sto proponendo. Il patto con il lettore è fatto di serietà e di coerenza. 

Un tacito accordo, quello tra lettori, scrittori e editori, che risulta in definitiva fondamentale per la buona riuscita della letteratura, per permettere a tutti di trovare la propria voce se vogliono scrivere e il proprio libro se vogliono leggere. 

Le false promesse dell’editoria che, come dice Garlisi, tende a proclamare qualsiasi cosa come capolavoro del secolo, creano una confusione che ha fatto quasi impazzire il meccanismo. Se, come spiega l’editore, la possibilità di mandare manoscritti via mail e riempire pagine in word ha reso fin troppo facile scrivere e inviare senza rimetterci un centesimo, è anche chiara la tendenza degli scrittori ad inviare a chiunque la propria opera nella speranza della pubblicazione.

Io penso – ha infatti precisato il direttore di Laurana – ci sia anche una certa sconoscenza dei meccanismi editoriali da parte di chi scrive. Molto spesso quando ti arriva un manoscritto ti rendi conto che hai di fronte una persona che non ha minimamente investito mezz’ora del suo tempo per guardare anche solo il tuo sito. Scrivere chi sa perchè viene considerato un mestiere solitario ma non è così, scrivere e pubblicare sono attività sociali. Un libro è il frutto di un’operazione collettiva. 

Poi c’è anche una grande confusione sul meccanismo del successo. Una cosa è scrivere perchè hai qualcosa da dire, perchè vuoi fare qualcosa che rimanga, altra è pensare di scrivere per diventare ricco.

Le parole di Garlisi rendono chiara una cosa: di letteratura ancora da scoprire ce n’è, da leggere c’è tantissimo e probabilmente c’è ancora un bel po’ di spazio per scrivere. Di fronte a tanta passione e lungimiranza in tema di scrittura non si può che chiedere un consiglio per un aspirante scrittore.

Metodo. È la sua prima e netta risposta. Altra cosa che consiglierei è non lasciarsi prendere da nessuna smania del successo, ma cercare di costruire una storia che stia in piedi. Quello che probabilmente suggerirei è esattamente il contrario del successo: di pensare sempre che un libro è fatto per il lettore, chi scrive lo fa sempre per un lettore. Ultima cosa: non lasciarsi prendere troppo dal modernismo o dalla moda del momento. A volte ci si scorda che il libro è uno degli oggetti più durevoli che ci sia. Esiste una sola definizione di un buon libro: un libro che regge all’usura del tempo.

Ma il lavoro dello scrittore non può e non deve finire con la pubblicazione. Nella fase successiva – continua Garlisi – chi scrive deve selezionare le case editrici a cui inviare il suo scritto. Significa che il tuo libro devi vederlo in una collana e all’interno di un marchio. Pensaci alle collane e alle case editrici in cui ti piacerebbe vedere il tuo libro. Acquisire informazione necessita di tempo e applicazione e siccome siamo tutti tendenzialmente frettolosi si cerca di saltare questi passaggi che però non sono eludibili.

Lillo Garlisi, come la storia dei suoi libri, risulta essere un punto di riferimento per la storia dell’editoria contemporanea. Si è sempre definito il più grande scrittore contemporaneo che non ha mai scritto neanche un libro. Scherzandoci su, sottolinea come la definizione sia perfetta anche per ricordare che scrivere è un’attività materiale, fatta di ore e ore di lavoro necessario, spesso inconciliabile con altri mestieri impegnativi.

Per dirla con le parole di un grandissimo, Garlisi ci racconta che: una volta parlai con Andrea Camilleri, di cui avevamo pubblicato un libro con Melampo. E lui mi raccontava proprio questa cosa: scrivere è un’attività artigianale. Mi diceva “io mi alzo la mattina, fortunatamente ho un appartamento grande, un’ala è quella in cui vivo con mia moglie e l’altra quella in cui scrivo nello studio. Mi alzo, mi vesto, mi pettino, mi lavo e vado a lavorare, varco la soglia. Sto dalla mattina alle 9 fino alle 13 e faccio pagine. Come un falegname fa strumenti. Quando quella pagina è fatta bene, bene quando vedo che è sbileca la aggiusto. Io sono un artigiano.”

Fare pagine e poi stamparle, metterle sul mercato e fare in modo che tutti le leggano. Sono due attività diverse e complementari, ma che hanno in comune una cosa che per Garlisi è imprescindibile. Se non hai dentro molta passione non lo puoi fare, l’editoria è una di quelle cose che senza passione non va avanti. È inevitabile che c’è il desiderio di piacere. Quando ti dicono che hai pubblicato un bel libro è una gran soddisfazione, come vai a monetizzarla? Non puoi.

Se un giovanotto mi dicesse che vuole fare editoria gli direi che dipende da quali sono i suoi obiettivi. Non è sicuramente un’attività redditizia. Ma visto che siamo fatti anche di passioni perchè non coltivarle.

Bonus track: libro consigliato

“Un mucchio di bugie” di Giulio Mozzi – edito Laurana.

Qui per leggere la recensione di “Ferrovie del Messico” di Gian Marco Griffi, presente nella dozzina del Premio Strega.

Interviste

Francesca Romana Cicolella

Giornalista. Nata con una sola passione, cresciuta - per fortuna - a pane e giornalismo. Leggo tanto, scrivo il giusto. Non sono logorroica, ma se scrivo roba lunga vuol dire che ho voglia di parlarne.

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