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“Miss Margaret Ridpath e lo smantellamento dell’universo” di Don Robertson: recensione

Pianeta Don Robertson: Miss Margaret Ridpath e lo smantellamento dell’universo.

Diario di viaggio, parte prima

La vicenda di Miss Margaret Ridpath si incastona come una gemma splendente in quella collana di perle che Don Robertson ha infilato, una dopo l’altra, ambientando tutti i suoi romanzi in un luogo chiamato Paradise Falls.
Questo territorio immaginato e idealmente posizionato in Ohio si impasta come terra feconda con i moltissimi personaggi che popolano le pagine di Robertson. Paradise Falls diventa nucleo generativo dal quale si snodano le vite, i sogni, le battaglie, gli amori e le speranze di intere generazioni. 

Robertson è il creatore di un universo poliedrico e vivissimo, un immenso palcoscenico sul quale  muove i suoi personaggi facendoli incontrare, incrociare, a volte solo sfiorare ma sempre, sempre, sempre vivere e amare.
Leggere i suoi romanzi è come stare davanti a una finestra panoramica: riconoscere il tal signore o il tal altro, notare quanto quel ragazzino sia cresciuto in una sola estate. Vedere la vita che scorre.
Don è un direttore d’orchestra e da lettrice ho sempre pensato quanto sarebbe bello poter vedere i suoi spariti, i suoi taccuini. 

Diario di viaggio Parte seconda

Miss Margaret Ridpath e lo smantellamento dell’universo di Don Robertson

Non so se Robertson fosse alto, ma osservando la foto nella terza di copertina me lo immagino un uomo imponente. E sorrido, nel pensare che tanta fisicità si traduca in una scrittura dal tocco lievissimo, poetico, spesso romantico. 
Miss Ridpath e lo smantellamento dell’universo è l’ultimo romanzo uscito in Italia nella collana Greenwich di Nutrimenti. Il compito di far suonare l’orchestra di Robinson in un’altra lingua è stato affidato a Nicola Manuppelli che, avendo tradotto anche tutti i precedenti romanzi di questo autore, ne conosce intimamente il ritmo, le pause, le inimitabili sfumature.

Miss Margaret Ridtpath dice di essere una donna fatta di latta. Dice, Miss Margaret, di sentirsi fuori luogo in un mondo così pieno di persone di ferro. Lei, fatta di latta, non può competere. Lei ha bisogno di ordine, di compostezza, di rigore, di silenzio e tranquillità.
Eppure la latta è un materiale particolare, caro Robertson. La latta non si corrode, esattamente come Margaret. La latta, tanto sottile e duttile, è anche molto resistente. E la resistenza Miss Margaret la dimostra generosamente e ripetutamente, a se stessa e agli altri.
Grazie alle sue doti di intelligenza e resistenza diventa un’eccezionale giocatrice di bridge, conquista un posto di prestigio come contabile, sopporta per anni il difficile rapporto con l’anziana madre e le sue due governanti. resiste infine alla violenza di lutti che le squassano la vita.

Margaret vive solo 63 anni e questo lo sappiano fin dalla prima pagina. 
Quello che non sappiamo, ma che scopriamo riga dopo riga è che, come Platone nel suo Simposio, anche Robertson scrive della complessità del sentimento amoroso, di come coloro che passano la vita insieme avrebbero cose da dirsi che non riescono a dire.
Come Platone anche Robertson attribuisce ai suoi personaggi un linguaggio enigmatico e oscuro. 
Qui l’enigma dell’amore che ha a che fare con la follia è una narrazione perfettamente riuscita, che accompagna il lettore per 538 pagine.

La potenza dei personaggi buoni e malvagi di questo romanzo è assoluta, così come la loro fame d’amore o la loro violenza. 
La lucida follia che alimenta alcune esistenze insospettabili, così come la sfacciata ottusità di vite piatte come figurine di carta sono contrapposte a pagine che scoppiano di un amore a tutto tondo, cristallino e magico come Robertson sa.
Deve essere un uomo che ha amato molto, che ha osservato molto, annotato molto. 

Probabilmente a fine lettura vi troverete ad abbracciarvi un poco e a premere le labbra contro i denti. Niente di grave, significa che siete entrati nella famiglia di Don.

“Un tempo sono stato vicino a diventare un grande giocatore di football..”
“lo so”, disse Otto.
“Ma vicino non basta”
“Basta per un sacco di cose, invece”, disse Otto. “Se vicino significa provarci e non farcela, ma almeno provarci e non tirarsi indietro e nascondere la testa sotto la sabbia, allora vicono significa moltissimo”.
“Tu hai mai provato?”
“Provo sempre”.

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Miss Margaret Ridpath e lo smantellamento dell’universo di Don Robertson, edizioni Nutrimenti.
Traduzione Nicola Manuppelli
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Roberta Frugoni

Copywriter per lavoro e passione. Amante dell'arsenico e vecchi merletti, mangio la pasta solo se è al dente e mi lascio conquistare dalle riletture. Nel tempo libero fotografo e collaudo amache.

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