Malditesto

“L’ultima parola” di Taylor Adams: una storia che si scrive davanti agli occhi del lettore

Devo ammetterlo, ero pronto a raccogliere l’invito dello scrittore. Questa storia comincia con una lettrice che mette una stella su Amazon ad un libro irricevibile. Le ragioni di Emma di non tacere su una storia brutta mi avevano convinto a rendere “L’ultima parola” di Taylor Adams, la mia prima stroncatura. Non perché non abbia mai letto libri brutti, ma semplicemente perché se non posso parlare bene di un libro semplicemente non ne parlo. C’è questa sorta di tabù, sbagliato lo so, per cui non riesco e non voglio scrivere male di un libro, probabilmente perché mi immedesimo nello scrittore. Un romanzo è fatica vera: sono ore e ore di lavoro, settimane, mesi. E di solito ci sono delle ragioni personali, o un’intuizione che riesce a tenere accesa la fiamma della scrittura per tutta la durata della storia. Non è affatto una cosa banale.

La cosa buffa è che nei miei trascorsi nel settore dei videogiochi non mi sono mai fatto problemi con le bocciature. Sarà che in quel caso l’immagine in testa era quella di un editore grosso e cattivo che voleva solo i nostri soldi proponendoci qualcosa di scadente.

Recensione mortale

Ad ogni modo volevo servire all’autore de “L’ultima parola” lo stesso piatto, perché l’inizio del romanzo è abbastanza sciatto e prevedibile, quanto nella storia tanto nella scrittura. È così vero, che sgamo quello che credevo sarebbe diventato il colpo di scena dopo appena una quarantina di pagine. Solo che questo punto di svolta arriva nemmeno ad un terzo della storia. E allora ho sospettato che non poteva essere tutto qua. Così, riga dopo riga, ribaltone dopo ribaltone sono arrivato alla fine del romanzo rendendomi conto che non potevo più usare i toni immaginati all’inizio.

Emma Carpenter è una donna a pezzi. Decide di trasferirsi in una casa appartata (e ti pareva) per ritrovarsi; o per farla finita; non ha ancora deciso. È in lutto, si sente in colpa per la vita che ha spezzato, e non riesce ad andare avanti. Per questo certe volte dalla spiaggia a pochi passi da casa passa alla battigia, poi all’acqua fino alle ginocchia, poi fino al collo. Alle spalle uno zaino pieno di pietre. La spiaggia di Strand Beach in un modo o nell’altro la aiuterà ad andare oltre. Come pure l’aiuta il ricordo del marito che gli si manifesta nei momenti di crisi.

Anche se Emma è in questa casa da tre mesi non ha ancora conosciuto il suo unico vicino, misterioso almeno quanto lei. Le loro brevi comunicazioni passano per delle lavagnette mostrate alle rispettive finestre, le stesse con cui giocano all’impiccato di tanto in tanto. È proprio questo vicino a consigliarle la lettura fatale: Montagna mortale. Un romanzetto cretino e pieno di stereotipi, con un killer inarrestabile e delle vittime che fanno sempre la scelta sbagliata. È a questo romanzo che Emma si premura di dare una stella su Amazon, la stessa che volevo dare io per tutte le volte che l’autore in queste pagine utilizza la parola “e-book” invece di libro. Libro! perdindirindina, ho capito che è digitale, ma sempre libro resta (e no, non c’era giustificazione nella storia che fosse e-book o meno, a parte il costo di novantanove centesimi).

Intuizione mortale

“L’ultima parola” di Taylor Adams
L’ultima parola – Copertina

La storia comincia qua, quando l’autore si premura di rispondere piccato alla recensione di Emma, e gli chiede di cancellarla. Per contro, l’orgoglio di Emma si erge a paladino di tutte le persone che hanno sprecato ore in brutte letture, e decide che quella recensione non la cancellerà mai. Anche se l’autore sta usando toni inquietanti. Lo stesso autore, H.G. Kane, che aveva già scritto Valle mortale, Fiume mortale e tante altre cose mortali. Mi state seguendo vero? Non vi spoilero nulla dicendovi che Emma diventa la designata protagonista di Spiaggia mortale, perché è proprio da questo punto che il libro diventa più interessante, quando pensavate di averlo smascherato.

Presto scoprirete che il narratore è inaffidabile, e non saprete mai quando e se fidarvi di lui. Quanto le intenzioni dei personaggi siano sincere, o quanto vero sia quello che si raccontano. Quando diventa chiaro che Emma è la protagonista del nuovo libro di H.G. Kane, ci saranno dei momenti in cui si alterneranno il tempo del racconto che stiamo leggendo, alle pagine pubblicate di Spiaggia mortale, in un parallelo in cui da una parte l’assassino non sembra poi così immortale, dall’altra invece appare inesorabile e privo di sentimenti. Dov’è la verità? Stando alle parole di Spiaggia mortale Emma è spacciata. Nella finzione non esistono le coincidenze, e se Taylor Adams ha fatto un buon lavoro è stato proprio nel mettere tutto al proprio posto. Dove tutte le ingenuità di una brutta storia trovano senso, dove l’assassino non è dio per volere della penna dello scrittore, ma per motivi naturali.

Poi, l’uomo infila la mano libera nell’impermeabile e ne estrae una pistola semiautomatica. Alla sua vista le viscere di Emma si contorcono per l’orrore. È come vedere un tumore in una radiografia, o un corpo immobile all’interno di un’auto distrutta: è una cattiva notizia nella sua forma più pura. Stranamente, la pistola sembra vibrare nella presa dell’assassino. Lui cerca di opporvisi. Ma gli trema la mano.

La sua mano era perfettamente immobile. I suoi nervi erano saldi come la roccia. Nelle sue vene scorreva acqua ghiacciata. […] Era un sociopatico nel verso senso della parola, una macchina perfetta, immune all’empatia

Poi diventa un susseguirsi di rivelazioni e colpi di scena, talvolta di quelli logori e tipici dei thriller che vedevate da ragazzini in terza serata e di cui non ricordate nemmeno il nome. A Hollywood sembra che si possano indagare certi sentimenti solo basandosi su certi tipi di relazione, e questo sembra un libro molto hollywoodiano. È una cosa che personalmente detesto, ma trova motivi concreti nella storia, e non solo, la rende plausibile. Spiega come è possibile che uno scrittore senza talento bussi alla porta di una lettrice sperduta in una spiaggia deserta.

Arrivato all’ultima pagina devo dire che Taylor Adams si è guadagnato la mia simpatia, non troppo per la scrittura che comunque rimane senza guizzi per tutto il libro, ma sulla storia che ha imbastito non sento più di dovergli rimproverare nulla. Se amate i thriller claustrofobici dove la vittima sfugge all’assassino per tutto il tempo e non siete alla ricerca di una penna mordace, dategli una possibilità.

“L’ultima parola” di Taylor Adams, Timecrime, 2024. Malditesto.

Malditesto

Tenere fuori dalla portata dei bambini

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio